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Conflitto Israelo-Palestinese

Cosa sta succedendo a Rafah e perché si rischia una vera e propria carneficina

A Rafah, nell’estremità meridionale della Striscia di Gaza, si è rifugiato quasi un milione e mezzo di palestinesi. Il governo israeliano ha annunciato un’invasione di terra in questo territorio, eventualità “terrificante” secondo le Nazioni Unite: i civili palestinesi sono letteralmente in trappola a Rafah, non hanno più alcun luogo verso cui scappare, e un’offensiva di Israele comporterebbe moltissimi morti e feriti.
A cura di Annalisa Girardi
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Quasi un milione e mezzo di palestinesi è intrappolato a Rafah, il distretto più a sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l'Egitto. E proprio in questo territorio l'esercito israeliano sta preparando un'invasione di terra, che secondo Benjamin Netanyahu porterà alla "vittoria totale" contro Hamas. Si rischia una vera e propria carneficina: la popolazione civile è letteralmente intrappolata a Rafah e non c'è più alcun luogo verso cui scappare e rifugiarsi.

Dove si trova Rafah?

Rafah è un territorio che si trova nell'estremità più meridionale della Striscia di Gaza, al confine con l'Egitto: proprio qui si trova il valico di Rafah, cioè l'unico punto di attraversamento tra Palestina ed Egitto. Parliamo di un territorio poco più esteso di una sessantina di chilometri quadrati, dove negli ultimi mesi si sono concentrati migliaia e migliaia di profughi palestinesi, in fuga dai bombardamenti israeliani che inizialmente avevano interessato in particolare le zone a nord della Striscia.

Al momento ci sarebbero circa 1,4 milioni di persone a Rafah. Vivono in condizioni estremamente precarie, contando unicamente sul sostegno dall'Agenzia Onu per i Rifugiati palestinesi (Unrwa), messo però a rischio dallo stop degli aiuti da parte di diversi Paesi occidentali – Italia compresa – che hanno sospeso i fondi dopo le accuse ad alcuni membri dello staff di aver in qualche modo partecipato agli attacchi del 7 ottobre.

Mappa della Striscia di Gaza e del confine con l'Egitto.
Mappa della Striscia di Gaza e del confine con l'Egitto.

Perché l'esercito israeliano vuole invadere Rafah?

Secondo Israele ci sarebbero quattro battaglioni di Hamas a Rafah. Per questa ragione ha annunciato un'invasione di terra. Già negli ultimi giorni l'esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti in questo territorio, affermando appunto di voler colpire i miliziani di Hamas. Nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 2024 le forze israeliane hanno condotto un'operazione speciale per liberare due ostaggi rapiti lo scorso 7 ottobre. Secondo il ministero della Salute palestinese i raid perpetrati quella notte hanno ucciso almeno 100 civili.

"Solo una costante pressione militare, fino alla vittoria totale, ci porterà alla rilascio di tutti i nostri ostaggi. Non perderemo nessuna occasione per riportarli a casa", ha commentato il premier israeliano Netanyahu.

Vittime dei bombardamenti israeliani a Rafah.
Vittime dei bombardamenti israeliani a Rafah.

L'impossibile evacuazione dei civili

Quasi un milione e mezzo di palestinesi, circa la metà della popolazione di Gaza, si trova a Rafah proprio perché, nell'immediato susseguirsi al 7 ottobre, il governo israeliano aveva intimato ai civili di spostarsi a Sud per sfuggire ai pesanti bombardamenti che si erano inizialmente concentrati nel nord della Striscia. Tel Aviv ha fatto sapere di voler garantire l'evacuazione dei civili, ma i dettagli di questo piano non sono stati comunicati e non è chiaro come e dove si intendano spostare così tante persone.

A sud di Rafah c'è l'Egitto, a ovest il Mar Mediterraneo e a est Israele. A nord si snoda il resto della Striscia di Gaza, ma gran parte del territorio è andato distrutto e comunque non è al sicuro dai bombardamenti israeliani.

In un'intervista con l'emittente statunitense ABC, il premier israeliano ha commentato le critiche di Washington all'annuncio di invasione, affermando che "la faremo garantendo un passaggio sicuro alla popolazione civile, così se ne potranno andare". Alla domanda su dove dovrebbero rifugiarsi i profughi palestinesi, Netanyahu ha semplicemente risposto che "stiamo ancora lavorando ai dettagli del piano".

Le reazioni della comunità internazionale

Diversi attori internazionali – a partire dalle Nazioni Unite – hanno espresso forti preoccupazioni sulla possibilità di un'offensiva israeliana a Rafah: "Una potenziale incursione militare a tutti gli effetti a Rafah, dove circa 1,5 milioni di palestinesi sono ammassati contro il confine egiziano senza nessun altro posto in cui fuggire, è terrificante, data la prospettiva che un numero estremamente elevato di civili, ancora una volta per lo più bambini e donne, saranno probabilmente uccisi e feriti", ha commentato l'Alto commissariato dell'Onu per i Diritti Umani.

Macerie a Rafah.
Macerie a Rafah.

Il presidente statunitense Joe Biden ha lanciato un appello al governo israeliano, parlando direttamente al telefono con Netanyahu e chiedendogli di desistere da un'invasione di terra, ribadendo che nessuna grande operazione militare dovrebbe essere condotta in quella zona senza un piano per garantire la sicurezza dei profughi che si sono rifugiati a Rafah.

L'Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione europea, Josep Borrell, ha avvertito che un'offensiva israeliana su Rafah comporterebbe una "indicibile catastrofe umanitaria" e peggiorerebbe le tensioni con l'Egitto. Commentando poi le dichiarazioni del premier israeliano sul piano di evacuazione per i civili, ha aggiunto: "Dove faranno evacuare queste persone? Sulla Luna? Dove?"

Cosa c'entra l'Egitto?

Come ha sottolineato Borrell, un'invasione di terra rischia anche di esacerbare le tensioni con l'Egitto. I profughi palestinesi sono stati costretti ad ammassarsi lungo il confine con l'Egitto, che da parte sua ha rafforzato il controllo della frontiera. Non solo, Il Cairo ha anche lanciato un avvertimento a Israele: qualsiasi azione che spinga il milione e mezzo di profughi palestinesi a riversarsi nel suo territorio potrebbe mettere seriamente a repentaglio il Trattato di pace firmato dai due Paesi dopo gli accordi di Camp David.

Si tratta di accordi firmati alla fine degli anni Settanta, dopo decenni di conflitti e fibrillazioni tra lo Stato di Israele e quelli arabi circostanti, che per decenni ha assicurato pace e stabilità almeno tra i due Paesi, nonostante le turbolenze delle regione. I vertici egiziani hanno però messo in chiaro che qualsiasi mossa che costringerà i palestinesi oltre il confine e dentro la penisola del Sinai, comporterebbe di fatto una sospensione degli accordi del 1979.

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