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L'implosione del sottomarino Titan

Cosa è successo al sottomarino Titan e ai suoi passeggeri: le tappe fino all’implosione catastrofica

L’analisi della Guardia Costiera Usa per ricostruire cosa è accaduto al sottomarino Titan i cui resti sono stati trovati sul fondo dell’Oceano atlantico dove è imploso dopo essere sparito durante un viaggio turistico verso il relitto del Titanic domenica 18 giugno scorso con cinque persone a bordo, tutte morte.
A cura di Antonio Palma
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Il sottomarino Titan sarebbe imploso mentre scendeva sul fondo dell'Oceano verso il Titanic ancora prima dell'arrivo dei soccorsi. È quanto emerge dalle prime analisi effettuate sul posto dagli esperti che hanno partecipato alle operazioni di recupero del sommergibile. Il Titan quindi sarebbe andato distrutto nella stessa giornata di domenica 18 giugno quando ha perso contatto con la nave madre circa un'ora e 45 dopo l'immersione avvenuta alle 13 dello stesso giorno, anche se la nave di appoggio Polar Prince avrebbe atteso fino a sera per lanciare l'allarme, dopo il mancato rientro all'orario previsto. La dimensione del campo di detriti e i pezzi del sottomarino Titan trovati vicino al relitto del Titanic sono coerenti con una "implosione nella colonna d'acqua", così infatti i soccorritori hanno definito cosa è accaduto al sommergibile i cui resti sono stati trovati giovedì sul fondo dell'Oceano atlantico dove era sparito durante un viaggio turistico verso il relitto del Titanic con cinque persone a bordo, tutte morte.

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Il sottomarino in visita al Titanic è disperso: scatta l'allarme

Il sottomarino Titan della società specializzata OceanGate Explorations era stato portato sul posto dell'immersione per la visita al relitto del Titanic dalla nave appoggio Polar Prince. Si tratta di una zona dell'Oceano Atlantico a circa  700 chilometri al largo dell'isola canadese di Terranova da dove tutti e cinque i passeggeri erano partiti salpando dalla città di St John's nelle prime ore di domenica 18 giugno. Il viaggio doveva approfittare delle relative buone condizioni del mare e del meteo nella zona per poter effettuare l'immersione domenica. Il sommergibile avrebbe dovuto trascorrere dalle 10 alle 11 ore in immersione per portare i passeggeri paganti nella zona del relitto del Titanic a 3800 metri di profondità contando su circa 96 ore di ossigeno. Avrebbe dovuto iniziare la discesa al mattino ma per una serie di ritardi ha iniziato l'immersione intorno alle 13. Alle 14.45 però dalla nave madre avrebbero perso i contatti. Nelle ore successive nessuno ha lanciato l'allarme, partito solo in serata, visto il mancato rientro del mezzo speciale composto da fibra di carbonio e titanio.

Chi erano i cinque passeggeri e perché erano sul Titan

A bordo del sommergibile Titan viaggiavano cinque persone, tutte morte nell'implosione anche se i loro corpi non sono stati trovati. Tra di loro l'avventuriero britannico Hamish Harding, 58enne grande amante delle avventure estreme e per questo già esploratore dello spazio con la società di Jeff Bezos e in Antartide con l’astronauta in pensione Buzz Aldrin. Poi vi erano l'uomo d'affari britannico-pakistano Shahzada Dawood, 48 anni, e suo figlio di 19 anni, Suleman che secondo i familiari aveva paura ma aveva deciso di seguire in questa avventura il padre, uno degli uomini più ricchi del Paese. Infine l'americano Stockton Rush, 61enne co-fondatore di OceanGate, la società che gestiva il sottomarino perduto, e l'uomo a bordo più esperto di viaggi verso il Titanic, l'esploratore francese Paul-Henri Nargeolet, 77enne considerato l'enciclopedia vivente del transatlantico affondato.

Partono le ricerche del sommergibile: corsa contro il tempo per l'ossigeno

L'allarme lanciato nella serata di domenica dalla nave madre è stato raccolto dalla Guardia Costiera statunitense, competente per i soccorsi per la zona di Oceano dove si trova il relitto del Titanic, che ha stabilito un comando unificato con le autorità canadesi. Sul posto nelle ore successive sono arrivate diverse unità navali e anche aerei militari e sono state dispiegate boe sonar per captare ogni segnale dal fondo dell'oceano ma senza esito. Le operazioni a quelle profondità però si sono rivelate subito difficilissime perché sono pochissimi i mezzi che possono raggiungerle. Per giorni è andata avanti una corsa contro il tempo per individuare il Titan prima dello scadere delle 96 ore di autonomia di ossigeno. Una speranza era arrivata da alcuni segnali captati dalle boe sonar ma che purtroppo si sono rivelati una falsa pista.

Esaurite le ore di ossigeno del Titan: si continua con i Rov

La svolta però solo con l'arrivo dei Rov, mezzi telecomandati in grado di raggiungere profondità oltre i seimila metri sul fondo dell'Oceano. Diverse società commerciali specializzate nel settore infatti hanno fornito il loro supporto con navi posa tubi e posacavi che operano con simili veicoli subacquei. Una ricerca quasi disperata come hanno confermato gli esperti. È stato proprio uno dei questi mezzi infine a individuare  giovedì il relitto del sommergibile scomparso dando la tragica notizia della morte dei passeggeri.

Il ritrovamento dei detriti

Secondo quanto stabilito dagli esperti della Guardia Costiera Usa, i pezzi del sommergibile erano in un'area che si trova a circa 500 metri dalla prua del relitto del Titanic ma in un'area dove non ci sono detriti del transatlantico affondato che possano far ipotizzare un impatto tra i due mezzi. Inoltre la zona ha un fondo liscio e la posizione del campo di detriti è coerente con la posizione dell'ultima comunicazione con la nave madre. I soccorritori  hanno individuato "cinque diversi detriti principali" provenienti dal sommergibile Titan, secondo Paul Hankins, direttore delle operazioni di salvataggio della Marina degli Stati Uniti.

Il cono di prua, situato all'esterno dello scafo pressurizzato, è stato il primo pezzo trovato, ha detto Hankins alla conferenza stampa della Guardia Costiera degli Stati Uniti giovedì. Quindi, hanno trovato "un grande campo di detriti", dove c'era una parte dello scafo pressurizzato. Gli esperti col Rov hanno poi trovato un secondo campo di detriti più piccolo all'interno del primo, dove si trovava l'altra estremità dello scafo pressurizzato che ha dato la conferma che il sottomarino era distrutto.

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Quando è avvenuta l'implosione

Anche se "è troppo presto per stabilire i tempi esatti della catastrofica implosione", secondo il comandante della squadra locale della guardia costiera degli Stati Uniti, John Mauger, la tragedia si sarebbe consumata prima dell'arrivo dei soccorsi. Questa è stata un'implosione catastrofica del sommergibile che avrebbe generato un significativo suono a banda larga laggiù che le boe del sonar avrebbero captato sicuramente ma sappiamo che abbiamo proseguito questa ricerca nel corso delle ultime 72 ore e oltre e abbiamo avuto boe sonar in acqua quasi ininterrottamente ma non abbiamo rilevato alcun evento catastrofico", ha ricostruito il comandante del primo distretto della guardia costiera Usa che ha coordinato i soccorsi.

Infine ad avvalorare l'ipotesi di un implosione dello scafo già quando si erano interrotte le comunicazioni con la nave di appoggio, il fatto che secondo gli stessi soccorritori non sembra esserci una connessione tra i rumori rilevati dal sonar all'inizio di questa settimana e il punto in cui sono stati trovati i detriti del sottomarino Titan.

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Le reazioni dei familiari delle vittime e le testimonianze di ex passeggeri

Una tragedia quella del Titan che ha già scatenato numerose polemiche, dai familiari di alcuni delle vittime, che lamentano i ritardi nei soccorsi, a diversi ex passeggeri ed esperti del settore che segnalano invece presunti pericoli strutturali del mezzo impiegato per l'immersione. “Hanno atteso otto ore da quando si sono interrotte le comunicazione con il Titan prima di chiedere aiuto” hanno sostenuto i familiari di Hamish Harding. "Immaginate un tubo lungo pochi metri con una lastra di metallo come pavimento. Non si può stare in piedi, non ci si può inginocchiare" ha raccontato invece l'ex passeggero Arthur Loibl. "Immergersi verso il Titanic è stata un'esperienza emozionante, maestosa, irripetibile, ma la catastrofe era sempre vicina nella tua mente" ha rivelato invece Mike Reiss, produttore dei Simpson.

Le ultime notizie sul sottomarino disperso

Per accertare nel dettaglio i fatti, però, le ricerche nella zona per trovare e recuperare tutti i resti del sottomarino proseguiranno anche nei prossimi giorni. "Continueremo a raccogliere informazioni sul posto e capiremo in base a tutte le informazioni che abbiamo, la sequenza temporale", ha spiegato un portavoce della Guardia costiera americana. Ovviamente le ricerche si estenderanno anche ai corpi delle cinque vittime che erano a bordo ma la possibilità di trovarli appare molto remota. "Si tratta di un ambiente incredibilmente spietato laggiù sul fondo del mare, un ambiente davvero complesso, continueremo a cercare ma al momento non ho una risposta su quali siano le prospettive" ha ammesso infatti il comandante riferendosi alla possibilità di rinvenire i cinque corpi delle vittime.

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