Cosa succederà se la controffensiva ucraina a Kherson avrà successo secondo il generale Chiapperini
"Il fatto che da giorni alcuni piccoli reparti ucraini siano sull’altra sponda del fiume Dnepr ma che non ci siano stati ancora sviluppi significativi, fa sorgere dei dubbi sulla reale portata e sul vero scopo dell’azione ucraina. Da un lato potrebbe essere effettivamente una testa di ponte dove immettere ulteriori forze da lanciare verso sud, cioè verso la Crimea. Oppure potrebbe essere una azione preliminare e complementare, un diversivo per attirare il grosso delle riserve russe in quella zona a sud di Kherson per poi sferrare il vero attacco in un altro settore".
A parlare è il generale d'armata dei Lagunari Luigi Chiapperini già pianificatore nel comando Kosovo Force della NATO, comandante dei contingenti nazionali NATO in Kosovo nel 2001 e ONU in Libano nel 2006 e del contingente multinazionale NATO su base Brigata Garibaldi in Afghanistan tra il 2012 e il 2013, attualmente membro del Centro Studi dell’Esercito e autore dei libri "Il Conflitto in Ucraina" del 2022 e “Morire per Bakhmut” in uscita nei prossimi giorni.
Chiapperini ha spiegato a Fanpage.it quali possono essere le conseguenze di una possibile controffensiva ucraina a Kherson, come annunciato dagli esperti dell'Istituto per lo studio della guerra (ISW), sugli sviluppi della guerra contro la Russia.
L’Istituto per lo studio della Guerra ha affermato che le truppe ucraine hanno saltato il fiume Dnepr e starebbero preparando una controffensiva a Kherson. È plausibile questa analisi? Ci sarà davvero questa controffensiva?
"Un po’ tutti gli analisti concordano sul fatto che prima o poi ci sarà una controffensiva ucraina. La domanda che ci poniamo ora è se quella presunta testa di ponte acquisita dagli ucraini sulla riva sinistra del Fiume Dnepr è effettivamente l’inizio di una nuova fase della guerra.
La finestra di opportunità per i russi apertasi con la mobilitazione dei 300mila riservisti nella seconda metà dello scorso anno si sta chiudendo e se ne sta aprendo una a favore degli ucraini. Sulla notizia della testa di ponte, se confermata, faccio però una prima considerazione: sembrerebbe che ancora una volta le forze russe siano state colte di sorpresa. Infatti gli ucraini hanno condotto una operazione anfibia “riverine”, per intenderci una azione con mezzi anfibi e natanti tipica di forze come il nostro Reggimento Lagunari Serenissima, occupando da giorni alcune zone a sud del fiume senza dover avere la necessità di parare, almeno sinora, contrattacchi locali da parte russa. Una situazione imbarazzante per un esercito, quello russo, considerato il secondo più potente del mondo.
Una seconda considerazione, o meglio, una vera e propria domanda che mi sto ponendo in questi giorni, è se effettivamente questa azione rappresenta l’inizio della preannunciata controffensiva ucraina. Normalmente prima di lanciare operazioni offensive, bisogna soddisfare alcuni criteri per il successo. Ne enuncio solo alcuni: ottimi piani operativi, comandanti e soldati addestrati e motivati, informazioni accurate e tempestive in ogni fase, superiorità aerea almeno locale o quantomeno disponibilità di difesa aerea sufficiente, disponibilità di mezzi da combattimento e trasporto della fanteria e carri armati in grado di superare in capacità quelli nemici, artiglieria in grado di battere obiettivi a contatto e in profondità. Al momento credo che gli ucraini non abbiano ancora un numero sufficiente di carri armati di più recente generazione".
Che tempistiche ci sono, secondo lei?
"Il fatto che da giorni alcuni piccoli reparti ucraini siano sull’altra sponda del fiume ma che non ci siano stati ancora sviluppi significativi, fa sorgere dei dubbi sulla reale portata e sul vero scopo dell’azione ucraina. Da un lato potrebbe essere effettivamente una testa di ponte dove immettere ulteriori forze da lanciare verso sud, cioè verso la Crimea. Oppure potrebbe essere una azione preliminare e complementare, un diversivo per attirare il grosso delle riserve russe in quella zona a sud di Kherson per poi sferrare il vero attacco in un altro settore. Credo che per gli ucraini sarebbe meglio attendere tutti i carri armati promessi dall’occidente prima di lanciarsi in profondità. Potrebbe essere controproducente".
Cosa potrebbe garantire all’Ucraina un’eventuale vittoria su questo fronte?
"Dovrebbero essere in grado di fare essenzialmente due cose. La prima è isolare le forze russe che operano sulla riva sinistra del fiume Dnepr con azioni in profondità condotte da artiglieria a lungo raggio e da droni aerei e navali. Sembra che lo stiano facendo. Stanotte, ad esempio, gli ucraini hanno colpito con razzi di precisione dei depositi russi di munizioni facendoli esplodere e hanno indirizzato due droni contro la base navale di Sebastopoli, questa volta sembrerebbe però con scarso successo. La seconda è riuscire ad immettere dall’altra parte del fiume nella testa di ponte, ondate successive di soldati, mezzi e materiali. Si tratta di un’operazione molto complessa e di difficile attuazione, anche se gli ucraini sinora continuano a stupire in particolare per la loro capacità organizzativa".
Cosa potrebbe rappresentare un eventuale successo di Kiev in questa zona dell’Ucraina e come potrebbe influenzare il resto del conflitto?
"Sarebbe indubbiamente un importante passo che consentirebbe la liberazione della regione di Kherson e l’avvicinamento alla penisola della Crimea. Un’azione del genere, come detto, avrebbe come prima conseguenza l’assorbimento in questo settore delle riserve russe che pertanto lascerebbero scoperte altre aree importanti negli oblast di Zaporizhzhia, Donetsk e Lugansk. A quel punto gli ucraini potrebbero esercitare proprio in quelle aree lo sforzo principale della vera e propria controffensiva".
Anche rispetto a quanto sta succedendo a Bakhmut e alle dichiarazioni del fondatore del gruppo Wagner, Prigozin, sembra che ci sia molto nervosismo nell’esercito russo. Possiamo aspettarci che Kiev si approfitti di questa situazione per tentare delle mosse anche in altri punti caldi della guerra?
"Probabilmente sì. A Bakhmut si combatte da mesi, con i russi, mi riferisco in particolare ai mercenari della Wagner, che continuano a conquistare a costo di elevatissime perdite uno o due isolati al giorno. Una carneficina spiegabile solo con la necessità per i russi di spingersi verso Kramatorsk e Sloviansk e impedire così agli ucraini di sfruttare quelle due località quali basi di partenza per la citata probabile controffensiva.
Se sinora è stato anche una risorsa, ritengo che Prigozin possa diventare un problema per la classe dirigente russa. Un uomo sempre più potente, con 50mila mercenari alle sue dipendenze dirette tra i quali anche tanti ex galeotti, con le mani in pasta in più continenti e in una posizione tale da poter criticare i massimi vertici delle forze armate russe. Cos’altro farà in futuro?".