Da Columbine a Virginia Tech: le stragi universitarie
L’uccisione di un poliziotto avvenuta ieri al Virginia Tech di Blacksburg ha riportato alla memoria le numerose ‘stragi universitarie’. Il complesso studentesco è stato colpito, ieri mattina, da una tragedia più grave sfiorata, forse, perché l’attentatore è stato fermato da un poliziotto, il 39enne Derek Crouse che ci ha rimesso la vita. Lo stesso aggressore si è sparato, poco tempo dopo. Nulla al confronto del 2007, quando il coreano Seung-Hui Cho, 23 anni, sparava all’impazzata uccidendo 32 persone e ferendone 25. Cambiano i tempi e le tecnologie, ma l’alienazione che spinge, drammaticamente, a rendersi responsabili di stragi di tale portata, resta. A proposito di tecnologie, la drammatica vicenda del Virginia Tech è stata seguita proprio su Twitter, tra preghiere, richieste di aiuto e cronistoria di una tragedia sfiorata, se rapportata ad altri casi.
Bath School, 1927: 45 morti
Il primo caso del genere di cui si hanno notizie precise, ad esempio, risale al 1927, quando Andrew Kehoe uccise 45 persone e ne ferì 58: la strage della Bath School, avvenuta il 18 maggio 1927 nel Michigan (USA) colpì soprattutto bambini, anche molto piccoli. L’attentatore, Andrew Kehoe, era un uomo impegnato nelle attività scolastiche e diede luogo alla strage perché indignato per una tassa imposta qualche tempo prima al fine di finanziare la costruzione dell’edificio scolastico. Così, il 18 maggio 1927, Kehoe uccise prima la moglie, poi fece scoppiare una bomba: i chili di dinamite esplosi furono posizionati in gran segreto molti mesi prima. L’uomo raggiunse poi il luogo della strage a bordo della propria auto, dove fece detonare un secondo ordigno posto proprio all’interno del veicolo, togliendosi la vita.
Columbine High School, 1999: 13 morti
Più di settant’anni dopo la strage della Bath School, il massacro della Columbine High School: due studenti entrarono nell’edificio aprendo il fuoco e uccidendo 12 persone. Era il 20 aprile 1999, poco lontano da Denver, nel Colorado, Eric Harris e Dylan Klebold, rispettivamente 18 e 17 anni al tempo dell’accaduto, si introdussero nell’edificio della Columbine High School armati e la guerriglia contro coetanei e corpo docenti terminò dopo cinquanta minuti: dopo aver colpito 37 persone, tra cui 13 morti e 24 feriti, i due si tolgono la vita. Lunghissimo ed acceso il dibattito successivo, che coinvolse gli argomenti più accesi di fine secolo, tra cui il cyber bullismo, depressione e farmaci anti depressivi, film e videogiochi violenti, musica definita satanica e crisi adolescenziale. Il caso nazionale fu immortalato in un film del 2003, ‘Elephant' di Gus Van Sant, ma, soprattutto, nel documentario di Michael Moore del 2002, ‘Bowling a Columbine'.
Virginia Tech Institute, 2007: 32 morti
Quattro anni prima dell’uccisione di un poliziotto presso il campus Virginia Tech, a Blacksburg, gli studenti vissero un incubo analogo: il 16 aprile 2007 Seung-Hui Cho, 23 enne affetto da disturbi mentali, uccise 32 persone. Nel giro di due ore, tra il dormitorio e le aule del Virginia Tech, il ragazzo di origini coreane sparò all’impazzata impugnando due pistole: una semiautomatica calibro 22 e una Glock 19 calibro 9. Il 23enne era studente dello stesso campus, ma le autorità non sapevano che era stato già sotto terapia per problemi psichici, né che aveva molestato una ragazza nel 2005, due anni prima della strage. Lo studente omicida si tolse la vita due ore dopo aver aperto il fuoco contro studenti e insegnanti della sua stessa scuola.
Il ‘Virginia Tech Massacre' del 2007 aprì il dibattito circa la sicurezza di uno degli istituti più autorevoli d’America. L’omicidio avvenuto ieri ai danni di un poliziotto mette nuovamente in discussione gli standard, ma soprattutto, potrebbe aprire una nuova domanda: se l’omicida non avesse sparato a un poliziotto all’ingresso dell’istituto, proseguendo il suo cammino verso le aule e le stanze del complesso, si sarebbe verificato l’ennesimo eccidio?