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Opinioni

Cosa chiede la Grecia nel piano in esame a Bruxelles (e non è solo austerity)

Il governo greco ha fatto una proposta di salvataggio, accusata da più parti di capitolare all’austerity. Ma per l’Europa, che ora esamina il piano, sembra non essere abbastanza. Chi ha ragione? Ecco i punti del piano.
A cura di Michele Azzu
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Sono ore di fuoco a Bruxelles, quelle in cui si sta svolgendo una concitata riunione dell’Eurogruppo – i ministri delle finanze europei – per decidere se accettare il piano di salvataggio presentato dalla Grecia, e votato dal parlamento greco questa notte, oppure rifiutarlo, continuare a trattare, o procedere alla Grexit, cioè la uscita della Grecia dall’Euro.

Sono ore di fuoco. Da un lato il premier greco Alexis Tsipras è accusato di avere concesso troppo all’austerity nel suo piano, e di avere così tradito il mandato degli elettori che hanno votato ‘No’ al 61% al referendum della scorsa settimana – in cui si chiedeva ai cittadini greci se accettare o meno il piano di salvataggio disegnato dall’Unione Europea. Dall’altro lato, non è detto che Unione Europea, e ovviamente Fondo Monetario Internazionale e Banca centrale Europea, accetteranno la proposta greca.

Anzi, gli ultimi report da Bruxelles dicono che i ministri delle finanze europei, guidati dalla voce del ministro tedesco Wolfgang Schauble, ritengono ancora le proposte insufficienti. Chiedono si faccia di più, che le riforme vengano completate. Anche Christine Lagarde, direttore dell’Fmi, ha espresso lo stesso giudizio.

D’altro canto, nelle scorse ore sono tanti i ministri e premier che hanno concesso aperture al salvataggio della Grecia, tra cui il francese Francois Hollande e Matteo Renzi. Perfino la Germania sembra essersi aperta all’ipotesi di un alleggerimento del debito greco, a cui finora si era opposta. Insomma, sarà una lunga giornata per la Grecia, l’Europa, e tutti noi. Il meeting dell’Eurogruppo continuerà fino a tarda sera, e per domani (domenica) è previsto un meeting per discutere il salvataggio della grecia.

Ma è vero che Tsipras e la Grecia, nella loro proposta di salvataggio, hanno capitolato all’austerity? E cosa chiedono in cambio, cosa otterrebbe la Grecia se passasse questo piano? Inoltre, cosa manca ancora secondo i ministri delle finanze dell’Eurogruppo? Vediamo, punto per punto, i dettagli dell’accordo che potrebbe salvare la Grecia, o segnarne la fine all’interno della moneta unica.

GLI AIUTI. C’è una bella differenza nella somma su cui si basava l’accordo precedente – quello rifiutato dal referendum – e quella attuale. Prima sul piatto c’erano 7 miliardi per un semestre, ora si tratta su 53.5 miliardi di euro in 3 anni, che le ultime fonti affermano essere cresciuti fino alla cifra tra i 78 e gli 84 miliardi di euro, come riporta il Wall Street Journal. È chiaro che una cifra del genere darebbe un ampio respiro alle casse greche.

IL DEBITO. Nel piano di Tsipras non si parla di taglio del debito, si chiede di dilazionare le scadenze future dei pagamenti. Tuttavia, è condizione non scritta ma sul tavolo: un piano di austerity come questo – o addirittura più ampio come le ultime da Bruxelles fanno intendere – ammesso si arrivi ad un accordo, implica come condizione che si riveda la cifra del debito. Non si parla di taglio (o “haircut” come si è detto in inglese), né di ristrutturazione, ma di alleggerimento. Chiamatela come volete, ma rivedere il debito greco, nonotante il veto della Germania nelle scorse settimane, è ormai da quasi tutti gli attori in gioco, considerato necessario.

L’EQUITÀ. Le nuove proposte nel piano elaborato dal governo di Syriza, dicono qualcosa sul piano dell’equità. Che poi, per un governo di sinistra, significa tutto. È vero, i greci concedono su pensioni e privatizzazioni. Ma tassano gli yacht, le isole, abbassano l’aliquota dei medicinali e dei beni culturali, mentre alzano le tasse sui profitti delle imprese più ricche. Vediamo i punti nel dettaglio.

LE PENSIONI. Nella proposta greca di fine delle “baby pensioni” e per portare l’età pensionabile ai 67 anni (escludendo i lavori usuranti) si parte da ottobre 2015 per arrivare gradualmente fino al 2022. Si aumenta la contribuzione di chi lavora alle pensioni, e si alzano i pagamenti delle spese mediche per i pensionati.

LE TASSE. Le agevolazioni fiscali presenti nelle isole greche vengono cancellate, come richiesto dall’Europa, ma inizalmente solo nelle isole più grandi, e successivamente per le isole più piccole. Sulle imprese, invece, la proposta greca vuole aumentare del 12% l’aliquota sui profitti di quelle che hanno ricavi superiori al mezzo milione di euro. Si impone una tassa sulgli yacht e si portano le aliquote delle compagnie dal 26% al 28%. Mentre per i ristoranti passa al 23% e il 13% sugli alberghi. Mentre si concede un taglio di mezzo punto percentuale – dal 6.5% al 6% – su medicinali, libri e biglietti teatrali.

RIFORME AMMINISTRATIVE. Ci sono le misure da adottare contro l’evasione fiscale, creando una nuova agenzia ad hoc. Alla stessa maniera ci sarà probabilmente la creazione di un’agenzia anticorruzione, per ridurre il fenomeno molto esteso nelle istituzioni greche.

LIBERALIZZAZIONI E PRIVATIZZAZIONI. Si liberalizzera la vendita dei farmaci e i servizi di traghetti per le numerose isole greche. Le privatizzazioni, chieste dal’Europa e accettate nell’ultima proposta greca, riguardano la vendita di porti ed aeroporti.

IL LAVORO. Questo punto chiesto dall’Europa come in tanti altri paesi europei che hanno riformato il lavoro in maniera flessibile di recente – vedi Spagna e Italia – rimane completamente assente nella proposta greca. Se ne ridiscuterà successivamente. Sul tema ci sono forti scontri nel governo di Syriza, anche se le dimissioni dell’ex ministro dell’economia Yanis Varoufakis, forte oppositore di una riforma, potrebbe lasciare maggiore margine di manovra in questo campo. Ed è qui, probabilmente, che si concentreranno le pressione dell’Unioen Europea per intervenire sulle modifiche di quest’ultimo piano di salvataggio della Grecia.

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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