Cosa cambia per l’Ucraina dopo la telefonata con cui Trump ha legittimato la strategia di Putin
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Un’ora e mezzo di telefonata che potrebbe cambiare il mondo. La svolta del presidente americano apre alla possibilità di chiudere la guerra in Ucraina e riabilita Vladimir Putin. Ma le prospettive per Kyiv, l’Unione Europea, la Nato e più in generale per la stabilità internazionale restano incerte e pericolose. “Questa non è diplomazia ma prepotenza” dice a Fanpage.it il diplomatico russo Boris Bondarev, che diede le dimissioni e riparò all’estero dopo aver criticato senza mezzi termini l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe del Cremlino.
“Joe Biden e l’Europa sono colpevoli di aver trascinato la situazione fino a questo punto con la loro indecisione: ora Trump e la sua amministrazione cedono a Putin. Anche ammesso che questo possa portare alla pace, gli squilibri internazionali non possono che aggravarsi”.
Bondarev, cosa implicano la telefonata tra Trump e Putin e le successive dichiarazioni di Washington? Certo, speriamo tutti che la guerra possa fermarsi. Ma cosa c’è sotto questa svolta?
Gli Usa hanno scelto la Russia come loro alleato. E c’è una certa logica in questo. Perché l’Europa si è dimostrata semplicemente impotente e inutile. Senza far nulla per difendersi o proteggersi. Aspettando che arrivi un giorno in cui tutto si sistemerà comunque. È naturale che nessuno voglia un alleato che sia un peso. Gli alleati devono rafforzarti, non diventare una passività.
L’Europa sarà quindi tenuta fuori dai negoziati? Come più volte indicato da Mosca?
Né l’Europa né l’Ucraina saranno coinvolte in questa fase. Trump e Putin hanno deciso che risolveranno la cosa sedendosi solo loro a un tavolo. E poi diranno a Zelensky cosa deve fare.
E Zelensky accetterà?
Non lo so. Penso che sia in una situazione molto difficile. Ma spetta agli ucraini decidere. Non credo che siano ottimisti. E si sentono così traditi. Non hanno veri alleati. Perché l’Europa, mi pare proprio finita. Se voleva che questa guerra finisse, doveva agire in modo deciso. Non trascinarsela dietro in una specie di tira e molla, come ha fatto. E su questo ancor più colpevole dell’Europa è l’amministrazione americana di Biden.
Cosa si deciderà nel negoziato Usa-Russia?
Come ho scritto sulla piattaforma Substack nel documento di riflessione “Time to Win The War”, l’amministrazione Trump cercherà di soddisfare Putin. Che si oppone non solo all’adesione dell’Ucraina alla Nato, ma anche al dispiegamento di peacekeeper della Nato in zone demilitarizzate. Perché significherebbe di fatto che l’Ucraina è sotto la protezione dell’Alleanza. E ciò contrasta con tutte le posizioni del Cremlino sulla questione ucraina. Su questi due punti, il segretario alla Difesa Hegseth è già stato chiaro: sarà fatta la volontà del leader russo (successivamente, lo stesso Trump ha ufficializzato il “no” a Kyiv nella Nato, ndr).
Niente Ucraina nella Nato e niente Nato in Ucraina, quindi. E concesso questo, quali potrebbero essere i termini di un accordo accettabile per Mosca?
Il Cremlino vuole il riconoscimento dell’annessione russa di Crimea, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson, insieme al ritiro delle forze ucraine dai territori occupati nell’Oblast di Kursk. L'Ucraina dovrebbe inoltre impegnarsi nella smilitarizzazione e nella cosiddetta “denazificazione” sotto supervisione russa, garantendo che figure filo-russe occupino posizioni chiave. Un accordo definitivo sarebbe possibile solo dopo l’elezione di un governo considerato “legittimo” da Putin.
Inoltre, gli Stati Uniti e l’Unione Europea dovrebbero revocare tutte le sanzioni contro la Russia, mentre Nato e Washington sarebbero chiamati a riprendere le trattative sui termini dell’ultimatum russo del 15 dicembre 2021. Alcune di queste disposizioni potrebbero essere classificate come parte di un protocollo "non pubblico”.
Somiglia parecchio a una resa incondizionata dell’Ucraina.
Con tali termini, Putin potrà rivendicare la vittoria. Indebolirà l'Ucraina al punto da privarla della sua indipendenza e dimostrerà al mondo l'incapacità della Nato e, in particolare, degli Stati Uniti, di resistere alle sue ambizioni.
Putin ha vinto la sua guerra indiretta con la Nato?
Con Trump alla Casa Bianca, la Nato ha il destino segnato. Le do un paio d’anni di vita, se l’Europa continuerà a defilarsi e a prostrarsi al volere degli Usa. E questo gli europei se lo devono mettere bene in testa.
Intanto però la tanto criticata diplomazia “transazionale” di Trump potrebbe essere in grado di far tacere le armi, ai confini dell’Unione Europea…
Non è diplomazia. È solo prepotente affarismo. A spese di chi è più piccolo e più debole e non può difendersi. Il presidente Usa e il suo team sono incompetenti. Trump tratta le relazioni internazionali come se fossero affari personali, pensando che tutto possa essere comprato e venduto. Ma le relazioni internazionali sono molto più complesse di così. Semplificare troppo significa ignorare le dinamiche politiche. Questo modo di fare attira chi cerca soluzioni facili, attira voti. È puro populismo. Tiene in conto solo il breve termine. Non è un approccio davvero vincente.
E questo come si riflette nella strategia nei confronti di Mosca?
Trump e i suoi vedono la Russia come un attore economico. E quindi non la ritengono un concorrente. Perché la sua economia è piccola e dipende principalmente dalle esportazioni di petrolio, gas, carbone e minerali. Ma sembrano non accorgersi che la Russia è un avversario politico, che cerca di ridurre l'influenza globale degli Stati Uniti. L'obiettivo di Putin è creare una propria area di influenza per sentirsi sicuro, lontano da minacce esterne.
Infatti, Mosca punta a creare un nuovo ordine internazionale fondato sull’area di influenza russa, su quella cinese e su quella americana. Al Cremlino non ne fanno un mistero…
Ma Trump, col suo approccio affaristico alle relazioni internazionali, vuole concentrarsi sulla Cina. Che è la concorrente commerciale per l'America. Con una grande economia, una grande industria. E ora compete anche in settori tecnologici avanzati come l'intelligenza artificiale.
Può crearsi un equilibrio in grado di portare stabilità, nel mondo “tripolare” che si prospetta?
Beh, non può esserci equilibrio. Perché Trump è contro la Cina, e la Cina è con la Russia. Se Trump pensa che Putin prendendosi l'Ucraina si tiri fuori, si sbaglia di grosso. Putin si schiererà con la Cina. È ormai dipendente dalla Cina. Gli Usa si troveranno in inferiorità numerica: due contro uno. E non capisco perché Trump e la sua squadra non lo vedano.
Significa che anche se ora si mettessero d’accordo sull’Ucraina, Usa e Russia continuerebbero ad avere interessi contrapposti? Con quali conseguenze, alla luce del ritorno della politica di potenza e delle sfere d’influenza nelle relazioni internazionali?
Potenzialmente disastrose. Ma questi leader non pensano a lungo termine. Sono concentrati sul presente. Putin teme l’Occidente. Vede la promozione della democrazia in Russia come una minaccia. Non è preoccupato della sua posizione, perché ha soppresso ogni opposizione interna. Ma ha l’incubo che la Russia possa un giorno essere sopraffatta dagli Usa. Per questo vuole che gli americani se ne stiano ben lontani, fuori dall’Europa e dall’altra parte dell’Atlantico.
Trump ha invece l’obiettivo di preservare il dominio degli Stati Uniti nell’economia. Ma l'economia Usa è strettamente legata alla sua forza militare e politica. Senza la capacità di difendere gli investimenti all'estero, cederebbe sempre più influenza alla Cina.
L'establishment di Washington è troppo sicuro del proprio potere. Credono che rimarranno sempre i primi indipendentemente dagli errori che commettono. Ma cedendo in questo modo a Putin in Europa, cosa succederà quando la Cina decidesse di prendersi Taiwan? Chi crederebbe ancora a Trump, tra i vecchi alleati? Giappone e Corea del Sud non lo supporteranno. Paradossalmente la politica del presidente che vuole far tornare grande l’America rischia di rendere gli Stati Uniti vulnerabili come non mai.