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Cristiani massacrati in Nigeria: baby killer manipolato dall’Isis giustizia uno studente

Cristiani massacrati in Nigeria: Ropvil Daciya Dalep, uno studente universitario rapito da estremisti islamici, è stato ucciso. Il suo assassino, identificato dalla voce, è un bambino di 8 anni. La macabra esecuzione in un video diffuso da Amaq, “agenzia di notizie” del sedicente Stato islamico. Nessuna pietà neppure per il reverendo Lawan Andimi, sequestrato il 3 gennaio e sgozzato dal gruppo terroristico Boko Haram, affiliato all’Isis.
A cura di Mirko Bellis
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Ropvil Daciya Dalep, in ginocchio, prima di essere ucciso da un giovanissimo killer dell'Isis
Ropvil Daciya Dalep, in ginocchio, prima di essere ucciso da un giovanissimo killer dell'Isis

In Nigeria, un gruppo terroristico affiliato al sedicente Stato Islamico ha giustiziato Ropvil Daciya Dalep, uno studente universitario di 22 anni rapito lo scorso 9 gennaio. Ad impugnare l'arma che ha ucciso il ragazzo è stato un bambino di soli 8 anni. In piedi dietro la sua vittima, il giovanissimo carnefice con il viso coperto, prima di premere il grilletto, ha pronunciato questa frase: “Non ci fermeremo fino a quando non ci vendicheremo di tutto il sangue che è stato versato”. La macabra esecuzione è stata filmata in un video diffuso da Amaq, “agenzia di notizie” dell’Isis. La presunta età del killer è stata confermata da Rita Katz, la direttrice di Site, l'istituto impegnato a vigilare l'attività online delle organizzazioni terroristiche. “Non c’è fine all'immoralità dell'Isis”, ha scritto Katz su Twitter. Per la responsabile di Site, inoltre, il fatto che sia un bambino ad uccidere dimostra lo stesso lavaggio del cervello compiuto dai jihadisti nei confronti dei minori iracheni e siriani.

Ropvil Daciya Dalep era nato a Pankshin, città dello Stato di Plateau, dove la religione più diffusa è quella cristiana. La stessa del giovane studente della facoltà di biologia all'università di Maiduguri. E proprio per la sua fede è stato sequestrato e assassinato. Daciya è stato rapito il 9 gennaio dai terroristi dell'Islamic State’s West Africa Province (Stato islamico della provincia dell'Africa occidentale – Iswap), costola jihadista di Boko Haram, il gruppo che da anni semina morte e distruzione in Nigeria e negli Stati vicini. Assieme a Daciya, gli estremisti islamici hanno portato via con la forza altri due giovani: Lilian Daniel Gyang, 20 anni, anche lei di fede cristiana e studentessa di zoologia, e M.K., rilasciato poco giorni dopo.

Il bambino convertito in killer dalla follia jihadista, prima di uccidere a sangue freddo Daciya, ha lanciato un messaggio agghiacciante: “Vogliamo dire ai cristiani che non abbiamo dimenticato quello che avete fatto ai nostri genitori e antenati. Ci rivolgiamo a tutti i cristiani del mondo: non abbiamo dimenticato e non ci fermeremo”. Ad ottobre 2019, Lawrence Duna Dacighir e Godfrey Ali Shikagham, altri due giovani cristiani erano stati giustiziati in un modo simile. Anche allora, i terroristi avevano diffuso un video in cui il portavoce del gruppo, impugnando un fucile d’assalto, aveva detto di voler vendicare “l’omicidio e lo stupro” di musulmani nello Stato di Plateau. La realtà, invece, dimostra come la maggior parte delle vittime degli assalti ai villaggi siano proprio cristiani. A Natale 2019, un’altra strage: questa volta come rappresaglia per la morte del leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, ucciso in Siria dai gruppi speciali Usa. Il 25 dicembre, gli estremisti islamici hanno assassinato 10 cristiani e tre musulmani, catturati settimane prima nel nord-est della Nigeria.

Lawrence Duna Dacighir (a sinistra) e Godfrey Ali Shikagham, giovani cristiani uccisi da Boko Haram a ottobre 2019
Lawrence Duna Dacighir (a sinistra) e Godfrey Ali Shikagham, giovani cristiani uccisi da Boko Haram a ottobre 2019

Nessuna pietà per il reverendo Lawan Andimi sgozzato da Boko Haram

I terroristi islamici non hanno avuto alcuna pietà neppure per il reverendo Lawan Andimi. L’ecclesiastico, responsabile dell'Associazione cristiana della Nigeria (Can) a Michika, nello stato di Adamawa, era stato rapito il 3 gennaio dai miliziani di Boko Haram. In un drammatico video, diffuso durante la sua prigionia, Andimi faceva appello alle autorità per la sua liberazione.

Il 20 gennaio, l'epilogo tragico del sequestro del reverendo: Andimi è stato sgozzato dai suoi rapitori. Anche questa volta, gli assassini hanno ripreso con una telecamera il loro orribile crimine e poi hanno diffuso in rete il filmato.

Il presidente nigeriano, Muhammadu Buhari, ha parlato di omicidio “crudele, inumano e deliberatamente provocatorio”, assicurando che i responsabili “pagheranno caro per le loro azioni” e “saranno completamente sconfitti dalle forze armate”. Parole che arrivano il giorno dopo l’omicidio di un altro religioso. Domenica scorsa, Denis Bagauri, sacerdote della Chiesa Luterana, è stato assassinato da uomini armati nella citta di Mayo Belwa, nello Stato di Adamawa.

La crescente serie di attacchi nei confronti di religiosi e fedeli cristiani ha suscitato la reazione adirata di Kwamkur Vondip, portavoce dell'Associazione cristiana della Nigeria. Vondip non ha risparmiato critiche nei confronti del presidente nigeriano e delle forze di sicurezza. “Il governo può dirci cosa ha fatto quando il reverendo Andimi ha chiesto aiuto? Se le agenzie di sicurezza affermano che i terroristi operano al di fuori della Nigeria, come è possibile che questi delinquenti invadano il Paese, uccidano, brucino o rapiscano senza trovare alcuna resistenza?”. In Nigeria, ma non solo, le azioni di Boko Haram, e degli altri gruppi che si richiamano all’ideologia jihadista, sono sempre più spregiudicate e mortifere. Sabato scorso, i terroristi hanno dato alle fiamme le istallazioni delle Nazioni Unite destinate agli aiuti umanitari a Ngala, sempre nello stato di Borno. Mentre il 22 gennaio, 7 militari nigeriani sono stati uccisi in un attacco ad una postazione militare nel villaggio di Mainok, a 56 chilometri da Maiduguri.

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