Cosa è successo nel primo incontro dal vivo tra Xi e Biden
Si è appena concluso dopo più di tre ore l’incontro tra Joe Biden e Xi Jinping in occasione del G20 di Bali, in Indonesia. Si tratta del primo incontro dal vivo da quando il Presidente americano ha assunto la carica e, come sottolineato dall’omologo cinese nei suoi saluti di apertura, la relazione più importante per la situazione mondiale attuale, il G2, ovvero il rapporto cino-americano, gravemente incrinato con la crescita delle tensioni nel Pacificio e in seguito alla visita a Taiwan della Speaker della camera Nancy Pelosi.
Sogno americano
Entrambi i Presidenti sono arrivati all’incontro in una posizione di forza. Xi rieletto storicamente per il suo terzo mandato con più potere che mai all’interno del Partito e Biden che ha sventato l’ondata rossa alle elezioni di Midterm. Tuttavia, ciò non significa che possiamo aspettarci grandi risultati o cambiamenti di posizione in seguito all’incontro, il quale rimane fondamentale per riallacciare i legami in vista di sfide comuni come il conflitto ucraino e il cambiamento climatico ma, soprattutto, nelle parole della Cnn che sintetizzano l’obiettivo di Biden: “prevenire lo scoppio di un potenziale conflitto tra le due potenze”.
Gli Usa hanno mostrato di dare grande importanza all’evento già dalla composizione della delegazione, la quale al fianco del Presidente ha visto il Segretario di Stato Blinken e quello al Tesoro Yellen. Insieme a loro diversi esperti di affari asiatici. "Come leader delle principali economie del mondo, dobbiamo gestire la competizione dei due nostri Paesi, evitare che si trasformi in conflitto e collaborare sui temi comuni", ha affermato il presidente Usa, ribadendo che nonostante tutto, Washington continuerà a "competere vigorosamente" con Pechino.
Nuovo sogno cinese
Per la Cina invece, “in questa era di grandi cambiamenti l'umanità si trova ad affrontare sfide senza precedenti, il mondo è arrivato a un bivio.” ha affermato Xi Jinping oggi. “Attualmente” ha aggiunto Xi “le relazioni sono in una situazione molto cara a tutti noi, perché questo non è l'interesse fondamentale dei nostri due paesi e popoli, e non è ciò che la comunità internazionale si aspetta da noi”. Nelle parole del portavoce degli esteri Zhao Lijian, è necessario “stabilire la giusta via da seguire per i rapporti bilaterali” ma anche “difendere fermamente i nostri interessi di sovranità, sicurezza e sviluppo”.
C’è dunque la coscienza della propria responsabilità storica ma anche una certa fermezza nell’opporsi a determinate concessioni, soprattutto legate a Taiwan nelle questioni di sovranità o alla guerra tecnologica e commerciale nelle questioni legate allo sviluppo.
I leader hanno però convenuto sul divieto di utilizzo di armi nucleari in Ucraina e sull’idea di incoraggiare la Nord Corea ad agire “in maniera più responsabile”.
Tuttavia, su Taiwan l’incompatibilità delle posizioni è emersa. Per Xi, Taipei “è la prima linea rossa da non oltrepassare”. Gli Usa hanno invece condannato le azioni aggressive e coercitive di Pechino intorno all’isola che sono considerate da quest’ultima come una questione di politica interna in cui nessun paese straniero ha diritto di intervenire in virtù del principio dell’Unica Cina. Nonostante questo Biden è convinto non ci sia un “pericolo imminente” per l'isola di Formosa, “credo assolutamente che non sia necessaria una nuova guerra fredda” ha aggiunto, esprimendo la volontà di far seguire il meeting con una visita a Pechino del Segretario di Stato americano Antony Blinken.
Non è "kumbaya"
Allo stesso modo, non ci sono illusioni e Biden lo ha chiarito caldamente: "Non sto suggerendo che questa sia kumbaya” ovvero una convinzione ciecamente devota e ingenuamente ottimista. Infatti, come riportato qui su Fanpage, nelle ultime settimane abbiamo visto le tensioni accrescersi sotto numerosi fronti e questo è il primo vero segnale di distensione. Per Shi Yinhong, professore di relazioni internazionali dell'Università Renmin di Pechino, sarebbe un’enorme illusione credere che il meeting porterà ad un significativo miglioramento dei rapporti. “Dato che la Cina e gli Stati Uniti sono in uno stato di rivalità e confronto quasi totale, non ci sono molte possibilità di prevedere che le questioni principali possano essere veramente chiarite”. Per Shi sono stati anche pochi gli spiragli per altri temi chiave come l’Ucraina, la Nord Corea o i cambiamenti climatici.
“Sulla questione dell'Ucraina, la Cina ha già più volte chiarito la sua posizione. Non cambierà semplicemente a causa dei colloqui con il presidente degli Stati Uniti. Sulla Corea del Nord, già dal marzo dello scorso anno la Cina ha smesso di considerare la denuclearizzazione come un elemento fondamentale della sua politica nella penisola”. Non tutti sono così pessimisti. Per Mattie Bekink, Direttrice dell’Economist Intelligence Corporate Network di Shanghai, "è importante per i capi di Stato parlare direttamente. C'è una mancanza di fiducia in questo rapporto. Se Xi e Biden inviano il segnale che è ora di riprendere le comunicazioni, si spera che questo si propaghi anche ai livelli inferiori".
Le criticità
Di certo, quando Biden e Xi si incontrarono per la prima volta nel 2017 al World Economic Forum di Davos una simile degenerazione era ostentata solo dagli esperti più “realisti” delle relazioni internazionali. Nel 2021, infatti, quando Biden assunse la carica di Presidente, ci si aspettava che contrastasse le politiche anti-cinesi di Trump, le sue minacce e la sua guerra commerciale e tecnologica che nel 2018 impose 50 miliardi di dazi sui prodotti cinesi.
Tuttavia, la direzione intrapresa da Biden è stata dissimile nei modi ma non certo nei fini. La guerra commerciale legata al surplus cinese si è intensificata, così come la stretta sulla tecnologia militare e le industrie strategiche. Ora mentre l’Occidente soffre per la situazione Ucraina, sia sul piano politico e sia economico, anche Pechino non gioisce sul piano della crescita all’indomani della crisi del settore immobiliare e del devastante impatto della politica Zero-Covid.
Le prospettive
Di fronte ad un simile contesto, il rapporto commerciale Cina-Usa-Ue rimane un interesse comune fondamentale nello scoraggiare l’intensificarsi delle diverse crisi, compresa quella energetica. Dentro questo quadro, inoltre, i rapporti sino-russi non sembrano migliorare. Secondo le rivelazioni di un funzionario mandarino sul Financial Times, Putin non ha informato Xi dell’invasione ucraina, "se ce lo avesse detto non ci saremmo trovati in una situazione così difficile. C'erano oltre 6 mila cittadini cinesi in Ucraina ed alcuni di loro morirono durante l'evacuazione, anche se non possiamo dirlo pubblicamente".
Una condizione che vede la diplomazia bipartisan di Washington tentare di insinuarsi da più fronti, anche perché se c’è un tema che unisce Repubblicani e Democratici è sicuramente Pechino. Tuttavia, non bisogna mai scordare che, viceversa, uno dei pochi punti che unisce veramente l’azione di Cina, Russia e Corea del Nord nel Pacifico, è l’avversione alle esercitazioni e all’espansionismo della Nato.