Cosa vogliono Russia e Ucraina per far finire la guerra: le posizioni di Mosca e Kiev ai negoziati
A quasi novanta giorni dall'invasione russa dell'Ucraina e mentre l'offensiva di Mosca nel Donbass si intensifica e si allarga e le truppe di Kiev ricevevo nuove armi dall'Occidente per tenere le posizioni, all'orizzonte purtroppo non si vede nemmeno uno spiraglio di pace. Da almeno una settimana, infatti, i colloqui tra le due parti si sono completamente interrotti dopo i primi giorni di faccia a faccia e i successivi dialoghi a distanza in video collegamento. Al di là dei proclami di circostanza, infatti, le posizioni di Mosca e Kiev son ancora terribilmente distanti e a parte qualche accordo su singoli settori per l'evacuazione dei civili, una tregua per ora appare quasi impossibile.
Nelle scorse ore il capo negoziatore di Mosca, Vladimir Medinsky, ha assicurato che la Russia è pronta sedersi di nuovo al tavolo delle trattative addossando la colpa dello stop alla controparte ucraina. Intervistato dai media bielorussi, Medinsky ha affermato che il congelamento dei negoziati è un'iniziativa unilaterale di Kiev. Il capo della delegazione ha aggiunto che Mosca non ha mai rifiutato di negoziare con Kiev ai massimi livelli, come più volte chiesto da Zelensky, tuttavia ha sottolineato che questo è possibile solo in una fase più avanzata dei colloqui cioè quando i punti principali siano già chiariti.
Il problema è che le richieste di Mosca sono considerate irricevibili da Kiev, in particolare per quanto riguarda le cessioni territoriali. "Non accetteremo alcuna intesa con Mosca che riconosca il sequestro del territorio ucraino" ha affermato infatti ieri uno dei negoziatori ucraini e consigliere del capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Mykhaylo Podolyak. Tutto dunque si gioca sulle concessioni territoriali che Mosca pretende dopo aver conquistato una grossa fetta del tettorio ucraino, in particolare nel Donbass.
Del resto lo stesso Putin ha messo in chiaro che quello è l'obiettivo primario dopo il ritiro dal nord di Kiev. L'offensiva di questi giorni lo dimostra, Mosca vuole raggiungere e occupare l'intero territorio dell'Oblast' di Luhansk, una delle due regioni del Donbass, per poi sedersi al tavolo da una posizione di forza. Posizioni che Kiev non intende riconoscere nemmeno minimamente anche perché teme un nuovo attacco futuro di Mosca. "Qualsiasi concessione alla Russia non è un percorso per la pace, ma una guerra rinviata di qualche anno. L'Ucraina non commercia né la sua sovranità né i suoi territori e gli ucraini che vivono su di essi" ha avvertito Podolyak.
Una posizione quella di Kiev che sta diventando sempre più intransigente rispetto alle prime settimane di guerra, sostenuta dalla tesi che qualsiasi concessione avrebbe solo l'effetto di rafforzare la Russia. "La guerra non si fermerà dopo le concessioni. Sarà solo messa in pausa per un po’ di tempo. Dopo un po’, con rinnovata intensità, i russi costruiranno le loro armi, rafforzeranno la manodopera e lavoreranno sui loro errori, si modernizzeranno un po’, licenziando molti generali. E cominceranno una nuova offensiva, ancora più sanguinosa e su larga scala", ha detto Podolyak in un’intervista alla Reuters, aggiungendo: "Le forze russe devono lasciare il Paese e dopo sarà possibile la ripresa del processo di pace". Per Kiev un cessate il fuoco immediato, come chiedono anche in occidente, manterrebbe le forze russe nei territori occupati dopo il 24 febbraio e farebbe solo il gioco del Cremlino.