Cosa prevede il piano Kellogg per la pace in Ucraina: il ruolo del fiume Dnepr e quello delle truppe europee

La "pace in Ucraina in 24 ore" promessa da Trump durante la campagna elettorale è, evidentemente, ancora un miraggio. Come riferiscono i dispacci ufficiali dal tavolo negoziale, infatti, al momento nessuna delle proposte della Casa Bianca per una cessazione totale delle ostilità, ma neanche per un cessate il fuoco temporaneo, è stata minimamente presa in considerazione dalle due parti in causa: l'Ucraina non ne vuol sapere di cedere sovranità territoriale ed arrendersi, mentre la Russia ha capito di poter alzare la posta in gioco visto l'atteggiamento molto accondiscendente della Casa Bianca, incapace di condannare persino la strage di Sumy della Domenica delle Palme.
L'ultima proposta arrivata da Washington in ordine di tempo è stata quella avanzata dall’ex generale Keith Kellogg, inviato speciale di Donald Trump a Kiev, che in una recente intervista al Times ha dichiarato che l’Ucraina potrebbe essere divisa in aree di influenza, "quasi come Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale".

Nel colloquio con il quotidiano britannico, Kellogg aveva proposto l’istituzione di una “forza di rassicurazione” guidata da Regno Unito e Francia nell’Ucraina occidentale, con la contemporanea concentrazione delle forze ucraine a ridosso fiume Dnepr. La proposta prevedeva anche la creazione di una zona smilitarizzata lungo l’attuale linea del fronte, lasciando il controllo dei territori occupati alle truppe russe. Un modello che, secondo le sue parole, "ricorderebbe quello di Berlino nel secondo dopoguerra, con zone d’influenza gestite da potenze diverse".
Apriti cielo: come era ovvio, la sua affermazione ha sollevato le ire ucraine costringendolo, poche ore dopo, a una frettolosa retromarcia affidata a un post su X. "Stavo parlando di una forza di resilienza post cessate il fuoco, a sostegno della sovranità ucraina. Quando ho menzionato le zone, mi riferivo a settori di responsabilità militare per le forze alleate, senza coinvolgimento di truppe statunitensi. Non ho mai proposto una spartizione dell’Ucraina".
Qual è la proposta di Kellogg per la pace in Ucraina
Kellogg ha inoltre ribadito che l’eventuale presenza di truppe europee in Ucraina occidentale non dovrebbe essere vista come una provocazione da Mosca, proprio perché situata a ovest del Dnepr, una barriera naturale importante. Tra le proposte emerse, anche l’istituzione di una zona demilitarizzata larga 18 miglia (circa 29 chilometri) per separare le forze russe da quelle occidentali, facilitando il monitoraggio di un’eventuale tregua.
Nonostante le cautele, lo stesso Kellogg ha ammesso che la Russia potrebbe respingere la proposta e che eventuali violazioni del cessate il fuoco sarebbero "probabili, ma facilmente monitorabili". Gli Stati Uniti, ha confermato, non sarebbero coinvolti direttamente sul campo, e Kellogg ha messo in guardia Francia e Regno Unito dal fare affidamento sul supporto americano per la cosiddetta "coalizione dei volenterosi", formata da Paesi europei e del Commonwealth pronti a garantire la sicurezza ucraina dopo una tregua.

Il disaccordo tra gli inviati di Trump in Ucraina
La proposta rappresenta la prima volta che un alto funzionario vicino a Trump indica il fiume Dnepr come possibile linea di demarcazione in un futuro assetto postbellico dell’Ucraina. Le dichiarazioni di Kellogg arrivano in un contesto di forti contrasti all’interno dello stesso entourage trumpiano: nello stesso giorno, infatti, l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, aveva incontrato Vladimir Putin a San Pietroburgo per discutere una possibile soluzione diplomatica al conflitto.
Secondo fonti riportate da Reuters, Witkoff e Kellogg sarebbero in disaccordo sulla strategia negoziale: il primo sarebbe favorevole a concedere alla Russia il controllo ufficiale di quattro regioni occupate come condizione per un cessate il fuoco, mentre il secondo ritiene che Kiev non accetterà mai una cessione unilaterale dei territori. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito con fermezza la posizione del suo governo: l’Ucraina non riconoscerà mai quei territori come parte della Federazione Russa.