Corte svedese respinge il ricorso di Assange: confermato il mandato di arresto
La Corte Suprema svedese ha respinto l'appello presentato dal fondatore di WikiLeaks Julian Assange. L'attivista, giornalista e programmatore informatico australiano aveva chiesto la revoca del provvedimento di fermo stabilito per le accuse di violenza sessuale. Il 43enne vive all'interno dell'ambasciata dell'Ecuador di Londra dal giugno del 2012 al fine di evitare l'estradizione in Svezia, che intende mandarlo a processo con le accuse di violenza sessuale. Assange ha sempre negato ogni addebito affermando che si tratta di una montatura per incastrarlo.
Secondo il Tribunale di Stoccolma Julian Assange avrebbe imposto rapporti sessuali a due donne, una delle quali attivista femminista e segretaria dell'associazione "Brotherhood Movement". I giudici accusano l'australiano di stupro, molestie e coercizione illegale, pur riconoscendo che i rapporti sono stati consenzienti (ma non protetti). A denunciare Assange erano state le sue due ex amanti, che avevano appreso l'una dall'altra di aver aver avuto rapporti sessuali non protetti con l'uomo. Per la legge svedese rifiutarsi di usare il preservativo durante un rapporto si configura come stupro. "È ora di sgonfiare quel pallone gonfiato ed esageratamente osannato di Julian Assange" aveva dichiarato la poliziotta che aveva convinto le due donne a sporgere denuncia sulla sua pagina Facebook.
In molti avevano sollevato dubbi sull'arresto di Assange, facendo notare come coincidesse con la pubblicazione da parte di WikiLeaks di documenti di diplomatici americani. Dal 2012 Assange vive all'interno della sede dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, paese che nell'agosto dello stesso anno avrebbe concesso all'australiano lo status di rifugiato politico.