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Cosa sappiamo sull’emergenza di aviaria in Sud America e perché l’Oms parla di rischio pandemia

Secondo l’Oms, dopo che alcuni paesi in Sud America hanno dichiarato l’emergenza sanitaria dopo casi di aviaria, “il rischio per l’uomo è basso ma la recente diffusione ai mammiferi deve essere monitorata attentamente”.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine di repertorio. 
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Il mondo potrebbe dover affrontare una nuova pandemia mondiale. È questo l'allarme lanciato dall'Organizzazione mondiale della Sanità dopo che alcuni Paesi hanno segnalato casi di influenza aviaria in alcuni mammiferi, che devono essere monitorati attentamente.

Il timore, in altre parole, è che il contagio possa arrivare anche all'uomo. "Il rischio per l'uomo viene valutato come basso, ma dobbiamo prepararci a ogni evenienza", hanno però rassicurato gli esperti.

I paesi che hanno dichiarato l'emergenza sanitaria

Argentina e Uruguay hanno già dichiarato l'emergenza sanitaria, ma il timore è che questa si allarghi anche al di fuori dei loro confini. In particolare, il Servizio nazionale per la sicurezza alimentare di Buenos Aires (Senasa) ha dichiarato l'emergenza sanitaria dopo aver rilevato la presenza del virus in un esemplare di uccello selvatico nella località di Pozuelos, nella provincia di Jujuy, al confine con la Bolivia. Le autorità hanno avvertito del caso rassicurando però la popolazione perché "sono state prese tutte le misure preventive necessarie".

Casi di aviaria erano già stati segnalati nelle ultime settimane in tutta la regione e il virus sembra abbia raggiunto il Cono Sud dopo essere stato rilevato in precedenza in Venezuela, Perù, Colombia, Ecuador, Cile, Bolivia e Uruguay e prima ancora in Canada, Stati Uniti, Messico e Centro America.

Il virus ha colpito infatti anche in molti Stati degli Usa, con contagi su diverse specie animali, tra cui volpi, orsi, delfini, uccelli selvatici e una fattoria di visoni. Sono quindi state disposte nuove raccomandazioni per chi lavora nelle aziende aviarie: tutti devono indossare guanti e mascherine ed evitare di toccare gli animali.

Le raccomandazioni dell'Oms contro l'influenza aviaria

Per questo, il direttore dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha invitato a "rafforzare la sorveglianza in ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d'allevamento o selvatici" e raccomandato "di non toccare o raccogliere animali selvatici morti o malati, ma di segnalarli alle autorità locali". Pur sottolineando che "da quando H5N1 è emerso per la prima volta nel 1996, abbiamo assistito solo a trasmissioni rare da e tra esseri umani".

Negli ultimi due decenni ci sono stati 868 casi confermati di H5N1 nell'uomo, con 457 morti, secondo l'Oms. Il mese scorso, l'Ecuador ha riportato il primo caso in Sud America di un essere umano, una bambina di nove anni, che è stata in contatto con pollame da cortile.

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