Crisi economica, l’esempio giunge dal Giappone: il premier Noda si taglia lo stipendio

Il premier giapponese Yoshihiko Noda, insieme ad altri membri del suo governo, ha deciso di tagliare il proprio stipendio per aiutare il finanziamento della ricostruzione delle aree colpite dal devastante terremoto/tsunami dello scorso marzo. Lo riferisce l'emittente pubblica nipponica, Nhk, precisando che la decisione è stata presa nel corso dell'ultima riunione di Gabinetto. Il Primo Ministro ha accettato di restituire il 30% del suo stipendio allo Stato dal prossimo mese di Novembre, mentre i suoi colleghi (ministri e viceministri) riceveranno una busta paga del 20% inferiore allo stipendio standard.
L‘iniziativa dell'esecutivo di Noda è stata presa con l'obiettivo di far comprendere al popolo giapponese l'indispensabilità della prossima escursione fiscale, proiettata nell'arco di dieci anni, che servivà per recuperare i danni causati dal sisma. Noda ha spiegato che il provvedimento porterà nelle casse del Giappone oltre 12.10 miliardi di yen di nuove entrate, pari a oltre 107 miliardi di euro. Tra le altre misure è previsto anche il taglio del 7,8% dei salari e dei bonus dei dipendenti pubblici fino alla fine dell'anno fiscale 2013, oltre alla vendita di una parte degli immobili statali.
Il Giappone è stato messo letteralmente in ginocchio dal cataclisma occorso la scorsa primavera. Se gravissimi sono stati i danni materiali e gli effetti per l’ambiente e per la salute dei cittadini, le conseguenze per l’intera economia mondiale sono state parimenti devastanti. Con un debito pubblico pari al doppio del PIL, il Giappone non può ignorare la crisi finanziaria che tormenta l’Europa. Lo stesso Noda ha assicurato che chiarirà, al prossimo G20 in Francia, modi e forme in cui il proprio Paese contribuirà a risollevare l’economia globale colpita dalla crisi della "Vecchia Europa".
L'approvazione delle misure è un test cruciale per Noda, insediatosi il mese scorso in sostituzione di Naoto Kan, costretto a lasciare a seguito delle critiche ricevute per la gestione della crisi nucleare. Il provvedimento preso dal primo ministro giapponese è esemplificativo di una massima fondamentale: in tempo di crisi tutti devono sacrificarsi. E i vertici del Paese del Sol Levante, per primi, hanno cercato di essere il modello da imitare, decurtandosi gli stipendi di un terzo rispetto a quanto pattuito. Un vero e proprio esempio che, si spera, travalichi i confini nipponici, fino ad arrivare anche laddove la crisi non è uguale per tutti.