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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Cosa rischia Israele nel processo per genocidio alla Corte di Giustizia dell’Aja: l’analisi della giurista

“Estremamente probabili” ordinanze cautelari per frenare le “intenzioni genocidarie” denunciate dal Sudafrica “altrimenti la Corte smentirebbe se stressa”. Il team difensivo di Netanyahu “si appellerà alla legittima difesa”. Ma il materiale probatorio “è molto forte”, ha spiegato a Fanpage.it la professoressa Micaela Frulli, docente di Diritto internazionale dell’università di Firenze.
Intervista a Micaela Frulli
Professoressa di Diritto internazionale all’Università di Firenze.
A cura di Riccardo Amati
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Israele del diritto internazionale se ne è sempre infischiato, o quasi. Come se fosse al di sopra del bene e del male. Decidendo però di attendere le udienze dalla Corte Internazionale di giustizia (Cig, o “Corte dell’Aja”), potrebbe aver fatto un passo falso.

“Di fronte alla mole probatoria presentata all’udienza, è più che probabile che la Corte prenderà misure cautelari immediate”, dice a Fanpage.it la professoressa Micaela Frulli, che insegna di Diritto internazionale all’Università di Firenze e — anche perché allieva dell’architetto della legge penale internazionale Nino Cassese — la sa lunga in materia.

Micaela Frulli, professoressa di Diritto internazionale all’Università di Firenze.
Micaela Frulli, professoressa di Diritto internazionale all’Università di Firenze.

In pratica, L’Aja cercherà se non altro di inibire la deriva genocidaria ordinando a Israele di lasciar passare gli aiuti umanitari e i rifornimenti per Gaza, ritiene Frulli. Ma “non è impossibile”, secondo la giurista, che possa addirittura accogliere la prima richiesta del ricorso: la cessazione delle operazioni militari da parte dello Stato ebraico. Il procedimento passerà alla Storia.

È la prima volta di fronte alla Cig per Israele, che ha sorvolato molte risoluzioni, decisioni e normative del diritto internazionale. Diversi osservatori si chiedono a cosa serva una Convenzione sul genocidio e una Corte internazionale di giustizia se non venissero presi provvedimenti per evitare un genocidio che a buona parte della comunità internazionale appare sempre più possibile, se non già in atto. Certo, la soglia probatoria, dicono i giuristi, è molto alta. “Perfino la Serbia fu assolta dall’accusa di genocidio, nonostante il massacro di Sebrenica”, ricorda Micaela Frulli. Con cui parliamo al telefono mentre sta seguendo in streaming la prima udienza della Corte sul ricorso contro Israele.

Professoressa, Israele alla fine è infilato in una trappola, dal punto di vista del diritto internazionale?

Israele ha decido di presentarsi probabilmente perché, dopo aver visto quanto è accurato e ben circostanziato il ricorso del Sud Africa, vuol arginare l’impatto sull’opinione pubblica. Lo Stato ebraico cercherà di far passare la nozione secondo cui la Corte non si può esprimere per mancanza di giurisdizione. Per il fatto che — sosterrà Israele — non c’è alcun rischio di genocidio e quindi la Corte non è competente. Inoltre, cercherà di contrastare con i suoi argomenti la fila di accuse esposte dai sudafricani. Si appellerà al diritto di legittima difesa. Presumibilmente, reitererà di essere uno Stato di diritto che si astiene da  comportamenti criminali.

Israele dovrà, come minimo, abbassare i toni con cui i suoi leader auspicano apertamente l’annientamento dei palestinesi di Gaza?

Infatti, già ieri il Procuratore capo israeliano ha lanciato un allarme chiedendo a esponenti del governo e militari israeliani di smetterla di rilasciare dichiarazioni troppo aggressive. Come quelle elencate nel ricorso del Sud Africa, che sono decine e decine e hanno toni davvero impressionanti (per esempio le numerose istigazioni ad "annientare, distruggere, bruciare, radere al suolo, cancellare dalla faccia della terra" Gaza, ndr). Sono dichiarazioni che si possono certamente definire di stampo genocidario. Indicano che almeno in alcuni organi di Stato israeliano esiste con alta probabilità l’intenzione di commettere un genocidio .

Lo Stato ebraico avrebbe qualche ragione a sostenere l’incompetenza della Cig? Oppure la giurisdizione è chiara?

La giurisdizione è chiara perché la Corte ha affermato la sua competenza in due casi paragonabili a questo. In particolare, nel ricorso del Gambia contro il Myanmar per il presunto genocidio del popolo Rohingya (processo ancora in corso; la Cig ha intanto ordinato a Myanmar di prevenire atti genocidari, ndr), e in quello dell’Ucraina contro la Russia (immediatamente dopo l’invasione, l’Ucraina si rivolse alla Cig chiedendo la sospensione delle operazioni militari di Mosca perché giustificate da un inesistente genocidio in Donbas, ndr).

In realtà, questo caso fa clamore perché è la prima volta che Israele è di fronte alla Cig e perché a Gaza c’è la situazione che sappiamo. Ma è un caso ormai piuttosto tipico, per la Corte dell’Aja. Uno Stato che non è parte in causa — come il Sud Africa — può citare una parte in causa. Perché esiste un interesse collettivo di tutti gli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione a che non si perpetrino genocidi. In nessuna parte del mondo. Hanno assunto l’obbligo di prevenirli. Quindi hanno l’interesse, anzi l’obbligo, di fare tutto il possibile da questo punto di vista.

Difficile che Israele scappi. Perché in questo momento basta che ci sia il “rischio di genocidio”. La Corte per ora non agisce nel merito. Può solo dire che l’ipotesi del genocidio è plausibile e quindi ordinare misure cautelarI. Per passare poi alla fase del merito. Per la quale però ci vorranno anni.

In campi come quello dei crimini contro l’umanità, esistono norme internazionali “cogenti”? Che tutti gli Stati sono tenuti a rispettare?

Certo, e il divieto di genocidio è una di esse. Ciò è ampiamente riconosciuto. E la stessa Corte ha sempre dichiarato la “natura collettiva” degli obblighi contenuti nella Convenzione sul genocidio (il trattato internazionale, in vigore dal 1951, che definisce il crimine di genocidio e obbliga gli Stati contraenti — tra cui Israele e il Sud Africa — a farne rispettare la proibizione, ndr). L’interesse non è “bilateralizzabile”, come in un trattato commerciale. Ma è sempre “erga omnes”, vale per tutti allo stesso momento.

Un livello alto del diritto internazionale che non sempre è facile attuare…

È molto difficile da far valere. Ma qualcuno deve pur provarci, almeno in questi casi. Come fa il Sud Africa e come farà, speriamo, la Corte internazionale di giustizia.

Quali possono essere le conseguenze di questo ricorso? Cosa può fare la Corte contro Israele?

Nell’immediato, La Corte può decretare, in maniera veloce, alcune misure cautelari. Come ha fatto, oltre che per Myanmar, anche nel recente caso “Ucraina contro Russia”, sempre relativo alla Convenzione sul Genocidio (ila Corte ordinò la cessazione delle operazioni militari; la Russia ignorò la misura, ndr).

Il Sud Africa ne ha chieste molte, di queste misure cautelari. Prima fra tutte, la cessazione delle operazioni militari. Per vari motivi, su questo la Corte potrebbe anche non volersi esprimere, al momento. Dovrebbe prima valutare l’affermazione di Israele di aver agito per legittima difesa. Ma altre misure potrebbe senz’altro prenderle. Per esempio quella di ordinare a Israele di garantire la fornitura di aiuti umanitari a Gaza. E anche l’assistenza medica e la fornitura di acqua e cibo. Se anche la Corte non volesse decretare sulla legittimità o meno dell’uso della forza da parte di Israele, potrebbe benissimo prendere misure per prevenire il degenerare della situazione.

E queste “misure cautelari” sono vincolanti?

Certamente sì. Sono ordinanze, non ancora sentenze. Ma sono vincolanti per gli Stati.

Potrebbero essere decretate “velocemente”, diceva. Quanto velocemente?

Subito, o quasi. Dopo le due giornate di udienza previste la Corte si ritirerà per deliberare. E anche già la settimana prossima potremmo sapere cosa eventualmente ordini a Israele. Le misure cautelari sono definite come misure “urgenti”. In questa fase la valutazione è “prima facie”. Significa che basta la plausibilità del caso per deliberare le misure.

Ma la Cig è competente a dare un giudizio così immediato?

Lo è: la competenza a decidere delle misure cautelari si trova nello statuto della Corte all'articolo 41. Mentre l’articolo 9 della Convenzione sul genocidio stabilisce che ogni Stato parte della Convenzione può adire alla Corte per una controversia che riguardi il genocidio. Quindi, la situazione è chiara.

La Corte riterrà plausibile che vi sia il rischio di un genocidio?

Direi proprio di sì. Durante l’udienza che ho seguito il caso posto dal Sud Africa è sembrato molto forte. Circostanziato anche da video davvero impressionanti. Se la Corte non riconoscesse la plausibilità del genocidio, quantomeno smentirebbe se stessa.

Addirittura?

Sì, perché nel caso che ha riguardato Myanmar decise proprio di ordinare misure cautelari. Eppure era un caso meno forte, dal punto di vista delle prove presentate in sede preliminare. L’anno scorso, poi, la Corte ha ordinato misure cautelari nei confronti della Russia. Che si è semplicemente voltata dall’altra parte. Ma non si era nemmeno presentata all’udienza. Mosca ha avuto un comportamento completamente diverso da Israele. Visti i precedenti, e con tutti gli elementi di prova presentati dal Sud Africa, mi pare parecchio difficile che la Corte decida di non far niente.

Quindi, la Corte dell’ Aja decreterà misure cautelari per Israele?

Lo ritengo estremamente probabile.

E come reagirà il governo di Netanyahu?

È tutto da vedere. Intanto, visto che Israele ha deciso di presentarsi davanti alla Corte, avrà a che fare con un’ordinanza che gli impone alcune azioni. Come minimo, sarà un incentivo a moderarsi. A non considerarsi più al di sopra della legge.

Quindi la Corte potrebbe prestissimo mettere dei paletti all’azione di Israele a Gaza. E poi?

Poi si passerà alla fase delle udienze preliminari, quando Israele potrebbe tornare a contestare la questione della giurisdizione della Corte e a fare le sue obiezioni.

Qual è secondo lei la possibile carta vincente del ricorso sudafricano?

Il materiale relativo all’intento genocida di alcuni esponenti del governo israeliano è molto forte. E questo è rilevante non soltanto per un’eventuale responsabilità diretta dello Stato nella commissione del genocidio stesso ma anche perché Israele ha la responsabilità di processare eventuali suoi organi che si rendano responsabili di genocidio o di incitamento al genocidio.

Se per Israele la Corte accertasse crimini genocidari sarebbe una prima assoluta…

Non è mai stato stabilito in sede di giudizio che uno Stato si sia macchiato di genocidio. Anche per la Serbia, nel 2007, la Cig disse che era colpevole solo di “mancata prevenzione”. Pur riconoscendo che il massacro di Srebrenica fu effettivamente genocidio. Ma quel caso fu complicato dal fatto che ad agire a Srebrenica e altrove fu lo stato fantoccio della Repubblica serba di Bosnia. E la Corte ritenne solo indiretto il rapporto di quell’entità con Belgrado. Anche se dalla documentazione agli atti risultava addirittura che Belgrado pagava le pensioni dei leader politici e militari serbo-bosniaci. Ma questa è un’altra storia.

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