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Opinioni

Cosa ha fatto davvero Hollande (bufale a parte)

La bufala del miracoloso Hollande, ma anche i primi 61 giorni di mandato da Presidente e la discontinuità con il predecessore Nicholas Sarkozy: ovvero come combattere la crisi facendo “qualcosa di sinistra”.
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C'è un post che in queste ore sta facendo il giro della rete, facendo il pieno di condivisioni, con rilanci anche da parte di profili "autorevoli" e di pagine ufficiali. Si tratta del bilancio dei primi giorni di attività del Presidente della Repubblica francese Francois Hollande, stilato dal blogger Sergio Di Cori Modigliani e diffuso principalmente su facebook da una marea di pagine "tematiche" e rilanciato con una frequenza davvero impressionante, con il classico effetto virale su facebook e sugli altri social network:

Ecco cosa ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 56 giorni di governo: ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Touchè. Via con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.  Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 5 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.

Ha sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.  Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale. Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate. Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare. Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non  va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio.

Risultato: ma guarda un po’ SURPRISE!! Lo spread con i bund tedeschi è sceso, per magia. E’ arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470). L’inflazione non è salita. La competitività re la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.

Hollande è un genio dell’economia?

No. E’ una persona normale. E’ un socialista normale. E’ una persona di sinistra normale.

Ovviamente il confronto con la situazione italiana e con l'operato dei partiti riconducibili al centrosinistra nostrano sarebbe impietoso. Sarebbe, appunto. Perché, come notato fin da subito, a questa ricostruzione manca in effetti il "crisma dell'ufficialità", una conferma sostanziale degli atti di Governo e la correlazione con i provvedimenti presi (nemmeno un riscontro neanche sul dossier del Partito socialista francese). In buona sostanza, si tratta di ricostruzioni quantomeno forzate (quando non vere e proprie bufale), rilanciate senza il benché minimo spirito critico persino dal profilo ufficiale di Sinistra Ecologia e Libertà. Poche davvero le voci critiche, come quella di Francesca Minonne su trentamag che nota come:

Questo mirabile elenco di vittorie è stato messo in giro senza alcuna fonte, senza alcun riscontro. Aprite soltato il sito del Le Figaro e cercate gli articoli su Hollande. Nulla. Spingetevi sul sito del Partito Socialista francese che tiene traccia del percorso di governo. Ma intanto la notizia gira, riportata anche dal  blog di Coen su Repubblica e su GqItalia e nessuno si preoccupa di approfondire. Nel blog che ha lanciato questa “notizia” qualcuno prova a chiedere le fonti. Ma l’autore sostiene di non doverne dare. Lui è un professionista ed in quanto tale ha le sue fonti e se proprio le vogliamo “chiamate l’ambasciata e fatevi mandare la documentazione”

Ma dunque? Neanche Hollande è il "profeta" del socialismo progressista che tutti stavamo aspettando? In parte, perché ovviamente anche un giudizio del genere sarebbe prematuro ed ingeneroso. Cominciamo infatti col notare alcuni punti programmattici approvati dal Governo francese in queste prime settimane di reggenza. A cominciare dall'intenzione di non inserire nella Costituzione la norma per il pareggio di bilancio, giudicata controversa da più di un analista politico (anche in Italia). In realtà, si legge su Le monde, "Hollande propone una via che distingue tra la "revisione" della Costituzione e "registrazione" nella Costituzione", non solo un tecnicismo, ma un modo che permetterà di "non fare riferimento al vincolo quando un bilancio verrà sottoposto al Consiglio Costituzionale", anche perché il trattato parla di una "regola del pareggio di bilancio" da recepire "nei loro ordinamenti giuridici nazionali per mezzo di disposizioni vincolanti"  ma solo "preferibilmente" di natura costituzionale. Da questo punto di vista il maggior merito di Hollande è quello di aver mostrato "un'alternativa possibile", riuscendo a rafforzare i rapporti con Italia e Spagna e allo stesso tempo evitando uno strappo evidente con la linea rigorista della cancelliera Merkel.

Sulle auto blu e sulle indennità invece bisogna parlare di una riduzione consistente, non di un azzeramento. Per ciò che riguarda la riduzione della retribuzione dei ministri e dello stesso Hollande, infatti, il premier Jean-Marc Ayrault ha presentato un decreto per un abbassamento del 30% della retribuzione (in parallelo chiedendo l'attuazione di una carta etica per regolare la condotta dei ministri e "obbligarli a dichiarare patrimoni ed interessi").

L'aumento della aliquota per i ricchi è invece stata differita, dovrebbe essere ripresa in un prossimo provvedimento e riguardare semplicemente i guadagni superiori ad una certa cifra (1 milione di euro) che saranno tassati fino al 75%. Come ricordava un corsivo su europaquotidiano poi, "si dovranno aspettare 15 anni tra una donazione e l’altra per usufruire degli sgravi fiscali; si torneranno a tassare gli straordinari, che a fini impositivi verranno di nuovo conteggiati nel reddito; si introdurrà una tassa del 3 per cento sui dividendi ridistribuiti agli azionisti, verrà stabilita un’aliquota sfavorevole per beni di lusso e per le notti in hotel cinque stelle, e così via".

Sempre Le Monde fa poi il punto sulle attività del Governo per quanto riguarda la riforma delle pensioni, confermando la possibilità che una particolare categoria di lavoratori vada in pensione a 60 anni (a determinate condizioni), mentre per il tanto sbandierato ingresso di 60mila dipendenti pubblici nella scuola e 5mila nella polizia bisognerà attendere il progetto organico elaborato dal ministro dell'istruzione Vincent Peillon, ma in ogni caso si tratterà di ingressi progressivi (con cifre da riconsiderare). Confermato invece il sostegno alle famiglie, con un aumento delle "indennità per la scuola" del 25% fortemente voluto dal ministro per la famiglia Dominique Bertinotti. Via libera invece entro la fine del 2012 al ritiro delle truppe francesi dall'Afghanistan, anche se alcuni reparti resteranno ad "addestrare" gli ufficiali dell'esercito afghano.

Il resto dei miracoli di Hollande è (per ora) solo scritto nel programma elettorale del Partito Socialista. Ma non è poco, giacchè il Presidente incarna la possibilità stessa di un superamento "a sinistra" della crisi, con la necessità di ripensare in chiave critica un modello che per molti versi si è rivelato insostenibile. Insomma, non è di un (finto) supereroe che la Francia e l'Europa hanno bisogno, ma di un garante di quell'equilibrio fra società, politica ed economia andato in frantumi sotto il peso della crisi e della speculazione. E comunque il cammino di Hollande è appena cominciato.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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