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Covid 19

Covid, boom di morti in Russia. Il racconto di un italiano a Fanpage.it: “Colpa dei no vax”

Giovanni Savino, docente di storia contemporanea di origine italiana, da ormai più di 10 anni residente a Mosca, racconta a Fanpage.it cosa sta succedendo in Russia per quanto riguarda l’emergenza Covid-19: “Il boom di contagi e morti è dovuto al fallimento della campagna vaccinale. Fino al 40% della popolazione è no vax: non solo chi è vicino alla Chiesa ortodossa e all’estrema destra, ma anche chi crede che Sputnik sia il vaccino di Putin e proprio per questo aspetta i sieri occidentali”.
A cura di Ida Artiaco
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Non solo Regno Unito. La pandemia di Covid-19 è tornata a farsi sentire anche in Russia, dove negli ultimi giorni è stato registrato il record assoluto di decessi dovuto a complicazioni dell'infezione da Sars-Cov-2 dall'inizio dell'emergenza: solo nelle ultime 24 ore i morti sono stati 1.028, insieme ad altri 34.073 contagi. Una situazione difficile, con gli ospedali pieni e l'ombra di nuove possibili restrizioni all'orizzonte. A complicare le cose c'è il forte rallentamento della campagna di vaccinazione: su un totale di 145 milioni di russi, solo 45 milioni hanno completato il ciclo vaccinale, poco più del 30%. Percentuali bassissime se si considera che proprio la Russia è stata tra i primi paesi a cominciare la campagna con il suo Sputnik V. È questo quanto racconta a Fanpage.it Giovanni Savino, docente di storia contemporanea di origine italiana, da ormai più di 10 anni residente a Mosca, dove vive ancora insieme alla sua famiglia.

Percentuale di pazienti ospedalizzati per Covid in Russia non vaccinati e vaccinati.
Percentuale di pazienti ospedalizzati per Covid in Russia non vaccinati e vaccinati.

Professor Savino, a cosa è dovuto questo boom di contagi e morti Covid?

"Questa situazione è frutto essenzialmente di una ragione: il fallimento della campagna vaccinale in Russia, dovuto a sua volta ad una serie di concause. La prima è stata un errore nella campagna informativa. La seconda è dovuta al fatto che a differenza dell'Italia qui c'è un forte settore di anti-vaccinisti: si calcola che tra il 25 e il 40% della popolazione sia in un modo o nell'altro no vax".

Secondo lei questo fenomeno è dovuto ad una possibile scarsa fiducia nel vaccino Sputnik?

"C'è un anti-vaccinismo di due tipi: uno è quello classico, come c'è anche in Italia, che ha presa su un settore della chiesa ortodossa e su ambienti di estrema destra, e l'altro è di quelli che non si fidano del ‘vaccino di Putin', che io stesso ho ricevuto, e aspettano quelli occidentali. La verità al netto di tutto questo è che quelli che adesso intasano gli ospedali, secondo report realizzati da sette nosocomi federali, sono tra il 95 e il 98% non vaccinati".

Nei prossimi giorni saranno introdotte nuove restrizioni per fermare l'avanzata dei contagi….

"Proprio ieri c'è stata la proclamazione di 7 giorni non lavorativi dal 30 ottobre al 7 novembre, che capitano a ridosso del ponte del 4 novembre, quando si celebra la festa dell'Unità Nazionale. Ma questa è l'unica iniziativa presa a livello federale, perché qui la gestione della pandemia sin dall'inizio è stata demandata a regioni e repubbliche con risultati alterni. Per cui a Mosca è vero che ci sono più contagi, tenendo conto che stiamo parlando di una popolazione di 13 milioni di abitanti più i pendolari e quelli che non sono registrati, ma reagisce meglio alla pandemia, perché i soldi ci sono. Le misure prese sono riduttive. La verità è che si ha paura di dichiarare un lockdown senza fornire alcun tipo di ristoro, perché questi giorni non lavorativi non prevedono alcun tipo di ristoro per le imprese, e i lavoratori si trovano davanti a una pressione enorme. In più, le mascherine sono obbligatorie ma in pochi le usano. Noi qui non abbiamo il Green pass, ma una sorta di certificato vaccinale che è chiamato Codice Qr, obbligatorio per tutti coloro che fanno lavori da contatto. È compito dei datori assicurarsi che siano stati vaccinati i propri dipendenti, ma evidentemente non è abbastanza".

Come sta affrontando questa situazione dal punto di vista personale?

"Sia io che, ho 37 anni, che mia moglie abbiamo avuto il Covid un anno fa e non è stata una passeggiata, così come nostra figlia. Sembra non finisca mai.  A un anno e mezzo dall'inizio di tutto non si può continuare a pensare che si può affrontare il Covid solo con una dieta sana e regolare non capendo che non è una comune influenza. A me preoccupa anche il fatto che è un anno e mezzo che non vedo i miei genitori. Non vorrei che la Russia fosse ancora una volta esclusa dalle comunicazioni con l'Unione europea. Sembra sempre di tornare al punto di partenza. Io credo che bisognerà vedere cosa succederà il 7 novembre, quando finirà il blocco di giornate non lavorative. Temo personalmente che si navigherà a vista come è già successo nell'ultimo periodo. Il che potrebbe comportare nessun tipo di miglioramento, se non temporaneo, senza arrestare la diffusione del virus una volta e per tutte. E questo dispiace, perché la Russia è stato il primo paese a iniziare la campagna vaccinale".

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