Cosa succede in Corea del Sud, ritirata la legge marziale: ora il presidente Yoon rischia l’impeachment
Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol sembra trovarsi davanti alla fine della sua carriera politica. Ieri, alle undici di notte ora locale, aveva dichiarato la legge marziale nel Paese. Dopo ore di proteste in piazza, circa 190 parlamentari sono riusciti a scavalcare le barricate davanti alla sede dell'Assemblea nazionale: mentre alcuni dei loro assistenti tenevano alla larga i soldati usando degli estintori, i deputati sono entrati e hanno votato all'unanimità per chiedere di ritirare la legge marziale. La stessa costituzione prevede che basti un voto a maggioranza per obbligare il presidente a revocarla. A seguito del voto, dunque, Yoon ha accettato e ha ritirato i militari.
Ora i partiti dell'opposizione presenteranno richiesta di impeachment. Il voto potrebbe avvenire già nei prossimi giorni, il 6 o 7 dicembre. Per approvarlo serviranno anche alcuni voti del partito conservatore di Yoon, che comunque si era opposto pubblicamente alla legge marziale.
Cosa è successo nella notte in Corea del Sud
Attorno alle undici di notte, con un annuncio in televisione, Yoon Suk-yeol ha dichiarato la legge marziale "per proteggere la Repubblica di Corea, per sradicare le spregevoli forze anti-statali filo-nordcoreane che stanno minando la libertà e la felicità del nostro popolo e per proteggere il libero ordine costituzionale". Nel suo discorso ha attaccato più volte l'opposizione, che ha "paralizzato il governo ai fini dell'impeachment", mentre "la nostra Assemblea nazionale è diventata un rifugio per i criminali, un covo di dittatura legislativa che cerca di paralizzare il sistema amministrativo e giudiziario e di rovesciare il nostro ordine democratico liberale".
Uno dei temi più sensibili nel Paese è quello della Corea del Nord, e Yook ha insinuato che l'opposizione stesse appunto cospirando con Pyongyang. In realtà, in passato il partito democratico – oggi all'opposizione – ha tenuto sì posizioni più concilianti con il Nord, ma solo tramite aperture diplomatiche per ridurre le tensioni: non a caso nel 2018 l'ex presidente Moon Jae-in volò a Pyongyang per un summit. Secondo molti analisti, il riferimento di Yook alla Corea del Nord sarebbe servito più che altro per giustificare una legge marziale che era dettata soprattutto dalla propria debolezza interna.
Con l'annuncio della legge marziale sono diventate illegali le attività politiche, vietate le manifestazioni, è stata sospesa l'Assemblea nazionale, davanti a cui l'esercito si è schierato. Nonostante questo, migliaia di persone sono scese in piazza a Seul da subito. Anche il leader dell'opposizione Lee Jae-myung ha chiamato i cittadini a protestare.
Dopo alcune ore, a notte fonda, 190 parlamentari hanno sfondato i blocchi e con l'aiuto dei propri assistenti sono riusciti a entrare nell'Assemblea. Dopo aver formalmente convocato una seduta straordinaria, hanno chiesto all'unanimità di ritirare la legge marziale – anche i parlamentari conservatori che erano presenti si sono uniti all'opposizione. La Costituzione coreana, all'articolo 77, recita che basta che sia una maggioranza dei parlamentare a chiedere la revoca per spingere il presidente a ritirare la legge marziale. Alle 4.30 del mattino, Yoon ha concesso: "Abbiamo ritirato i militari che erano stati dispiegati per le operazioni di legge marziale. Accetteremo la richiesta dell'Assemblea nazionale e annulleremo la legge marziale attraverso la riunione del Gabinetto".
Cosa cambia adesso: la richiesta di impeachment per Yoon
Fin dalle prime ore dopo l'annuncio della legge marziale sono arrivate le richieste di impeachment. Oggi, diversi partiti dell'opposizione presenteranno ufficialmente le loro mozioni per deporre il presidente. Il voto è atteso entro la settimana, il 6 o il 7 dicembre.
Per approvare l'impeachment serviranno i voti dei due terzi dell'Assemblea. Oggi i partiti dell'opposizione controllano ben 192 seggi su 300, dato che i conservatori hanno subito una dura sconfitta alle ultime elezioni legislative che si sono svolte ad aprile. Ma, come è evidente dai numeri, servirà l'apporto anche di alcuni parlamentari del partito di Yoon. Non dovrebbe essere complicato ottenere il loro sostegno, dato che il partito conservatore ha da subito condannato la scelta di dichiarare la legge marziale.
Yoon sarebbe solamente il secondo presidente, nella storia della Corea del Sud, a subire l'impeachment. La prima era stata Park Geun-hye, nel 2017. E in quel caso era stato proprio Yoon, allora nelle vesti di procuratore generale, a sollevare l'indagine per corruzione che aveva portato alla deposizione della prima presidente donna del Paese.
Le proteste, intanto, hanno travolto il Paese. Il principale sindacato confederale del Paese ha dichiarato uno "sciopero generale a tempo indeterminato" fino a quando il presidente non si dimetterà o comunque sarà rimosso. Il capo dello staff e molti collaboratori di Yoon avrebbero già presentato le dimissioni. Nel governo, il primo ministro Han Duck-soo ha promesso di restare in carica fino a quando sarà necessario per la popolazione, ma stando ai media locali tutti i ministri avrebbero comunicato la volontà di dimettersi.
Chi è Yoon Suk-yeol, presidente coreano che ha dichiarato la legge marziale
Yoon Suk-yeol, 63 anni, aveva vinto le elezioni nel 2022 con un margine molto risicato sul proprio rivale democratico: appena lo 0,7% dei voti, poche migliaia in numeri assoluti. Era stata la vittoria più contesa nella storia elettorale sudcoreana. E Yook, con poca esperienza politica e un passato da procuratore, era anche tra i presidenti neoeletti con il tasso di gradimento più basso da parte della popolazione.
Negli anni successivi, il conservatore non è riuscito a mantenere i suoi impegni per quanto riguarda la situazione economica del Paese, non ha trovato misure efficaci per rallentare l'invecchiamento medio della popolazione, e ha perso buona parte della sua credibilità personale a causa di varie gaffe e scandali. Alcuni hanno riguardato anche la sua famiglia: la suocera è stata condannata a tre anni di carcere per frode, la moglie ha ammesso che il suo curriculum era in buona parte falsificata e quest'anno è stata ripresa di nascosto mentre accettava in regalo una borsa di Dior del valore di circa 2mila euro – uno scandalo che ha avuto un forte impatto mediatico nel Paese.
Ad aprile, alle ultime elezioni, l'impopolarità del presidente si è mostrata anche con i voti: i democratici hanno ottenuto una fortissima maggioranza nel Parlamento, con 192 seggi su 300. Da quel momento, portare avanti un'azione di governo è diventato quasi impossibile. Il mandato di Yoon avrebbe dovuto durare fino al 2027, ma fino a quel momento i suoi poteri sarebbero stati evidentemente limitati. È possibile che questo abbia contribuito alla decisione di dichiarare la legge marziale.
La storia di colpi di Stato e leggi marziali in Corea
La Corea del Sud ha una storia democratica relativamente recente: le prime elezioni si sono svolte nel 1987, e il primo presidente non militare è arrivato nel 1993. A conferma di quanto la mossa di Yoon abbia colto di sorpresa il Paese, l'ultima dichiarazione della legge marziale risaliva al 1980.
Durante le dittature che si susseguirono dopo la guerra di Corea (dal 1953), era relativamente comune che la legge marziale venisse utilizzata per utilizzare militari e carri armati contro manifestazioni e proteste. Il dittatore Park Chung-hee prese il potere nel 1961 con un colpo di Stato, entrando con l'esercito a Seul, e governò fino a quando non venne assassinato nel 1979. Pochi mesi dopo, a dicembre, il generale Chun Doo-hwan portò ancora una volta i militari nella capitale: il secondo colpo di Stato della storia del Paese.
Nel 1980, usando ancora una volta la legge marziale, Chun schiacciò in un bagno di sangue – almeno 200 morti – una manifestazione contro il suo governo. Le proteste crebbero negli anni, e si arrivò al 1987, quando la pressione popolare obbligò il dittatore ad accettare che si svolgessero delle elezioni democratiche. Le vinse il militare Roh Tae-woo, che pure lo aveva assistito nel golpe, soprattutto a causa delle divisioni tra i candidati liberali. Sei anni dopo, Kim Young-sam fu il primo presidente civile non legato all'esercito a venire eletto.