Cosa significa che Israele assumerà il controllo della sicurezza a Gaza dopo la guerra contro Hamas
"Israele manterrà la responsabilità della sicurezza a Gaza per un tempo indefinito alla fine della guerra perché abbiamo visto quello che è successo ora che non ce l'avevamo". Le parole del premier israeliano Benjamin Netanyahu sono state chiare.
Dopo che le truppe di Tel Aviv avranno distrutto Hamas, la responsabilità della sicurezza nell'enclave sarà ad appannaggio proprio di Israele, come ha spiegato in una intervista all'emittente ABC. Ma cosa significa questo?
Netanyahu, intervistato dalla ABC, ha precisato che "quando non abbiamo questa responsabilità per la sicurezza, ciò che abbiamo è l’esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare". In realtà, come precisa Times of Israel, non è chiaro cosa abbia in mente il primo ministro riguardo all’entità della responsabilità in materia di sicurezza, ma funzionari israeliani hanno sottolineato il fatto che non vogliono occupare Gaza dopo la guerra.
Anche perché questo scenario non piace all'amministrazione americana guidata da Joe Biden, che anzi preme affinché la Striscia torni sotto il controllo del presidente palestinese Abu Mazen o del suo successore, all’interno di una soluzione di pace complessiva che comprenda la Cisgiordania. In altre parole, i territori palestinesi, divisi dal 2007, sarebbero di nuovo amministrati da un'unica entità.
Pertanto si aprirebbero due scenari, che restano da chiarire: si tratterebbe di realizzare una zona cuscinetto profonda un chilometro lungo tutto il perimetro di Gaza, in cui i palestinesi che vi entrano sarebbero considerati ostili. Oppure, potrebbe essere instaurato un modello simile all’area B in Cisgiordania, dove la gestione civile è palestinese, ma le truppe di Tsahal possono intervenire quando e come vogliono, con raid e arresti.
L'intenzione di avere la responsabilità della sicurezza a Gaza era stata già presentata qualche settimana fa dal ministro della Difesa, Yoav Gallant, durante il suo intervento davanti alla commissione Affari esteri e Difesa della Knesset, in cui aveva illustrato il piano, diviso in tre fasi dell'offensiva di Israele contro Hamas.
La prima fase – aveva detto Gallant – comporta la distruzione delle infrastrutture militari di Hamas con attacchi aerei e successivamente con una manovra di terra per "danneggiare le infrastrutture e distruggere l'Organizzazione terroristica". La seconda fase comprenderebbe operazioni di "minore intensità" e mirerebbe a "distruggere le sacche di resistenza, mentre la terza fase richiederà la creazione di una nuova realtà di sicurezza per i cittadini israeliani nella Striscia di Gaza e la rimozione della responsabilità di Israele per la vita a Gaza".