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Covid Cina, gli ospedali sotto pressione: infermieri stremati svengono nelle corsie

Il sistema sanitario cinese è sopraffatto dall’ondata di contagi da quando il governo ha abbandonato la politica zero-Covid e in alcuni video diffusi sui social si vedono infermieri addirittura svenire nelle corsie.
A cura di Susanna Picone
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Secondo le autorità sanitarie cinesi il peggio dell’ultima ondata di contagi Covid-19 è ormai passata, ma intanto le immagini che arrivano dagli ospedali del Paese sono drammatiche.

Il sistema sanitario cinese è sopraffatto dall’ondata di casi di contagio da quando il governo ha abbandonato la politica zero-Covid e in alcuni video diffusi sui social e verificati dalla Cnn si vedono infermieri e operatori sanitari addirittura svenire nelle corsie e mentre stanno assistendo pazienti. Operatori sanitari evidentemente esausti per il troppo lavoro.

Intanto, a causa dell’esodo per il capodanno lunare, quella di oggi è la giornata più intensa per il traffico ferroviario. Da tre anni non si registravano livelli così alti di spostamenti, con 2,1 miliardi di viaggi in treno attesi tra il 7 gennaio e il 15 febbraio prossimo.

La Cina ha allentato le restrizioni solo da poche settimane, dopo tre anni di tolleranza zero verso il Covid, e l'8 gennaio ha declassato la malattia, portandola alla categoria B, che richiede meno precauzioni. I timori per un'esplosione dei casi nelle vaste aree rurali del Paese restano, ma sembra comunque prevalere l'ottimismo rispetto all'andamento dei contagi.

Secondo la vice primo ministro, Sun Chunlan, l’ondata Covid sarebbe ora a un livello "relativamente basso" e i casi gravi avrebbero già raggiunto il picco. La situazione in Cina starebbe dunque gradualmente tornando alla normalità, sempre secondo le autorità sanitarie, dopo settimane di pressione sul sistema sanitario e anche sui crematori per l'alto numero di decessi.

La settimana scorsa la Cina aveva confermato la morte di circa sessantamila persone nel primo mese dall'allentamento delle restrizioni, cifra dieci volte più alta di quella raggiunta ufficialmente nei primi tre anni di pandemia, ma anche in questo caso le cifre sono considerate ampiamente sottostimate a livello internazionale, e non comprendono le persone morte a casa.

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