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Opinioni

Cosa dobbiamo aspettarci dal semestre europeo (se il buongiorno si vede dal mattino…)

Il semestre di Presidenza italiana della Ue si apre con un lungo discorso a braccio di Matteo Renzi, con gli insulti di Salvini, le polemiche dei 5 Stelle e le urla di Borghezio: insomma, cose a cui siamo fin troppo abituati. Eppure, in chiusura, Renzi si incavola…
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Cominciamo bene, verrebbe da dire. Certo, sempre meglio del 2003, quando Berlusconi diede del kapo a Martin Schulz, scatenando una polemica durata anni. Polemiche che, del resto, non sono mancate nella giornata di apertura del semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea. A cominciare da quella sul "rispetto" del protocollo da parte del presidente del Consiglio, che salta la conferenza stampa per tornare subito in Italia, secondo molti per non perdere la ribalta del salotto televisivo di Bruno Vespa (versione smentita con forza in casa democratica).

Sarà, ma intanto la seduta si apre con l'intervento di Renzi, che mette subito in chiaro le cose: non parlo di programmi nello specifico, la piattaforma programmatica ve la consegno in forma scritta e per punti. Quindi? Ecco, l'intervento è a braccio e, al solito, appassionato e "prospettico". E nessuno può mettere in dubbio la capacità di farsi ascoltare di Renzi, nonché quella di trovare metafore particolarmente azzeccate (altro che i "tacchini sul tetto" di Bersani). Però, ecco, se le sole cose che restano del discorso di Renzi sono il "selfie dell'Europa", la generazione "Telemaco" e il google "mep", qualche domanda è lecita.

È però nel dibattito successivo che noi italiani diamo il meglio, come sempre. Tra un Borghezio che chiama "pagliaccio" Renzi, un Salvini che parla dei marò e degli imprenditori italiani suicidatisi a causa della crisi, contrapponendoli agli "sfigati" citati dal Presidente del Consiglio (i "poveri ed i perseguitati nel resto del mondo", in pratica) e qualche risposta fin troppo elusiva di Pittella, sempre col sorriso sulle labbra, ci mancherebbe.

Un capitolo a parte merita "l'esordio" degli europarlamentari del Movimento 5 Stelle. La parte centrale è affidata ad Ignazio Corrao, il quale si muove in assoluta continuità con le prime esperienze parlamentari del Movimento 5 Stelle: toni apocalittici, manicheismo spinto e sovrapposizione di temi politici, economici e sociali (certo, forse influisce anche il poco tempo a disposizione, sia chiaro). Il tono è sempre didascalico, da maestro alla prima lezione, con tanto di sguardo di sfida finale. I suoi colleghi invece scontano emozione e tensione: poca roba davvero le sottolineature della Moi e l'umorismo (?) di Borrelli. Vedremo nelle prossime settimane, di certo al momento a Roma si respira un clima migliore. E di certo, a Roma i 5 Stelle godono al momento di maggiore considerazione.

Poi la replica di Renzi, decisamente infastidito per il giudizio sprezzante del capogruppo (tedesco) del Ppe Manfred Weber. Questi aveva attaccato a tutto campo la linea tratteggiata nei giorni scorsi da Renzi: "L’Italia ha il 130% di debito, dove prende i soldi? Più tempo per le riforme? Come possiamo essere sicuri che saranno fatte? E come spieghiamo a Irlanda, Portogallo, Grecia, Cipro e Spagna che con i Paesi del G7 siamo più flessibili?". E nella replica Renzi non ha mostrato cedimenti, proviamo a parafrasare: non accettiamo lezioni, se Weber parla come capo del Ppe allora se la prenda con Berlusconi (e ricordi che con me governano membri del suo partito), se parla come esponente tedesco allora si ricordi di quando a sforare fu la Germania. Una chiusura polemica, che fa capire quale sarà il canovaccio dei prossimi mesi: questo è il vero braccio di ferro in atto, Ukip e nazionalisti vari saranno liquidati con poche battute.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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