Cosa sappiamo sulla morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci
Sono le 10.15 (le 9.15 ora italiana) quando due vetture del Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp) che viaggiano in direzione Rutshuru vengono bloccate da un commando di sei uomini armati. Siamo nella Repubblica Democratica del Congo, a circa 15 km da Goma, nei pressi di Nyiaragongo, nel parco nazionale di Virung. A bordo di una di quelle due auto c'è l'ambasciatore italiano Luca Attanasio e il carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci.
Il conflitto a fuoco nel quale sono rimasti uccisi Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci
Il tutto dura pochissimi secondi, i sei uomini sparano diversi colpi in aria e poi puntano le proprie armi contro l'autista dell'ambasciatore, il congolese Mustapha Milambo, uccidendolo sul colpo. A quel punto obbligano l'ambasciatore Luca Attanasioe ilcarabiniere Vittorio Iacovacci a seguirli nella foresta dove si consumerà un conflitto a fuoco. Intanto le persone che viaggiavano a bordo dell'altra vettura lanciano l'allarme e sul posto si precipita una pattuglia di ranger dell'Istituto Congolese per la Conservazione della Natura che si trova nelle vicinanze, seguita da forze dell'esercito locale. Una volta raggiunta la foresta inizia il conflitto nel quale trova la morte il militare, mentre il diplomatico rimane gravemente ferito all'addome. Non è ancora chiaro chi abbia esploso quei colpi, poi rivelatisi mortali. Il corpo dell'ambasciatore viene caricato su un pick-up e trasportato all'ospedale di Goma dove poi verrà constatato il decesso.
Si ipotizza il coinvolgimenti delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda
Gli assalitori intanto si danno alla fuga e fanno perdere le proprie tracce. Uno dei sopravvissuti, interrogato dalle autorità locali, avrebbe riferito di aver riconosciuto la lingua utilizzata dagli assalitori che parlavano tra loro in kinyarwanda e che si rivolgevano agli ostaggi in swahili. Le prime parole sono giunte dal governo congolese che ha espresso il proprio cordoglio per la morte dell'ambasciatore sottolineando però di non essere a conoscenza della presenza del diplomatico in quella zona, cosa che non avrebbe permesso alle autorità provinciali del Nord Kivu di fornirgli misure di sicurezza adeguate né il loro tempestivo arrivo sul posto in "una parte del Paese considerata instabile e in balia di alcuni gruppi armati ribelli nazionali e stranieri". Ed è in questa zona che in passato avrebbero agito le Forze democratiche di liberazione del Ruanda (Fdlr), ribelli di etnia Hutu conosciuti per il genocidio in Ruanda del 1994.
Il governo congolese: Non sapevamo della presenza dell'ambasciatore in quella zona
Secondo il ministero dell'Interno di Kinshasa sarebbero loro i possibili autori dell'attentato sul quale però l'Italia ha già chiesto un rapporto dettagliato alle Nazioni Unite. L'ambasciatore Attanasio si era infatti recato in quella zona su invito del Pam, il Programma alimentare mondiale, che ha già spiegato che la strada era stata precedentemente controllata e dichiarata sicura per essere percorsa anche "senza scorte di sicurezza".
Ci sarebbe un terzo italiano coinvolto nell'agguato: illeso
Intanto secondo i media congolesi ci sarebbe un terzo italiano coinvolto nell'agguato e rimasto illeso. La notizia è stata riportata da InfoAfrica che lo ha appreso in serata da fonti giornalistiche locali che hanno spiegato che si tratta di un dipendente di un organismo internazionale in Congo: l'uomo avrebbe riportato delle ferite lievi nell'agguato. Le stesse fonti hanno anche spiegato che gli aggressori sarebbero fuggiti nella foresta insieme a tre persone, tutte di nazionalità congolese, che si trovavano a bordo del convoglio e che sarebbero state rapite.
Procura di Roma apre inchiesta per sequestro di persona a scopo di terrorismo
Mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alla morte dell'ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, e del carabiniere Vittorio Iacovacci. Nel procedimento, coordinato dal procuratore capo Michele Prestipino, si procede per sequestro di persona con finalità di terrorismo. I magistrati capitolini, che hanno competenza per i reati commessi all'estero e che hanno come vittime cittadini italiani, hanno delegato le indagini ai carabinieri del Ros.