Cosa può succedere in Ucraina dopo le parole di Zelensky su Crimea e Donbass: l’analisi Ispi tra NATO e Trump
"Le parole di Zelensky sono coerenti con quelle già pronunciate qualche settimane fa: c'è stato da parte sua un cambio di retorica che rispecchia la situazione, per niente positiva per Kiev, sul campo e che è stata influenzata dalla vittoria alle elezioni USA di Donald Trump. Servono garanzie di sicurezza, ma non credo che sia fattibile l'ingresso nella NATO".
Così Eleonora Tafuro, ricercatrice senior dell'Osservatorio Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ha commentato a Fanpage.it le dichiarazioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky che ieri ha affermato in una intervista al quotidiano francese Le Parisien che "Kiev non ha le forze per riprendere Crimea e Donbass", aggiungendo che ora possono contare solo "sulla pressione diplomatica".
Che significato hanno, secondo lei, le parole di Zelensky alla luce del delicato momento che sta attraversando la guerra in Ucraina?
"A me queste parole sembrano un po' una ripetizione di quello che lo stesso Zelensky aveva già detto in una intervista televisiva qualche settimana fa. In questo senso credo che le aspettative da parte ucraina nei confronti dell'Occidente siano abbastanza chiare: loro riconoscono che ci sono dei territori che potrebbero aver perso o che comunque andranno recuperati diplomaticamente e non più con la forza ma allo stesso tempo chiedono garanzie di sicurezza. Per questo, aveva già suggerito che la parte libera dell'Ucraina entrasse subito nella NATO per poter godere dell'articolo 5, quindi della difesa collettiva, e poi che i territori che sono occupati fossero oggetto di negoziati. Da questo punto di vista mi pare che ci sia una certa coerenza da parte di Zelensky. Il cambio di retorica è già avvenuto qualche tempo fa e rispecchia la situazione sul campo, che non è positiva per Kiev".
Quale lo scenario più probabile per il futuro della guerra in Ucraina? Crede che una soluzione diplomatica del conflitto sia realistica?
"Io sono sempre stata molto scettica sulla soluzione diplomatica in un contesto in cui non emerge un vincitore chiaro da questa guerra. In questo momento, tuttavia, la Russia sembra avere più resilienza, anche se poi non è un momento facile nemmeno per lei come ha dimostrato l'attentato a Kirillov che ha evidenziato una certa vulnerabilità, ma tra i due è il paese meno colpito da questa situazione e ha la sicurezza di poter andare avanti per più tempo. Quindi purtroppo non è disposta a grandi concessioni. Il cambiamento l'abbiamo visto più da parte ucraina, che, sia per stanchezza anche della popolazione, che secondo gli ultimi sondaggi è più predisposta al compromesso rispetto a qualche mese fa, sia per il mutato contesto geopolitico mondiale, soprattutto dopo la vittoria di Trump alle elezioni USA, è sicuramente più disposta a trattare. Ma è altrettanto chiaro che Zelensky non è disposto a firmare semplicemente un accordo di pace che equivale ad una resa. Vuole garanzie di sicurezza, che però secondo me sono difficili da ottenere".
Cosa intende per garanzie di sicurezza?
"Zelensky vuole l'entrata nella NATO ma ci sono ancora molti Paesi membri che hanno delle incertezze a riguardo, come l'Ungheria di Orban che metterebbe un veto all'adesione ucraina, ma anche quelli più vicini a Kiev, come la Germania, hanno dimostrato delle reticenze. Allo stesso tempo potrebbero esserci altri garanzie di sicurezza attraverso forze di peacekeeping. Trump aveva detto che l'obbligo di queste forze sarebbe stato da parte dell'Unione europea, ma non so 200mila peacekeeper europei dove potremmo andare a prenderli, visto che l'Ue non è un attore di sicurezza da questo punto di vista. Però credo che la strada sia questa. È ancora difficile capire quali saranno i dettagli di questa necessità di garanzia di sicurezza però andiamo verso questa direzione".
Sempre Zelensky ha affermato che senza gli USA “è difficile il sostegno all’Ucraina”. Come l’insediamento di Trump potrebbe cambiare le sorti di questa guerra?
"L'elezione di Trump alla Casa Bianca sta già cambiando il corso della guerra in Ucraina. Io credo che il cambio di retorica di Zelensky sia proprio imputabile anche a questo. È chiaro ed evidente a tutti, all'ex tycoon in primis, che è impossibile risolvere il conflitto in Ucraina in poco tempo, perché è di una complessità così vasta che soluzioni semplici non sono risolutorie. Il suo atteggiamento ha dato uno scossone all'Ucraina, e anche mi auguro all'Unione europea, che ha cercato in questi mesi comunque di rendersi più autonoma dagli Stati Uniti in termini di aiuti all'Ucraina. L'Ue è al momento il principale donor di Kiev ma è chiaro che dal punto di vista militare pesano sempre di più gli USA e già la minaccia di fermarli ha costretto Zelensky ad un cambio di retorica. Questo è l'effetto principale sul momento. Quando Trump si insedierà alla Casa Bianca il prossimo gennaio vedremo fino a che punto porterà queste minacce che ha fatto in campagne elettorale".