Cosa prevede la proposta Ue per abolire il passaggio da ora solare a ora legale
Nei prossimi giorni dovrebbe essere presentata ufficialmente la proposta della Commissione europea per abolire l’ora legale. È da tempo che il Parlamento europeo fa pressione su questo tema e l’argomentazione ha preso forza grazie alla consultazione pubblica online che ha dimostrato come l’84% dei 4,6 milioni di cittadini partecipanti sia favorevole all’abbandono nel cambio dell’ora. La Commissione propone quindi che entro ottobre 2019 ogni stato europeo decida se adottare, durante tutto l’anno, l’ora solare oppure quella legale. Una proposta che dovrà comunque essere valutata dal Consiglio europeo in via formale già dal prossimo mese e poi dal Parlamento europeo e dai paesi membri.
L’idea di lasciare piena libertà di opzione tra ora legale e solare sembra non introdurre la paura di un’Europa disomogenea: “Ci aspettiamo un certo coordinamento tra i paesi. Già oggi Svizzera e Finlandia, che sono in due fusi orari diversi, stanno discutendo se optare per la stessa ora”, ha spiegato la commissaria ai Trasporti e responsabile del dossier, Violeta Bulc, in un’intervista a Il Sole 24 Ore.
Con l’approvazione di quesa misura, gli stati avranno a disposizione due finestre per cambiare definitivamente il proprio orario e scegliere o l’ora solare o quella legale: il 31 marzo 2019 e il 27 ottobre 2019. Dal 28 ottobre in poi non sarà più possibile cambiare per due volte all’anno il proprio orario.
Al momento i paesi membri dell’Unione europea sono obbligati a introdurre l’ora legale fra il 25 e il 31 marzo e a rimuoverla tra il 25 e il 31 ottobre dello stesso anno. A riguardo, i pareri sono discordanti: "C‘è chi attribuisce al cambio di ora conseguenze negative per la salute e chi invece considera che proprio il cambio di ora consente di rimanere all'aria aperta più a lungo e fa quindi bene all'attività fisica", ha spiegato la commissaria Ue. Un altro motivo per cui era stata adottata l’ora legale era quello di risparmiare energia, motivazione che però oggi non ha più tanta valenza perché il risparmio sarebbe marginale. Secondo Terna SpA (operatore di reti per la trasmissione dell'energia citato dalla Commissione europea), in Italia nel 2016 il risparmio energetico è stato di appena di 580 GWh, ossia 94,5 milioni di euro.