Cosa si sono detti Putin e il premier israeliano Bennett nel loro incontro a sorpresa
Naftali Bennett è appena rientrato in patria. Si è conclusa così la missione diplomatica tra Mosca e Berlino, in cui il premier israeliano ha incontrato prima il presidente russo Vladimir Putin e poi il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L'obiettivo era chiaro: provare a trovare una mediazione tra le posizioni in campo per fermare la guerra in Ucraina. Tant'è che Bennett ha subito informato telefonicamente del contenuto dei colloqui il leader di Kiev Volodymyr Zelensky.
La visita, tra l'altro, si è svolta in un giorno particolare: lo shabbat, quel sabato ebraico in cui in teoria è vietato lavorare, ma in cui la religione lo consente se serve a salvare delle vite umane. Una missione simbolica per la pace, quindi, che Bennett aveva coordinato in anticipo con i governi di Francia, Germania e Stati Uniti. Non solo: anche la Turchia è stata avvisata e messa al corrente, perché l'aereo del premier israeliano ha attraversato quello spazio aereo.
Il ruolo di Israele in questa partita è particolarmente delicato: non appartiene né alla Nato, né all'Unione europea, ma è considerato parte dell'Occidente, visto il suo forte legame con gli Stati Uniti. Contemporaneamente, però, il Paese ha buoni rapporti diplomatici con la Russia. A Tel Aviv, infatti, conviene mantenere un confronto positivo con Mosca soprattutto per la sua presenza in Siria e per le sue posizioni anti-Hezbollah e anti-Iran. Il presidente Bennett ha quindi promosso la votazione in sede Onu contro l'aggressione russa all'Ucraina, ma ha glissato sulle sanzioni contro Mosca, non fornendo nemmeno armi all'Ucraina.
Partendo da questa posizione ora sta tentando di trovare una via di mezzo tra le posizioni di Europa e Stati Uniti da una parte e Russia dall'altra. Tenendo a mente che in Ucraina vive una comunità di ebrei molto ampia: circa 50mila persone tra cui lo stesso premier Zelensky. Il ruolo da mediatore, poi, secondo il giornalista e commentatore israeliano Barak Ravid, Bennett lo avrebbe tentato anche nei mesi precedenti, trovando un muro in Vladimir Putin. Ora, però, il quadro è decisamente cambiato.
Ma non si è parlato solo di Ucraina: sul tavolo c'è stato anche lo stato dei negoziati di Vienna per ripristinare l'Accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa). Bennett è infatti contrario al ritorno all'intesa del 2015, al centro di lunghi negoziati che sembrano arrivati a una fase praticamente finale.