Cosa sta succedendo in Tunisia e perché potrebbero aumentare le partenze di migranti verso l’Italia
"Forse non tutti sono consapevoli dei rischi che si stanno correndo rispetto alla vicenda tunisina, c'è la necessità di sostenere la stabilità di una nazione che ha forti problemi finanziari e se non dovessimo affrontare quei problemi rischia di scatenare un'ondata migratoria senza precedenti".
Giorgia Meloni ha così parlato nel punto stampa al termine del Consiglio europeo a proposito del rischio dell'arrivo in Italia di quasi un milione di rifugiati – secondo lei precisamente 900mila – in estate se la situazione nel Paese africano, dirimpettaio dell'Italia, continua a peggiorare dal punto di vista politico ed economico. Ma cosa sta realmente accadendo in Tunisia?
La crisi migratoria
Cominciamo col dire che non tutti i migranti in partenza dalla Tunisia verso l'Europa sono tunisini. Da questa parte del Nordafrica partono persone di più nazionalità, in particolare proveniente dall'Africa subsahariana, contro le quali il presidente tunisino Kais Saied ha lanciato una campagna, denunciando che sarebbe in corso una "sostituzione etnica" e che questi immigrati sarebbero in sostanza una delle cause della crisi del Paese.
Saied sostiene che l'immigrazione dall'Africa subsahariana fa parte di una "impresa criminale ordita all'alba di questo secolo per modificare la composizione demografica della Tunisia", in modo che possa essere considerata un paese "solo africano" e offuscarne il suo carattere "arabo-musulmano".
La crisi politica
Proprio il presidente Saied, al potere dal 2021, è anche al centro di una crisi politica alimentata dalla sua volontà di rompere con il sistema semi parlamentare che aveva prevalso dopo le primavere arabe.
Solo il 16 marzo scorso il Parlamento Europeo aveva votato una risoluzione di condanna verso il leader che "accentra il potere nelle sue mani dal 25 luglio 2021 dopo aver destituito il governo, sciolto l’Assemblea, soppresso la Costituzione del 2014".
Da pochi giorni si è insediato il nuovo Parlamento che, secondo Saied, "non sarà come quello di prima. I deputati devono capire che lavoreranno sotto il controllo del popolo tunisino", che per il presidente significa sotto il suo controllo.
I problemi economici e alimentari
A ciò si aggiunga la crisi economica, peggiorata dopo che il Fondo monetario internazionale ha sospeso "fino a nuovo ordine" l'accordo raggiunto l'anno scorso che prevedeva un prestito di 1,9 miliardi di dollari vincolato ad alcune riforme, su cui però né il presidente né l’opposizione hanno finora dato segnali incoraggianti
La ragione principale della sospensione dell'erogazione del prestito risiede nell'incertezza politica in cui versa il paese e per la sistematica violazione dei diritti umani. Tutto questo ha fatto schizzare alle stelle l'inflazione, che ha toccato il 10,4%, e i prezzi dei beni di prima necessità.
Anche il tasso di disoccupazione resta fermo al 15,3%, mentre il debito pubblico ha toccato i 34 miliardi di euro, sfiorando il 100 per cento del Pil, e con conseguente rischio default entro sei/nove mesi secondo alcuni analisti.