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Guerra in Ucraina

Cosa ha voluto dirci Putin nel suo discorso alla parata del 9 maggio (tra una bugia e l’altra)

Un discorso brevissimo, una parata sottotono, nessun segnale di escalation e anzi un piccolo spiraglio alle trattative: l’atteso discorso del 9 maggio ha deluso le attese di chi si aspettava un Putin pronto al tutto per tutto. Ma non c’è da fidarsi troppo.
A cura di Daniele Angrisani
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Lo sguardo di tutto il mondo era oggi posato sulla Piazza Rossa, dove erano attese dichiarazioni importanti da parte del Presidente russo Vladimir Putin.

Le aspettative, che sono state alimentate anche da parte dell’intelligence occidentale che finora si era dimostrata molto attendibile nelle sue analisi, erano quelle che Putin avrebbe potuto usare questa occasione per dichiarare formalmente lo stato di guerra contro l’Ucraina ed annunciare la mobilitazione generale e tentare il tutto e per tutto di fronte allo stallo sul campo di battaglia.

Ed invece, nulla di tutto questo. Si è trattato anzi di un discorso piuttosto blando e breve per gli standard del Presidente russo.

Ha iniziato ricordando la vittoria russa a Borodino contro l’armata di Napoleone Bonaparte e quindi le grandi battaglie della Seconda guerra mondiale: Mosca, Leningrado, Kyiv, Minsk. Subito dopo ha fatto un paragone con la situazione attuale in Ucraina, affermando che ora l’esercito russo sta combattendo “per la nostra gente nel Donbass”.

Finita la lezioncina storica, Putin è passato ad uno dei suoi argomenti preferiti: la presunta minaccia della NATO e la necessità da parte russa di un intervento preventivo per fermare questa minaccia – ironicamente utilizzando la nozione della guerra preventiva che gli stessi russi avevano così tanto criticato agli americani ai tempi della Guerra in Iraq di circa 20 anni fa.

Volendo giustificare a tutti i costi la sua decisione di invadere l’Ucraina, Putin ha detto, senza alcuna prova a supporto di queste affermazioni, che i battaglioni nazionalisti ucraini si stavano preparando per invadere la Crimea ed attaccare il Donbass ed ha ribadito ancora una volta la bufala dell’Ucraina che voleva dotarsi di armi nucleari.

Subito dopo il presidente russo ha lanciato l’ennesima stoccata agli Stati Uniti che parlano della loro “esclusività” umiliando in questo modo anche i Paesi alleati degli americani, per poi concludere onorando le vittime delle guerre e promettendo ulteriore aiuto finanziario alle famiglie, cosa che ha poi ha subito messo in pratica firmando l’ennesimo decreto in questo senso.

La parata è poi proseguita con la sfilata prima dei soldati a piedi delle varie branche delle Forze Armate russe e quindi dei mezzi militari. Ma sia a Mosca, che in altre città della Russia, è stata annullata la parata aerea per via, almeno ufficialmente, delle “condizioni meteo non adeguate”, cosa che ha aumentato la sensazione di una parata generalmente sottotono rispetto alle aspettative.

Pur non essendo stato un discorso che verrà ricordato negli annali della storia, il fatto che Putin non abbia annunciato la mobilitazione generale né altre azioni che avrebbero potute apparire come provocatorie – come, ad esempio, referendum per l’annessione alla Federazione Russa delle Repubbliche separatiste del Donbass o della regione occupata di Kherson – può essere indubbiamente interpretato come un segnale, perlomeno, di non chiusura ad una soluzione negoziale da parte russa.

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, infatti, era stato molto chiaro nell’affermare più volte che qualsiasi tentativo di annessione unilaterale dei territori occupati dai russi, avrebbe posto fine a qualsiasi negoziato, per non parlare ovviamente dell’escalation militare che avrebbe fatto seguito ad una eventuale mobilitazione generale da parte russa.

Il fatto che non sia stato annunciato nulla di tutto ciò, lascia quindi aperto ancora uno spiraglio negoziale, sebbene la strada per un accordo tra le parti resti strettissima ed i segnali delle ultime settimane non siano stati positivi in questo senso.

Al momento, però, la realtà è che la guerra va avanti, ed a parte piccolissimi successi (due giorni fa i russi sono finalmente riusciti ad occupare la città di Popasna nella regione di Luhansk dopo il ritiro delle forze ucraine), la situazione resta di stallo, e non sembra per ora esserci nessuna svolta all’orizzonte. Il discorso di oggi ha solo cristallizzato ulteriormente una situazione che continua per ora ad essere senza via di uscita immediata.

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Daniele Angrisani, 43 anni. Appassionato da sempre di politica internazionale, soprattutto Stati Uniti e Russia. 
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