Covid hotel da incubo in Norvegia: “Trattati come bestie, nessun rispetto del distanziamento”
Anita, una signora norvegese che per affari viaggia spesso in Italia, denuncia il trattamento riservato agli "ospiti" di un Covid-Hotel nei pressi di Oslo, in cui lei stessa è rimasta intrappolata a partire dal 13 maggio 2021 e da cui è fuggita il 17. Si tratta del Clarion Hotel & Congress Oslo Airport situato nei pressi di Oslo, a Gardermoen, uno dei tanti luoghi di quarantena per i viaggiatori che rientrano in Norvegia. Solo che qui le persone non vengono trattate come ospiti da tutelare, ma alla stregua di criminali. Oltre alla scarsità di igiene e alla qualità scadente del cibo, Anita denuncia la totale assenza del rispetto delle regole basilari per il contrasto alla pandemia da Covid-19. Un paradosso, considerando il fatto che la struttura dovrebbe servire proprio a prevenire il contagio.
"Trattati peggio dei cani"
"Ciò che ho visto all'interno di quell'Hotel mi ha scioccata", esordisce Anita, che chiede di rimanere anonima. "Nessun rispetto del distanziamento sociale, le persone si ammassano nelle scale di servizio troppo strette per garantire il distanziamento, il cibo è immangiabile e venivamo trattati come criminali, non ci era mai concesso di uscire se non per due ore al giorno e solo nel giardino", denuncia la donna.
Partita per un viaggio d'affari in Italia, Anita è rientrata in Norvegia il 13 maggio. Per quanto si trattasse di un viaggio di lavoro, le autorità non hanno riconosciuto la sua autocertificazione perché i documenti da lei presentati erano in italiano ed è stata quindi costretta a trattenersi in una struttura di quarantena (l'Hotel Clarion, appunto) come previsto dall'attuale normativa norvegese. Anita avrebbe dovuto restare confinata al Clarion Hotel per 10 giorni, ma dopo 4 ha deciso di "fuggire" per la paura di venire contagiata. "E' un luogo pericoloso, in termini di contagio da Covid-19. Sono una signora di una certa età e oltre ad essermi sentita trattata da criminale, ho avvertito paura per la mia salute".
400 persone intrappolate, provenienti anche da Paesi extra-europei
Stando alla testimonianza di Anita, durante il suo soggiorno al Clarion erano presenti circa 400 persone provenienti da tutte le parti del mondo e non solo dallo Spazio Schengen. "C'erano persone dall'Iran e da Paesi non europei, circostanza che secondo la normativa norvegese dovrebbe richiedere un livello più alto di allerta". Invece, non solo questa allerta non era affatto presente, ma tutti gli ospiti venivano trattati "come pecore", con guardie davanti e dietro mentre si spostavano e senza la possibilità nemmeno di fumare una sigaretta.
"Era un incubo", commenta ancora Anita, che dopo essere scappata, il 17 maggio, è tornata a casa sua a Oslo, dove sta proseguendo la quarantena. Ora Anita rischia 2mila euro di multa, la cifra prevista per questo tipo di violazioni delle norme anti-Covid. Un'ingiustizia che la donna non intende accettare e alla quale intende rispondere procedendo per vie legali.
La notizia dell'incubo vissuto dai "prigionieri" del Covid Hotel dell'Aeroporto di Oslo è già uscita sul giornale norvegese Steigan, che riporta diverse denunce delle persone che ancora vi si trovano intrappolate (e magari hanno paura di andarsene perché non possono permettersi una multa da 2mila euro).
Il paradosso è che la normativa norvegese prevede rigide misure di prevenzione all'interno dei Covid-Hotel e delle strutture di quarantena per i viaggiatori, che spaziano dal distanziamento sociale all'igiene nei sanitari e per quanto riguarda il cibo. Nulla di tutto ciò, però, è rispettato al Clarion. "Una vergogna che spero non lascerà indifferente l'opinione pubblica internazionale. Bisogna fare qualcosa per stoppare subito questo scempio", conclude furiosa Anita.