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Cosa sta succedendo in Bangladesh: studenti scendono in piazza a protestare, oltre cento morti

È stato dispiegato anche l’esercito in Bangladesh, per sedare le proteste degli studenti che vanno avanti da settimane contro il sistema di quote per il settore pubblico. I morti sarebbero oltre un centinaio, ma le informazioni dal Paese arrivano a singhiozzo: il governo ha imposto il coprifuoco e un blackout di Internet.
A cura di Annalisa Girardi
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Sarebbero oltre un centinaio le persone rimaste uccise nelle proteste in Bangladesh, dove da settimane gli studenti stanno scendendo in piazza contro il sistema che assegna gli impieghi nel settore pubblico, considerato discriminatorio. Oggi una giornalista dell'Afp che si trova a Dacca, la capitale, ha raccontato di aver visto la polizia sparare colpi di arma da fuoco contro i manifestanti. La prima ministra Sheikh Hasina – figlia del primo presidente nonché fondatore del Paese, oggi al suo quarto mandato dopo delle elezioni considerate truccate dalle opposizioni – ha dispiegato l'esercito nelle città per contenere i disordini e gli scontri.

È da settimane ormai che non si placano gli scontri. Gli studenti manifestano per la grave crisi occupazionale, figlia di un sistema anti-meritocratico che azzera le prospettive future di lavoro per la stragrande maggioranza. Nel mirino delle proteste c'è una legge degli anni Settanta che assicura il 30% degli impieghi nel settore pubblico ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza del 1971, considerati vicini al governo. Il sistema delle quote era stato sospeso nel 2028, ma il mese scorso l'Alta Corte del Bangladesh l'aveva reintrodotto innescando le proteste.

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Le manifestazioni, con il passare dei giorni, stanno assumendo un connotato sempre più politico. Gruppi per i diritti umani stanno accusando il governo di Hasina di aver abusato delle istituzioni statali per rafforzare il proprio controllo del potere e arginare il dissenso. La polizia avrebbe anche arrestato uno dei principali leader dell'opposizione Ruhul Kabir Rizvi Ahmed, senza fornire alcuna motivazione. E negli scontri sarebbero morte oltre 100 persone e almeno 700 sarebbero rimaste ferite.

"L'aumento del numero delle vittime è una prova scioccante della totale intolleranza delle autorità del Bangladesh nei confronti delle proteste e del dissenso", ha dichiarato in una nota Babu Ram Pant, di Amnesty International. L'entità del bilancio potrebbe essere più grave, ma le informazioni arrivano a singhiozzo: il governo bengalese, cercando di sedare le proteste, ha imposto un coprifuoco, ha chiuso le università e sospeso i servizi telefonici e di internet (anche se ha detto che il blackout sarebbe dovuto all'assalto dei manifestanti alla sede della tv di Stato). Nelle scorse ore i siti web della banca centrale, del primo ministro e anche della polizia sono stati hackerati da un gruppo che sostiene le proteste studentesche.

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La polizia, da parte sua, ha accusato i manifestanti di aver "appiccato il fuoco e compiuto atti vandalici" contro gli uffici televisione statale BTV, nonché contro “vari” edifici della polizia e del governo. Un funzionario di polizia ha raccontato che alcuni studenti hanno assaltato il carcere nel distretto centrale di Narsingdi, liberando dei prigionieri.

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