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Cos’è un golpe? Sarebbe possibile in Italia?

ieri sera in Turchia c’è stato un tentativo di colpo di stato. Ma cos’è un golpe e soprattutto sarebbe possibile in Italia?
A cura di Mirko Bellis
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Il colpo di Stato in Turchia è fallito. Il tentativo di golpe dei militari non è riuscito a spodestare dal potere il presidente Erdogan. Le cause del fallimento dell’esercito turco sono molteplici. Nell'era dei social network, un golpe in stile novecentesco aveva poche possibilità di successo. L’appello di Erdogan alla popolazione di scendere in piazza contro i militari e la condanna dei leader mondiali, da Obama alla Merkel fino ai vertici Nato, hanno fatto naufragare l’intento dei golpisti.  I militari turchi avevano seguito le regole classiche di un colpo di Stato: occupazione della televisione pubblica, controllo delle telecomunicazioni e delle principali città, assalto al parlamento e ai luoghi di potere, però hanno fallito lo stesso. L’esercito turco non è nuovo a tentativi di golpe. Eredi della tradizione laica del fondatore della Turchia moderna, Atatürk, i militari sono sempre stati i custodi della laicità dello Stato. L’ultimo putsch risale al 1997 però la copertura costituzionale, che ha sempre riconosciuto all'esercito il diritto d’intervenire militarmente nel caso in cui i valori repubblicani fossero in pericolo, ha “legittimato” anche quelli del 1960, del 1971 e del 1980.

Per regola generale, il successo di un colpo di Stato si decide nelle primissime ore. L’errore più grande dei militari turchi è stato quello di non aver posto Erdogan sotto il loro controllo e avergli permesso di emettere un comunicato nel quale invitava i cittadini a scendere in strada per opporsi al golpe. Controllare la televisione pubblica quando esistono molte altre emittenti private – come nel caso della Cnn turca dove è stato mandato in onda l’appello del presidente realizzato con uno smartphone – è stato un altro goffo errore di valutazione dei militari. Anche il controllo dei social network non si è rivelato totale ed erano molti i turchi che, attraverso Twitter, lanciavano le loro dirette di quello che stava accadendo nel Paese.

Cos'è e come avviene un Golpe?

Esiste una svariata letteratura sui colpi di Stato. Un capolavoro assoluto rimane il libro di Curzio Malaparte. Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1931, Tecnica del colpo di Stato, rappresenta il “manuale” con le regole da adottare per impossessarsi del potere con la forza. Scorrendo la storia del secolo scorso, solo per rimanere in Italia, la memoria non può non andare alla marcia su Roma del 1922, dove qualche migliaia di camice nere forzò l’allora re Vittorio Emanuele III a cedere il potere a Mussolini decretando la fine del moribondo Stato liberale sopravvissuto alla prima guerra mondiale. Ma anche nel periodo più recente nel nostro Paese ci furono diversi tentativi di prendere il potere attraverso metodi illegali. Dal Piano Solo ordito dal generale De Lorenzo nel 1964 fino al più famoso di tutti, quello ideato da Junio Valerio Borghese. Borghese, ex militare (era un comandante della Xª Flottiglia MAS e aveva aderito alla Repubblica sociale di Salò), durante la notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 tentò, assieme a gruppi clandestini armati con stretti rapporti con le forze armate, la conquista dei principali centri nevralgici del Paese. Il golpe era in fase di avanzata esecuzione quando, improvvisamente, Valerio Borghese ne ordinò l'immediato annullamento per motivi mai chiariti. Il mondo era ancora diviso in due blocchi e ripercorrere le immagini dell’epoca rimanda ad un periodo lontano e ormai superato.

Ma di fronte alle drammatiche immagini che hanno tenuto sul fiato sospeso non solo i governi ma anche tanti cittadini, a molti può essere venuta la domanda: il tentativo di colpo di Stato dei militari turchi può essere considerato solo un episodio anacronistico, fuori dalla storia? Oppure quello che è accaduto in Turchia, con reparti dell’esercito schierati e aerei da guerra sorvolando le principali città, sarebbe ripetibile anche in Italia? Ovviamente il peso dell’esercito turco rispetto a quello italiano è completamente diverso. Lo dimostrano i numeri: oltre un milione di uomini prestano servizio nelle forze armate turche (il secondo contingente più grande nella Nato, dopo quello statunitense), 175.000 circa invece nell'esercito italiano (356.314 con Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Militare Volontario della Croce Rossa). E, come detto prima, anche la tradizione che i militari hanno nei due Paesi è differente.

Potrebbe accadere in Italia?

A rendere impossibile, o almeno difficilmente realizzabile un tentativo dei militari italiani di sovvertire l’ordine costituzionale, sembra concorrere, come nel caso turco, il ruolo della popolazione civile e la composizione dello stesso esercito. Le forze armate non costituiscono un pericolo per la società civile in quanto difficilmente i soldati aprirebbero il fuoco contro dei cittadini inermi obbedendo ciecamente agli ordini. La proclamazione dello stato di eccezione e del coprifuoco, come è avvenuto nelle prime ore in Turchia, non sarebbe sufficiente a contenere le proteste spontanee che inevitabilmente seguirebbero a un tentativo di colpo di Stato militare. Ma forse c’è una conclusione più ovvia. Nel XXI secolo, non è più necessario l’esercito per conquistare il potere. Il controllo delle masse è così vasto e forte che, all'interno della legalità, consente di dirigere la popolazione in un senso o in un altro senza nessun spargimento di sangue.

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