Croce Rossa: “Catastrofe a Gaza, senza carburante a rischio terapie intensive e bimbi in incubatrice”
"A Gaza c'è una situazione catastrofica per diverse ragioni. La notizia del passaggio dei camion umanitari attraverso il valico di Rafah è positiva quanto simbolica: quello che è arrivato finora non fa la differenza davanti ai bisogni umanitari di 2 milioni di persone, che sono incredibili. Non abbiamo mai visto una cosa del genere".
Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale di Croce Rossa, ha spiegato così a Fanpage.it. la drammatica situazione nella Striscia di Gaza, dove negli ultimi giorni si sono intensificati i bombardamenti israeliani a seguito dell'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. Dall'inizio delle ostilità tutta l'area è stata letteralmente bloccata, niente e nessuno entra o esce dalla Striscia, ad eccezione dei camion umanitari, che passano attraverso il valico di Rafah, al confine con l'Egitto.
Cosa sta facendo la Croce Rossa in questo momento nella Striscia di Gaza?
"Noi eravamo già dentro l'enclave, non ci siamo arrivati solo nelle ultime settimane. Lavoriamo con la Mezza Luna Rossa palestinese che è molto presente in tutta la Palestina, sia in Cisgiordania che nella Striscia. Loro gestiscono tutto il servizio di ambulanze ed emergenze tramite il numero unico e due ospedali, tra cui uno dei più importanti a Gaza City, e cioè quello di Al Quds, oltre a centri psico-sociali per l'infanzia. Ovviamente la vita nella Striscia ha un impatto psicologico molto alto, soprattutto per i bambini".
Come è la situazione adesso a Gaza?
"La situazione attuale potrei definirla catastrofica, sia perché non c'è un posto sicuro in tutta la Striscia, sia perché manca tutto. L'area è stata chiusa all'inizio del conflitto e non è entrato più niente tranne i famosi camion con gli aiuti della scorsa settimana. Manca il cibo, manca l'acqua, mancano i medicinali, con alcune strutture sanitarie che hanno già chiuso e quelle che ancora non lo hanno fatto sono carenti soprattutto di carburante, che a Gaza è un elemento salvavita".
Perché?
"Con il carburante si possono usare i generatori e di conseguenza avere l'elettricità. Nei nostri ospedali, ad esempio, abbiamo pazienti in terapia intensiva che hanno bisogno di ossigeno e bambini nelle incubatrici che rischiano la vita. Per non parlare del carburante per le ambulanze".
Cosa può dirci sugli aiuti umanitari che come Croce Rosse state portando a Gaza?
"La notizia dell'apertura del valico di Rafah tra Gaza Sud e l'Egitto è positiva ma fino ad oggi, stiamo parlando degli ultimi 10 giorni, siamo arrivati a 110/120 camion che entrano a Gaza senza neanche un filo di carburante e non è neanche una goccia nell'oceano. È un fatto simbolico, importante, ma la nostra richiesta a tutte le parti è di garantire un accesso continuo al valico di Rafah e con molto più materiale, perché quello che arriva adesso non fa la differenza davanti ai bisogni umanitari di 2 milioni di persone che sono incredibili, non li abbiamo mai visti di questa grandezza. La seconda richiesta è quella di avere uno spazio sicuro dove operare perché non è abbastanza aprire un confine e portare dei tir all'interno, questo materiale va poi distribuito, e senza sicurezza non possiamo farlo, sia per noi operatori che per la popolazione. E in tutto questo, sottolineo, non si parla ancora del carburante".
Nei giorni scorsi abbiamo letto che è stata ordinata l'evacuazione di alcuni ospedali, tra cui proprio quello di Al Quds. Cosa succede adesso?
"Domenica scorsa i colleghi della Mezza Luna Rossa hanno ricevuto l'ennesimo ordine di evacuazione dall'ospedale di Al Quds a Gaza City e nel mentre i bombardamenti da venerdì si sono avvicinati in maniera pericolosa alla struttura. Siamo preoccupati perché non si può evacuare l'ospedale. Ci sono più di 500 pazienti, bambini nelle incubatrici e persone in terapia intensiva, il che significherebbe metterli a rischio vita spostandoli. Anche se lo facessimo a Roma ci vorrebbe una logistica di alto livello, ma a Gaza non c'è nulla. Inoltre, ci sono altre 10mila persone che hanno trovato rifugio all'interno dell'ospedale, che è considerato un santuario. Per questo chiediamo di proteggere gli ospedali che non devono essere toccati da nessuna parte in conflitto".