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Incendio a Los Angeles

Cosa c’entra il cambiamento climatico con i devastanti incendi di Los Angeles

Il climatologo Giulio Betti: “A causa del cambiamento climatico aumentano le fasi molto siccitose che favoriscono la propagazione dei grandi incendi. I roghi sono quasi sempre di origine dolosa, il problema è però che la vegetazione è particolarmente fragile e secca e costituisce un combustibile praticamente perfetto”.
Intervista a Giulio Betti
Climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze
A cura di Davide Falcioni
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Secondo Donald Trump gli incendi che stanno devastando Los Angeles – e che hanno provocato almeno 10 vittime e determinato l'evacuazione di centinaia di migliaia di persone – sono da imputare all'incapacità del governatore democratico della California, Gavin Newsom, che avrebbe impedito, con un provvedimento ad hoc, a milioni di galloni di acqua di fluire quotidianamente in molte zone dello stato, "comprese quelle che stanno attualmente bruciando in modo praticamente apocalittico". Newsom secondo Trump l'avrebbe fatto per proteggere il Delta smelt, un "insignificante" pesce in via d'estinzione. Si tratta di una bufala, naturalmente.

Una tesi se possibile ancor più ridicola è quella proposta da Elon Musk, secondo cui le misure denominate Diversity, Equity, and Inclusion (DEI) adottate dalla città di Los Angeles avrebbero favorito la propagazione dei roghi. Musk ha condiviso un post in cui la colpa degli incendi è attribuita a Kristin Crowley, la donna a capo del Los Angeles Fire Department, e alle sue politiche inclusive verso donne e gay. Il fondatore di Tesla scrive, giocando con la sigla DEI e la parola DIE (morire): "DEI means people DIE".

Non stupisce, per carità, ma né Donald Trump né Elon Musk menzionano il cambiamento climatico e le condizioni di straordinaria siccità che hanno investito negli ultimi mesi la California. Fanpage.it ne ha parlato con Giulio Betti – climatologo presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l’Istituto di Bioeconomia del CNR di Firenze.

Siccità più lunghe, estati torride, venti intensi: questi fattori, che favoriscono la propagazione degli incendi, sono il prodotto del cambiamento climatico o la tragedia di Los Angeles è causata da altro?

Il cambiamento climatico c'entra, eccome. I roghi di Los Angeles si inseriscono in un trend che vede un aumento dei grandi incendi nella California centro-meridionale, e tale incremento si verifica nonostante negli ultimi 15-20 anni i fondi per contrastare questi fenomeni siano più che raddoppiati rispetto, ad esempio, al periodo 2004-2005. Insomma, benché i finanziamenti statali per prevenire e far fronte agli incendi siano cresciuti i roghi stanno aumentando.

E come si spiega?

Sono aumentate nel frattempo, proprio a causa del cambiamento climatico, le fasi molto siccitose che favoriscono la propagazione dei grandi incendi. Attenzione: i roghi sono quasi sempre di origine dolosa, il problema è però che la vegetazione è particolarmente fragile e secca e costituisce un combustibile praticamente perfetto. Basti pensare ad esempio che negli ultimi 8 mesi nella zona di Los Angeles e Malibu sono caduti appena 4 millimetri di pioggia, di fatto non c'erano precipitazioni degne di nota da 8 mesi, mentre l'anno prima c'erano state al contrario alluvioni disastrose. L'alternanza tra inondazioni e fasi molto secche depaupera il terreno, rende la vegetazione molto vulnerabile e favorisce l'arrivo di patogeni. Il mix tra questi fattori e i fortissimi venti che hanno spirato su Los Angeles è stato letale. In realtà in condizioni normali, se cioè fosse stato un gennaio nella media climatica, non dico piovoso o freddo, ma banalmente normale, non avremmo assolutamente visto niente del genere.

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Checché ne dicano Trump e i suoi seguaci il cambiamento climatico è un dato di fatto. In futuro incendi simili sono destinati ad aumentare?

In futuro questi eventi estremi saranno sempre più intensi e frequenti, sempre ammesso che rimanga qualcosa da bruciare. Come è noto la sabbia non prende fuoco…

Eppure Donald Trump ed Elon Musk stanno attribuendo la responsabilità dei roghi non al cambiamento climatico, ma addirittura alle politiche ambientaliste degli amministratori democratici…

Sono curioso di vedere cosa faranno nei prossimi anni Trump e Musk, perché il cambiamento climatico non si interromperà di certo con l'insediamento della nuova amministrazione alla Casa Bianca. Sono curioso di capire chi incolperanno quando saranno loro a dover gestire incendi e inondazioni. Una cosa deve essere chiara: i roghi che stanno devastando Los Angeles non sarebbe stato possibile fermarli neppure con un intervento divino…

La dinamica degli incendi di Los Angeles somiglia a quella che si è verificata, ad esempio, per gli incendi estivi in Italia e nel resto d’Europa?

Su scala diversa ma sì. Quello che sta succedendo negli USA ricorda quello che si verifica a volte in estate sugli Appennini oppure in Sicilia, Calabria Ionica o in Sardegna, quando il mix tra i forti venti secchi e abbondanza di vegetazione crea le condizioni perfette per il propagarsi di importanti incendi.

Oltre alla forte riduzione delle emissioni di gas climalteranti quali politiche di adattamento si possono mettere in campo per contrastare in futuro questi eventi estremi? E come siamo messi in Italia da questo punto di vista?

La riduzione delle emissioni è indispensabile sul medio-lungo periodo, ma ovviamente non ha alcun effetto nel breve periodo perché le ricadute sull'andamento della temperatura si verificano nell'arco di anni. Detto ciò, per fortuna le misure di adattamento sul contrasto agli incendi in Italia sono buone, soprattutto per quanto riguarda le azioni di spegnimento e di bonifica. Nel nostro Paese abbiamo una grande storia di incendi e siamo stati in grado di imparare e di mettere in campo misure virtuose soprattutto in alcune regioni. Penso ad esempio alla Toscana, dove c'è un corpo antincendio boschivo indipendente, che si dedica esclusivamente a questo tipo di attività. Il corpo prevede un serrato addestramento, il reclutamento di volontari, corsi di aggiornamento continui, nonché bonifiche preventive, incendi controllati durante i periodi non pericolosi. Inoltre abbiamo una buona flotta di canadair, una buona presenza di invasi da cui prelevare l'acqua per spegnere roghi.

E dove dobbiamo invece migliorare?

Dobbiamo sicuramente implementare la rete di invasi piccoli e grandi da cui prelevare l'acqua per spegnere gli incendi. C'è poi tutta una politica di gestione forestale fondamentale che manca quasi del tutto in Italia, dove sono in aumento significativo le superfici boschive, però spesso si tratta di sterpaglie, quindi potenzialmente facilmente incendiabili. Occorre poi fare tanta formazione ai cittadini. Infine è necessario abbassare drasticamente il rischio che si sviluppino roghi attorno alle abitazioni, ad esempio – molto banalmente – riducendo piante e arbusti nelle vicinanze degli edifici, soprattutto in contesti rurali.

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