Cosa ha detto Macron su Putin e perché si parla di un cambio di linea dell’Europa
Non bisogna umiliare la Russia, né vincere una guerra nella quale l'Europa non è coinvolta. Nelle ultime ore si parla molto di un cambio di linea da parte dell'Ue, ma tutto nasce dalle parole – sempre più morbide e dialoganti, almeno rispetto ai mesi scorsi – del presidente francese Emmanuel Macron, che ha anche la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea. "Non dobbiamo cedere alla tentazione dei revanscismi – ha detto Macron durante la cerimonia di lunedì a Strasburgo – Domani avremo una pace da costruire" e "dovremo farlo con Ucraina e Russia attorno al tavolo". Ma attenzione, ha sottolineato il presidente francese: "Questo non si farà con l'esclusione reciproca e nemmeno con l'umiliazione".
Il presidente francese ha anche ricordato: "Affinché questa guerra possa concludersi abbiamo adottato sanzioni senza precedenti e abbiamo mobilitato mezzi umanitari, finanziari e militari come mai prima d'ora". Poi però ha sottolineato: "Non siamo in guerra contro la Russia, lavoriamo per la preservazione dell'integrità dell'Ucraina, per la pace nel nostro continente". Ma "sta solo all'Ucraina definire i termini dei negoziati con la Russia". Insomma, nessuno può dire a Kiev se accettare o meno eventuali condizioni che ne riducano l'integrità territoriale. Anche se un'eventuale cessione di territori sarebbe inaccettabile per l'Occidente a livello internazionale.
È evidente che Macron ce l'avesse con Putin, ma anche e soprattutto con il presidente americano Joe Biden e con l'Ucraina. A tutti ha mandato messaggi chiari: l'Europa non è in guerra né vede come obiettivo finale la sconfitta della Russia. Nel corso dei mesi i toni si sono alzati, soprattutto da parte degli Stati Uniti, e l'Ue ora prova a riposizionarsi per cercare il dialogo. L'Europa starà sempre con l'aggredito – in questo caso l'Ucraina – e continuerà a sostenere Zelensky e il suo esercito con armi, finanziamenti e sostegni di ogni tipo. Ma per Macron è essenziale ora riallacciare il filo del dialogo – come confermano le ultime telefonate con Putin – in un momento in cui i negoziati si sono interrotti completamente e non sembra esserci alternativa alla guerra.