Cosa sta succedendo in Iran e perché le donne protestano contro il regime degli ayatollah
Lo scorso 16 settembre, Mahsa Amini, una ragazza di 22 anni è morta dopo essere stata arrestata dalla polizia della moralità a Teheran perché accusata di non indossare correttamente l'hijab. La vicenda ha scosso l'opinione pubblica e dato vita a una serie di proteste che sono tutt'ora in corso in tutto l'Iran, con migliaia di cittadini che chiedono un alleggerimento delle leggi imposte dalla repubblica islamica e maggiore libertà soprattutto per le donne. Ad appoggiare le manifestazioni iraniane l'intera comunità internazionale
L’arresto e la morte di Masha Amini: non indossava bene il velo
Mahsa Amini era in visita a Teheran con la sua famiglia, proveniente come lei dal Kurdistan iraniano, quando è stata fermata dalla polizia della moralità che in Iran si occupa di vigilare sul rispetto del rigido codice di abbigliamento imposto alle donne che hanno l’obbligo di indossare il velo. Secondo gli agenti Mahsa indossava l’hijab in modo scorretto, e per questo è stata arrestata e portata in una vicina stazione di polizia locale dalla quale non è mai uscita. A prelevarla è stata infatti un'ambulanza che l'ha trasferita in ospedale dove dopo due giorni di coma è morta. La versione fornita dalle forze dell'ordine è quella di un malore sopraggiunto improvvisamente, ma la famiglia della 22enne non ha mai creduto a questa versione imputando agli agenti che l'hanno arrestata il suo decesso. Nei giorni scorsi un gruppo di hacker ha condiviso con il sito Iran International i nomi degli autori del presunto pestaggio ai danni di Mahsa che sarebbe morta a causa di una frattura al cranio.
L’inizio delle proteste dei movimenti femministi
La vicenda di Mahsa ha scosso la comunità internazionale oltre alle tante organizzazioni umanitarie, come Amnesty, i cui attivisti sono scesi in piazza per chiedere giustizia e verità sulla morte della 22enne. Le prime tensioni si sono registrare durante i funerali della giovane con i primi interventi violenti della polizia contro i manifestanti. In poco tempo i cortei di protesta e le manifestazioni sono aumentate passando da Teheran a numerose città dell'Iran con migliaia di donne che, come accadde nel 1979, si sono fatte portavoce dei movimenti di protesta.
Ad appoggiare le donne e i giovani iraniani, ci sono stati presidi e manifestazioni nelle principali città del mondo: tutti chiedono a gran voce maggiore libertà per le donne e l'allentamento delle imposizioni del regime iraniano che negli ultimi anni è diventato sempre più restrittivo. Ad appoggiare le proteste dei movimenti femministi in Iran anche giovani studenti e lavoratori che stanchi di una grave crisi economica che imperversa nel paese da anni rivendicano il diritto al lavoro e maggiori diritti.
Il regime degli ayatollah blocca l’accesso a internet
La sfida al regime degli ayatollah è iniziata anche e soprattutto grazie alla diffusione sul web della storia di Mahsa e alla diffusione di notizie sulle proteste in tutto il mondo che hanno attirato sempre più manifestanti. Per questo, per provare ad arginare le rivolte, a una settimana dal loro inizio, il governo iraniano ha deciso di bloccare di fatto l'accesso a internet, limitare i social, chiudere i provider locali, oltre all’accesso alle piattaforme di Meta, come Instagram e WhatsApp. Una interruzione che non ha fermato i venti di protesta che sono tutt'ora in corso e che pian piano si sono allargati a macchia d'olio in tutto l'Iran.
La condizione delle donne iraniane e i precedenti del 1979 e del 2019
Non si tratta della prima volta in cui il regime iraniano, salito al potere nel 1979, si ritrova dinanzi a un paese che protesta chiedendo maggiori diritti e libertà. Quelle in corso oggi sono, come spiegato anche dal professore Giuseppe Acconcia, proteste giovanili perché sono soprattutto i giovani iraniani coloro che hanno deciso di mobilitarsi, ma hanno radici nei vecchi movimenti del 2018/2019 o, andando ancora più indietro, in quelli del 1999 o del 2003. A guidare in tutte queste occasioni le proteste sono stati proprio i movimenti femministi e agli attivisti che difendono i diritti delle minoranze curde.
La repressione del regime: migliaia di arresti e decine di vittime
Intanto le proteste continuano e dal giorno del loro inizio, il 17 settembre scorso, sarebbero più di 90 le persone morte nella repressione violenta delle delle forze di sicurezza iraniane. Ad aggiornare costantemente il bilancio è la Ong Iran Human Rights (Ihr), che ha puntato il dito contro gli agenti iraniani accusati di aver "represso in modo sanguinario" la maggior parte dei cortei di protesta che si sono tenuti finora in varie città iraniane. In ultimo gli scontri avvenuti presso la Sharif University, una delle più prestigiose di Teheran, dove circa cento, tra studenti e docenti, sono state arrestati dalla milizie basij che hanno circondato il campus trasformandolo in una vera e propria prigione prima di iniziare a sparare contro gli studenti proiettili di gomma.
La solidarietà del mondo alla rivoluzione delle donne iraniane
Questo non ha fermato i cortei di protesta ma soprattutto l'appoggio da parte della comunità internazionale che attraverso figure di rilievo del mondo accademico, ma anche politico e dello spettacolo, ha espresso solidarietà alla lotta femminista delle donne e dei giovani iraniani. Cortei di protesta si sono tenuti, e ancora si susseguono, in moltissime città nel mondo: sinora sono 150 le città coinvolte, da Tokyo a San Francisco, a Londra e finanche in Cile. Anche a Roma, centinaia di persone, tra le quali moltissimi iraniani sono scesi in piazza con bandiere e striscioni ripetendo a gran voce "Donna, vita, libertà".
Cosa potrebbe succedere ora
Le proteste possono protrarsi ancora per lungo tempo anche se è molto difficile che ci sia un cambiamento radicale della repubblica islamica e degli assetti di potere dell'Iran. I giovani iraniani e le donne sperano in un cambio di regime e nella caduta dell'establishment politico degli ayatollah, gli esponenti più importanti del clero sciita, ma non è escluso, visto anche come stanno reagendo i vertici iraniani, in disaccordo tra loro, che ci sia una riforma che riguarda l'obbligatorietà del velo e l'alleggerimento delle leggi islamiche