Cuba, Castro libera 2.900 prigionieri. Ma il diritto all’espatrio sembra ancora lontano
Una decisione sicuramente inattesa, che lascia intravedere spiragli positivi in un Paese sin troppo chiuso al cambiamento. Cuba darà nei prossimi giorni l'indulto a 2.900 prigionieri, quale «gesto umanitario e sovrano», in vista della visita sull'isola caraibica di Papa Benedetto XVI a marzo. «I cubani – ha affermato il presidente Raul Castro, fratello del più noto Fidel – non dimenticano i sentimenti di amicizia e rispetto» con i quali Giovanni Paolo II salutò Cuba nel 1998, portando anche a rompere il ghiaccio nei rapporti a livello internazionale dell'isola.
Il provvedimento, privo di precedenti nella storia di Cuba, non toccherà «Chi è accusato di delitti contro la sicurezza dello Stato che non avrà la possibilità di beneficiare della libertà», di cui potranno godere le persone con più di 60 anni di età, i malati e i giovani senza precedenti penali. Molti di questi prigionieri sono stati imprigionati nelle manifestazioni della primavera scorsa, di cui giunse eco esclusivamente dagli esuli americani, vista la severa censura che vige sull’isola in merito alla libertà di informazione. Raúl Castro, inoltre, ha annunciato la «scarcerazione anticipata di 86 cittadini stranieri residenti in 25 paesi diversi».
Quando la riforma migratoria?
E così il mondo intero torna a guardare con fiducia nei confronti di Cuba e la sua politica, anche e soprattutto in ottica di un riforma migratoria. Ma c'è da dire che gli ultimi episodi lasciano intendere che, fin a quando a "regnare" saranno i vincitori della rivoluzione del 1959, ossia del rovesciamento del dittatore Batista, non sarà facile portare avanti i cambiamenti tanto auspicati. Uno su tutti, la riforma migratoria: sono tantissimi i cubani che attendono buone nuove a proposito della normativa che conceda la libertà di espatriare senza le restrizioni presenti ormai da quasi cinquant'anni all'Avana. Castro si è limitato a dire che tali modifiche arriveranno «senza fretta».
In un Paese in cui l'economia è decaduta a seguito del discusso embargo commerciale imposto dagli USA, il timore maggiore di Castro è sicuramente la più che probabile fuga di massa negli stessi Stati Uniti dei suoi concittadini, che non faticherebbero a garantire migliori condizioni di vita.