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Cos’è il Ttip, a chi dovrebbe servire e quali sono i rischi per i cittadini europei

L’accordo sul commercio libero transatlantico potrebbe portare una ventata di aria fresca nelle economie del Vecchio continente, ma anche trasformarsi in strumento di potere per le lobby commerciali che acquisirebbero un peso enorme in materie quali: agroalimentare, sanità e privacy. Mentre continuano i negoziati tra Usa e Ue per firmare l’intesa, cresce il dissenso tra i cittadini europei.
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Creare posti di lavoro, liberare l'economia dalle barriere doganali esistenti ed aumentare il volume degli scambi commerciali. Ma, allo stesso tempo, cedere parti rilevanti della titolarità politica dei singoli stati membri in questioni di grande rilevanza, come quelle sanitarie e alimentari, rendere più complicata l'interazione tra cittadini ed istituzioni al fine di garantire l'incolumità pubblica e limitare i diritti dei consumatori.

Queste, in estrema sintesi, sono le posizioni diametralmente opposte dei sostenitori e detrattori rispettivamente del Ttip (Transatlantic trade and investment partnership, Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti). L'accordo si trova al momento ancora nella fase negoziale e vede come protagonisti i plenipotenziari di Stati Uniti, Canada ed Unione Europea, ed i rappresentanti delle organizzazioni commerciali e dei consumatori delle due sponde dell'Atlantico. Gli incontri finalizzati a stabilire i dettagli dell'intesa proseguono da più di un anno e, nel corso del tempo, hanno visto crescere la distanza tra i rappresentanti politici europei e i cittadini dell'Unione. Questi ultimi, in molti paesi quali Germania, Regno Unito e Francia hanno organizzato numerose manifestazioni e proteste pubbliche per chiedere ai parlamentare nazionali e di Bruxelles di rigettare l'accordo.

La posizione dei promotori del Ttip

L'obiettivo delle trattative è la creazione di un’area di libero scambio tra Ue e Stati Uniti, che dovrebbe portare all’abolizione dei dazi e alla riduzione delle barriere non tariffarie (in materie quali: proprietà intellettuale, commesse pubbliche, regolamentazione, legislazione antitrust, sviluppo sostenibile, esportazioni, appalti, sussidi mentre resta esclusa ad esempio l’editoria audiovisiva) con un volume d'affari attualmente (dati 2013) quantizzato in circa 500 miliardi di Euro l'anno (con un sbilanciamento favorevole alle aziende europee pari a 97 miliardi di Euro) e pari a 2 miliardi di Euro al giorno tra le due sponde dell'Atlantico pari al flusso economico più importante del pianeta, mentre per quanto riguarda l'Italia il volume degli scambi è pari a poco meno di 43 miliardi di Euro l'anno (con un avanzo del Belpaese di circa 17 miliardi di Euro). Secondo i sostenitori dell'intesa, ovvero le maggiori lobby commerciali Nordamericane ed Europee e numerosi parlamentari dell'Ue oltreché Usa, il partenariato potrebbe portare ad un ulteriore incremento degli scambi e quindi alla diretta crescita economica per i paesi partecipanti.

“La Commissione europea stima un beneficio medio dell’accordo di 545 euro per famiglia europea ed un incremento del Pil della Ue dello 0,5 per cento – si legge in un report diffuso dall'Istituto Italiano per il commercio estero –, mentre per le imprese europee ci si attende un incremento delle vendite negli Usa di beni e servizi per 187 miliardi di euro. I benefici dell’accordo per le imprese europee discenderebbero da una barriera protezionistica “differenziale”, data dalla preferenza per i prodotti europei negli Stati Uniti e americani nell’Unione europea in seguito all’eliminazione dei dazi e degli altri ostacoli al commercio”. E secondo le stime della fondazione Bertelsmann l'introduzione del partenariato Ttip potrebbe portare ad un incremento dei posti di lavoro fino a circa un milione negli Stati Uniti, 400mila nel Regno Unito e 141mila in Italia.

Parere più che favorevole all'accordo è stato esposto da Simona Vicari, sottosegretario del governo Renzi al ministero dello Sviluppo economico che ha affermato: “L'italia si concentrerà nel prossimo semestre di presidenza Ue per facilitare il negoziato in corso sul Ttip e l'adozione di misure più adatte per rafforzare una visione comune dell'agenda digitale europea. Questo trattato riunirà centinaia di milioni di consumatori e la maggioranza del Pil mondiale creando enormi opportunità commerciali, posti di lavoro, e sviluppo in particolare per le Pmi, aziende che soffrono maggiormente gli attuali ostacoli al commercio, attraverso l'abbassamento di vincoli e l'ampliamento di una sana concorrenza”.

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I dubbi dei tecnici sull'accordo

I pareri relativi all'utilità dell'accordo sono tutt'altro che unanimi e concordi. In primis ci sono questioni tecniche che, al momento, non sembrano essere state superate. “Il contenuto dell’eventuale accordo – si legge nel report dell'Istituto affari internazionali presentato al Senato –, potrebbe essere largamente ridimensionato durante le negoziazioni. Non si tratta di eliminare prevalentemente barriere tariffarie […] semmai, la sfida è armonizzare gli standard tecnici e gli approcci alla regolamentazione in settori strategici come i prodotti chimici e farmaceutici o gli organismi geneticamente modificati. […]. Sfide che appaiono, in alcuni settori, già perse, come testimoniano le conclusioni del meeting inaugurale di luglio 2013, nel quale il settore finanziario è già stato accantonato per l’impossibilità di raggiungere un qualsivoglia allineamento od anche un mutuo riconoscimento. A tali motivazioni, va aggiunta una nota forse ancor più scettica. Non è sfuggito che la Ttip non coinvolge la Cina […]”.

I dubbi sollevati dagli esperti in sede di analisi dell'accordo hanno trovato vasta eco in fette sempre crescente dell'opinione pubblica Europea che con maggior forza si è schierata nel corso degli ultimi mesi contro la firma dell'intesa. Le principali preoccupazioni espresse dai cittadini riguardano il timore che il Ttip aumenterà, di fatto ed in modo quasi incontrollabile, il potere decisionale delle multinazionali rendendo così più difficile ai governi dei singoli paesi europei il controllo dei mercati e il perseguimento del bene collettivo su quello individuale (inteso in questo caso come quello delle multinazionali coinvolte nel processo) e andando a colpire la tutela dei cittadini in campi quali il settore agroalimentare, ambientale ed i servizi pubblici.

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La argomentazioni dei contrari

“Come ammettono anche i funzionari delle due parti – si legge nel saggio di John Hilary “Il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti” –, lo scopo primario del Ttip non di stimolare gli scambi attraverso l'eliminazione delle tariffe tra Ue Usa, ma l'eliminazione di barriere normative che limitano i profitti e potenzialmente realizzabili dalle società transnazionale dell'atlantico. Tuttavia queste barriere rappresentano in realtà alcuni dei nostri standard sociali maggiormente apprezzati ossia le normative ambientali, i diritti dei lavoratori, le norme per la sicurezza alimentare (comprese le restrizioni sugli Ogm) i regolamenti sull'uso di sostanze chimiche tossiche, le leggi sulla privacy digitale e anche le nuove norme a tutela delle operazioni bancarie introdotte per prevenire che si verifichi una crisi finanziaria come quella del 2008”. E ancora: “In aggiunta al programma di deregolamentazione il Ttip mira a creare nuovi mercati con l'apertura dei servizi pubblici e dei contratti per appalti governativi alla concorrenza di imprese transnazionali minacciando di creare un'ulteriore ondata di privatizzazioni in settori chiave come la sanità e l'istruzione. Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è che il Ttip stia cercando di concedere agli investitori stranieri un nuovo diritto di citare in giudizio i governi sovrani portandoli di fronte a tribunali arbitrali creati ad hoc, qualora le loro società subissero una perdita di profitti derivante da decisioni di politica pubblica. Questo meccanismo di risoluzione delle controversie tra investitori e stato innalza di fatto il capitale transnazionale ad uno status equivalente a quello di uno stato nazionale e minaccia di indebolire i principi più elementari delle democrazia tanto in Ue che negli Usa”.

In molti hanno anche criticato i numeri relativi alla creazione dei posti di lavoro annunciate in passato dal Presidente Usa Barak Obama e prendendo ad esempio il ‘fiasco' dell'accordo di libero scambio tra Corea del Sud e Stati Uniti che non ha rispettato le aspettative. In particolare, poi, la delicatezza quali la possibilità di esportare in Europa prodotti Ogm o trattati con procedure ritenute nel Vecchio Continente tutt'altro che salutari per l'uomo (come il trattamento delle carni negli Usa) sollevano dubbi fortissimi sull'utilità e l'effettivo vantaggio economico e sociali derivante dalla sigla del Ttip.

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