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Cosa cambia nel conflitto a Gaza dopo l’uccisione del numero due di Hamas in Libano

Il numero due dell’Ufficio politico di Hamas e fondatore del braccio armato dell’organizzazione islamista Saleh al-Arouri è morto in un’esplosione avvenuta alla periferia sud di Beirut, in Libano, causata da un drone dell’esercito israeliano. Ora si teme che la sua uccisione possa rivelarsi controproducente per la guerra a Gaza e portare a un allargamento del conflitto.
A cura di Eleonora Panseri
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Saleh al-Arouri, il numero due dell'Ufficio politico di Hamas e fondatore del braccio armato dell'organizzazione islamista (le Brigate Ezzedin al-Qassam), è morto in un'esplosione avvenuta alla periferia sud di Beirut, in Libano. L'attacco, che ha provocato altre 6 vittime, sarebbe stato effettuato con un drone dell'esercito di Israele su una zona controllata dalle milizie di Hezbollah.

Hamas, subito dopo l'esplosione, ha definito l'operazione come "un vile attacco sionista", mentre Hezbollah ha fatto sapere che la morte di al-Arouri "non resterà impunita" e che quanto successo è "un'aggressione contro il Libano, il suo popolo, la sua sicurezza, sovranità e resistenza".

Anche l'Iran ha condannato l'attacco. "La morte di Al-Arouri è stato il risultato del grave fallimento dell'entità sionista nell'affrontare la resistenza a Gaza. – ha fatto sapere il ministero degli Esteri iraniano, citato da Al Jazeera – Condanniamo fermamente l'assassinio di al-Arouri, che costituisce una violazione della sovranità del Libano e chiediamo alle Nazioni Unite una risposta urgente ed efficace".

Cosa potrebbe cambiare nel conflitto a Gaza dopo l'uccisione di al-Arouri

Come analizza il Guardian, l’uccisione di al-Arouri sarebbe il primo di una campagna di omicidi mirati all’estero promessa da diversi mesi da funzionari israeliani e l'obiettivo non sarebbe stato scelto a caso.

Il 57enne era infatti uno dei leader più anziani di Hamas e il principale collegamento dell'organizzazione sia con l'Iran che con Hezbollah. L'uomo era influente anche nella Cisgiordania occupata, dove è nato e dove la violenza è aumentata vertiginosamente negli ultimi mesi.

Più di recente, al-Arouri aveva avuto un ruolo importante nei colloqui mediati dal Qatar, che hanno portato al rilascio di alcuni dei 240 ostaggi catturati da Hamas. Esperti in Israele ritengono che fosse proprio lui il responsabile della stesura degli elenchi dei prigionieri da rilasciare da entrambe le parti. Un primo effetto dell'attacco avvenuto a Beirut sarebbe proprio la sospensione dei negoziati per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza, secondo quanto è stato reso noto dal quotidiano israeliano Haaretz, citando fonti arabe.

Ora si teme che tale strategia possa rivelarsi controproducente per la guerra tra Israele e Hamas e che possa portare a un allargamento del conflitto, cosa che gli intermediari sarebbero invece intenzionati a evitare. Gli analisti sostengono infatti che le conseguenze degli omicidi siano spesso molto imprevedibili.

Da un lato, la morte di un leader potrebbe costringere un gruppo a cambiare i propri piani, o addirittura a rinunciare alla violenza, ma dall'altro, visto che all'interno dell'organizzazione nessuno è considerato davvero insostituibile ed è forte la vocazione al martirio, potrebbe ugualmente portare all’ascesa di un altro leader più intransigente e le ricadute strategiche potrebbero essere significative.

Allo stesso tempo l'attacco è stato un avvertimento anche per i vertici di Hezbollah, visto che il drone che ha ucciso al-Arouri è riuscito a penetrare nel suo territorio. Hassan Nasrallah, segretario generale dell'organizzazione libanese, ha fatto sapere che terrà un discorso mercoledì e ha già promesso che “qualsiasi assassinio sul suolo libanese contro un libanese siriano, iraniano o palestinese riceverà una risposta decisiva”. L’uccisione di al-Arouri potrebbe quindi davvero portare Israele a combattere una guerra su due fronti, uno scenario che in precedenza aveva sempre cercato di evitare.

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