Cosa farà la Russia di Putin dopo che l’Ucraina ha accettato la proposta sulla tregua degli USA

"Ora la palla passa nel campo di Putin". Lo ha detto il segretario di Stato statunitense, Marco Rubio, annunciando il sì dell’Ucraina alla proposta degli USA su una tregua di 30 giorni, nonostante non ci siano quelle garanzie di sicurezza che invece Volodymyr Zelensky pretendeva quando è volato a Washington alcune settimane fa.
La domanda quindi è: che cosa farà adesso il presidente russo?
Facciamo un passo indietro. L’Ucraina ha accettato la proposta degli Stati Uniti dopo un tavolo di otto ore a Jedda, in Arabia Saudita. Alla fine Rubio ha annunciato ai giornalisti: “L’Ucraina ha accettato la proposta americana di un cessate il fuoco immediato di trenta giorni e l’avvio dei negoziati di pace con la Russia. Di conseguenza, gli Stati Uniti revocheranno il blocco degli aiuti militari e di intelligence. I due Paesi concordano di concludere l’accordo sui minerali il prima possibile”.
E poi: “Ora la palla per la tregua in Ucraina è nel campo della Russia. Se dirà di no sapremo purtroppo chi è l’ostacolo della pace”.
Quali sono le opzioni di Vladimir Putin: i possibili scenari
Ci sono almeno tre scenari possibili. Il primo, Putin rifiuta la tregua. Sul piano militare, alla Russia in questo momento non conviene sedersi al tavolo dei negoziati, perché l’offensiva nel Kursk sta procedendo a suo favore. Non ha però ancora conquistato tutta la regione, per cui accettare un cessate il fuoco adesso significherebbe lasciare quei territori sotto il controllo dell’Ucraina e congelare la linea del fronte così com’è. Uno stato di cose difficile da giustificare in patria, viste le enormi perdite umane, economiche e militari che la Russia ha avuto in questi anni.
Secondo scenario: Putin accetta la tregua. Accetta perché non può permettersi di pestare i piedi agli Stati Uniti in questo momento, sia perché rischierebbe di spingere Washington a rafforzare gli aiuti militari a Kiev e, allo stesso tempo, a imporre nuove sanzioni a Mosca. Ma anche perché potrebbe pregiudicare i futuri rapporti tra Russia e Stati Uniti, che con Trump alla Casa Bianca invece potrebbero portare dei vantaggi da non sottovalutare.
Perché quella tra Russia e Ucraina è una tregua difficile
C’è sempre un terzo scenario. Uno scenario in cui Putin potrebbe accettare la proposta di Washington per ingraziarsi l’amministrazione statunitense, ma non immediatamente. Il presidente russo potrebbe prendere tempo, chiedendo di ridefinire alcune voci dell'accordo, assicurandosi nel frattempo il controllo di alcune zone strategiche del Kursk, in modo da sedersi al tavolo da una posizione di forza. Oppure potrebbe anche accettare subito, consapevole però che si tratterà di una tregua molto complicata, in cui l’incidente che fa saltare tutto è dietro l’angolo.
Parliamo infatti di una tregua totale, a 360 gradi, di un intero mese, lungo un fronte dove per anni si è combattuto, ci sono stati colpi di artiglieria, carri armati, morti. Di colpo tutto questo dovrebbe cessare. Senza che nessuno apra più il fuoco, nemmeno per sbaglio, nemmeno per paura a un movimento sospetto.
È una tregua molto difficile da mantenere. E forse il punto potrebbe essere proprio questo, su chi sarà il primo a violarla, addossandosi automaticamente il titolo di colui che non vuole la pace. E che, quindi, non può certo fare richieste al tavolo dei negoziati. E la Russia, va detto, è particolarmente abile a inscenare incidenti, per poi farne ricadere la colpa da un’altra parte e sfruttare tutto a proprio vantaggio.
Perché Zelensky ha accettato la proposta degli USA
Zelensky tutte queste cose le sa bene. Ma allora, perchè ha accettato la proposta degli Stati Uniti, rinunciando persino alle garanzie di sicurezza?
Perché in questo momento non ci sono alternative. Perchè mostrarsi aperto e ben disposto verso Washington è necessario per ripristinare i rapporti con l’amministrazione di Trump, il cui sostegno per l’Ucraina è imprescindibile, dopo quel disastroso incontro nello studio ovale. Kiev ha bisogno di garanzie di sicurezza, è vero, ma è anche consapevole di poter contare sul sostegno degli europei. Che nelle ultime settimane hanno annunciato un piano di riarmo da 800 miliardi di dollari e che nel frattempo, mentre gli ucraini erano a Jedda, si sono riuniti a Parigi per stabilire chi saranno i volenterosi a mandare truppe in Ucraina per far rispettare un eventuale accordo di pace.
Accordo che, piaccia o no, forse sta vedendo in queste ore le sue migliori chances di vittoria.