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Cosa sta succedendo alla Volkswagen e perché il colosso tedesco potrebbe chiudere presto 3 stabilimenti

Secondo il consiglio di fabbrica del colosso dell’auto tedesca “il Consiglio di Amministrazione vuole chiudere almeno tre stabilimenti VW in Germania”. Previsti anche tagli agli stipendi e un tetto ai bonus.
A cura di Davide Falcioni
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Volkswagen potrebbe chiudere almeno tre stabilimenti in Germania. La notizia era nell'aria da tempo, da quando cioè lo scorso settembre i vertici dell'azienda automobilistica avevano dichiarato che annulleranno un accordo stipulato con i lavoratori tedeschi nel 1994 che escludeva i licenziamenti non concordati fino alla fine del 2029.

Ebbene, secondo il consiglio di fabbrica del colosso dell'auto tedesca, citato da media come Bild e die Welt, "il Consiglio di Amministrazione vuole chiudere almeno tre stabilimenti VW in Germania", ha dichiarato la presidente del Consiglio di fabbrica del Gruppo, Daniela Cavallo, durante un evento informativo per i lavoratori a Wolfsburg. Cavallo ha spiegato inoltre che nessuno stabilimento è al sicuro e anche tutti gli altri siti saranno ridimensionati, con il rischio che vengano tagliati decine di migliaia di posti di lavoro. Particolarmente a rischio sarebbe lo stabilimento di Osnabrueck, che di recente ha perso una commessa sperata da Porsche.

Il sindacato IG Metall: "Profonda pugnalata al cuore"

Ma non è tutto: oltre all'ipotesi di chiudere almeno tre stabilimenti è previsto un taglio agli stipendi del 10%, il congelamento degli aumenti salariali per i prossimi due anni, un tetto ai bonus di quadri e dirigenti e una riduzione di diverse tipologie di benefit aziendali. "È una profonda pugnalata al cuore" dei lavoratori della Volkswagen, ha commentato il sindacato IG Metall minacciando conseguenze. "Questi piani aggressivi del consiglio di amministrazione non sono in alcun modo accettabili e rappresentano una rottura con tutto ciò che abbiamo sperimentato in azienda negli ultimi decenni", ha affermato il responsabile distrettuale dell'IG Metall Thorsten Gröger.

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Le ragioni della crisi di Volkswagen

I fattori che hanno determinato la crisi di Volkswagen sono diversi. L'azienda non ha mai recuperato il pesante calo delle vendite della pandemia, tanto che gli stabilimenti lavorano da tempo largamente sotto la loro capacità produttiva e nel nel 2023 VW ha venduto 700 mila veicoli in meno rispetto al 2019, con una perdita del 14%.

Ma non solo: il mercato di riferimento del colosso automobilistico tedesco è la Cina, dove si concentra circa il 40% delle vendite. Su quel mercato ha smesso però di essere competitiva rispetto ai produttori locali, perché i suoi veicoli sono eccessivamente costosi paragonati a quelli cinesi, soprattutto nel caso dei modelli elettrici. Basti pensare che l'auto elettrica Volkswagen più economica ha un prezzo di 40 mila euro, più del doppio di quelle cinesi di fascia bassa.

Le case automobilistiche occidentali devono tenere prezzi alti per ripagare gli enormi investimenti fatti per lo sviluppo delle nuove tecnologie per i modelli elettrici; quelle cinesi possono invece assorbirli meglio grazie agli ingenti sussidi del governo, che permettono loro di vendere auto a prezzi decisamente inferiori. È la ragione per cui l’Unione Europea – come gli Stati Uniti e il Canada – ha deciso l’imposizione di dazi, a cui peraltro Volkswagen era molto contraria.

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