Corte Suprema degli Stati Uniti si esprimerà sull’immunità invocata da Trump: cosa può succedere
La Corte Suprema degli Stati Uniti ieri ha accettato di esprimersi sull'immunità dell'ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La Corte ha accettato di accelerare il caso e di ascoltare gli argomenti pro e contro nella settimana del 22 aprile.
I giudici, che sono a maggioranza conservatrice (6 contro 3), valuteranno se il procedimento giudiziario contro Trump relativo alle accuse di aver cospirato per sovvertire i risultati delle elezioni del 2020, vinte da Joe Biben, potrà andare avanti o se ha il diritto all'immunità presidenziale.
La Corte d'Appello del distretto di Columbia aveva respinto nei giorni scorsi la richiesta di immunità totale dell'ex presidente Usa e aveva stabilito che doveva andare a giudizio per difendersi dalle accuse di aver cospirato per sovvertire i risultati delle elezioni del 2020 e di aver commesso una serie di illeciti con l'obiettivo di restare in carica. Si tratta della seconda volta che la Corte Suprema entra in gioco in un procedimento a carico dell'ex presidente. A inizio mese, infatti, i nove saggi avevano ascoltato le argomentazioni pro e contro l'esclusione di Trump dalle elezioni in virtù del 14esimo emendamento, che prevede questa misura in caso di "partecipazione o istigazione a un'insurrezione". Nel caso del tycoon si parla chiaramentedell'assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021.
Ieri in una breve dichiarazione, la Corte Suprema ha sottolineato che valuterà "se e in quale misura un ex presidente gode dell'immunità presidenziale da procedimenti penali per comportamenti che presumibilmente implicano atti ufficiali durante il suo mandato". L'Alta corte aveva già affermato in precedenza che i presidenti sono immuni dalla responsabilità civile per gli atti ufficiali, ma secondo gli avvocati di Trump tale protezione dovrebbe essere allargata anche ai procedimenti penali. La Corte esaminerà quindi tutte le argomentazioni nel prossimo mese di aprile e una decisione definitiva arriverà probabilmente entro la fine di giugno 2024.
Cosa succede adesso
La decisione della Corte Suprema di ascoltare il caso dell'immunità di Donald Trump produce un primo importante effetto: concede all'ex presidente una vittoria, perché riesce a ottenere uno slittamento del suo processo sull'assalto al Congresso del 6 gennaio, rinviato a data da destinarsi.
Pur volendo muoversi rapidamente, i giudici ascolteranno infatti le argomentazioni alla fine di aprile e probabilmente decideranno in giugno, alla scadenza del termine. Questo significa che per Trump tutto è rimandato a dopo quella data. Per l'ex presidente è un sospiro di sollievo che alimenta la speranza di riuscire a evitare ogni processo fino alle elezioni. I democratici continuano a sperare che Trump possa in ogni caso essere processato prima di novembre.
Il rischio è che quando gli elettori americani andranno al voto a novembre, con Trump con ogni probabilità sulla scheda come candidato repubblicano, una giuria federale potrebbe trovarsi a decidere se il tycoon ha tentato di rubare o meno le elezioni del 2020.
Se la Corte Suprema non accoglierà la rivendicazione di immunità, il processo a Trump potrà finalmente riprendere con le udienze preliminari. Ma la giudice Tanya Chutkan ha già detto che darebbe a Trump circa tre mesi per preparare il nuovo processo, che a questo punto potrebbe iniziare solo alla fine dell'estate o in autunno. Quindi proprio nelle ultime settimane della campagna presidenziale. In uno scenario del genere, Trump dovrebbe alternare presenze in aula, al banco degli imputati, e dibattiti e comizio negli stati chiavi. Il processo, che potrebbe durare anche diversi mesi, potrebbe concludersi anche dopo l'Election Day.
Bisogna considerare inoltre che la giudice Chutkan, nominata da Barack Obama, trovandosi nella difficile posizione di dover costringere il candidato repubblicano alla Casa Bianca a presentarsi in aula nel pieno della campagna elettorale, potrebbe quindi decidere di esonerarlo dal presentarsi o addirittura posticipare il processo a dopo le elezioni.
Finora ha detto che la campagna politica di Trump non avrà influenza sulle decisioni sul calendario del processo che, secondo lei, potrebbe iniziare a fine agosto. Una cosa è certa comunque: la decisione della Corte blocca i tentativi del procuratore speciale Jack Smith di processare l'ex presidente prima delle elezioni. E premia invece la strategia dell'ex presidente e dei suoi legali che sin dallo scorso dicembre hanno cercato di congelare il processo, bloccando le udienze preliminari.
Ma non è escluso però che il processo prosegua anche dopo le elezioni, arrivando al 2025, e che Trump vinca le elezioni. A questo punto potrebbe a nominare un procuratore generale che potrebbe chiudere completamente il caso.