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Covid 19

Cosa sta succedendo a Wuhan dopo la fine del lockdown

Come procede la vita a Wuhan, città cinese focolaio dell’infezione da Coronavirus? Dopo che l’8 aprile scorso è terminato il lockdown per il contenimento del contagio, gli undici milioni di abitanti della capitale dell’Hubei stanno tornando lentamente alla normalità. Anche il traffico è tornato a livelli simili a quelli pre-pandemia, con il 92 per cento delle aziende che hanno ripreso a lavorare. Ma la strada è ancora lunga, con il rischio di una seconda ondata.
A cura di Ida Artiaco
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Lo scorso 8 aprile, dopo oltre 70 giorni di lockdown rigidissimo, gli abitanti di Wuhan, capitale della provincia cinese dell'Hubei e città focolaio della pandemia di Coronavirus, stanno lentamente tornando alla normalità. Nonostante alcuni casi registrati nei giorni scorsi, la maggior parte dei quali di importazione, nelle ultime ore tutti i pazienti affetti da Covid-19 sono stati dimessi dagli ospedali in cui si trovavano. Finalmente, dal 26 aprile, giornata definita dagli organi governativi "storica", è stato raggiunto il numero zero per quanto riguarda i contagi. Un risultato incredibile per la città dove alla fine dello scorso mese di dicembre era scoppiata l'infezione che di lì a breve avrebbe fatto milioni di infetti in tutto il mondo. Ed ora, che succederà agli undici milioni di abitanti di Wuhan?

Le prime immagini che arrivano dalla capitale dell'Hubei mostrano lunghe code di automobili sulle arterie principali, con un ritorno ai livelli di traffico nelle ore di punta molto simile a quelli registrati prima dello scoppio del focolaio. Oltre il 92 per cento delle aziende della città, uno dei maggiori poli industriali del Paese del Dragone, ha ripreso regolarmente la propria attività. Il prossimo 6 maggio, dopo tre mesi di chiusura, riapriranno anche le scuole, ma solo per gli studenti e gli insegnanti che, sottoposti al test, risulteranno negativi. Ma il ritorno alla normalità è tutt'altro che facile. Il rischio di una seconda ondata della malattia in tutta la Cina, che potrebbe essere molto più violenta della prima, è concreto. L'obiettivo è rimandarla quanto più possibile nella speranza che entro il prossimo autunno sia disponibile una cura o un vaccino in grado di arginare l'infezione. Pertanto, nonostante la graduale ripartenza della vita quotidiana, il governo di Pechino ha annunciato nuovi regolamenti per "promuovere comportamenti civili" che entreranno in vigore a partire dal prossimo 1 giugno e che prevedono l'obbligo per i residenti di coprirsi la bocca e il naso quando tossiscono o starnutiscono, il divieto di mangiare sui mezzi pubblici e ancora l'obbligo di indossare le mascherine in pubblico. Ma bar e ristornati ancora sono chiusi.

In totale, restano in isolamento ancora 1.728 persone che hanno avuto stretti contatti con soggetti infetti, secondo quanto riferito dalla commissione sanitaria della provincia. Tuttavia, secondo gli esperti potrebbero essere ancora numerosi gli asintomatici, per cui continueranno i test alla ricerca dei contagiati, oltre al controllo di chi era già risultato positivo al virus. Basti pensare che Yuan Yufeng, vicepresidente dell'ospedale Zhongnan di Wuhan, ha riferito alla Reuters di essere a conoscenza di un caso in cui il paziente ha avuto risultati positivi dopo 70 giorni dal primo tampone sempre con esito positivo. Inoltre, ai cittadini è consegnato un tagliando rosa dove si segna l’ora di uscita da casa e quella di rientro, oltre ad un altro foglio per controllare dal punto di vista sanitario l’accesso al posto di lavoro. Inoltre, a tutti è stata fatta scaricare una app sul telefonino che permette alle autorità di tracciare gli spostamenti. La strada verso la normalità, dunque, è ancora lunga.

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