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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Corte dell’Aja: “Israele cessi l’occupazione illegale della Cisgiordania e risarcisca i palestinesi”

Secondo i giudici della Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu “lo Stato di Israele ha l’obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori palestinesi occupati il più rapidamente possibile, di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento, di evacuare tutti i coloni e di risarcire i danni arrecati”.
A cura di Davide Falcioni
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"Lo Stato di Israele ha l'obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei Territori palestinesi occupati il più rapidamente possibile, di cessare immediatamente tutte le nuove attività di insediamento, di evacuare tutti i coloni e di risarcire i danni arrecati". È quanto afferma un nuovo pronunciamento della Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu, nel suo "parere consultivo" alle richieste dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in merito alla presenza israeliana nei Territori palestinesi. Pur non essendo giuridicamente vincolante, il parere dei giudici ha comunque un enorme peso politico. È infatti la prima volta che la Corte Internazionale di Giustizia esprime una posizione sulla legalità dell'occupazione durata 57 anni.

Secondo il collegio, composto da 15 giudici provenienti da tutto il mondo, il trasferimento da parte di Israele di coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme, nonché il mantenimento della loro presenza da parte delle autorità dello stato ebraico, "sono contrari all'articolo 49 della quarta convenzione di Ginevra". Inoltre l'uso delle risorse naturali da parte dei coloni è "incoerente" con gli obblighi previsti dal diritto internazionale in quanto potenza occupante.

Israele ha costruito circa 160 insediamenti che ospitano circa 700mila coloni ebrei in Cisgiordania e a Gerusalemme Est dal 1967. La Corte Internazionale di Giustizia ha affermato che tali insediamenti sono illegali e che violano la Convenzione di Ginevra, che stabilisce che "la potenza occupante non deporterà o trasferirà parti della propria popolazione civile nel territorio che occupa". I giudici hanno aggiunto che le politiche e le pratiche di Israele nei territori palestinesi occupati equivalgono all'annessione di ampie parti di questi territori e che Israele discrimina sistematicamente i palestinesi che vi vivono. La Corte ritiene inoltre che le pratiche e le politiche di Israele violino il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione.

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Il presidente del collegio giudicante, Nawaf Salam, non ha usato mezzi termini, affermando: "L'abuso continuo da parte di Israele della sua posizione di potenza occupante attraverso l'annessione e l'affermazione del controllo permanente sul territorio palestinese occupato, nonché la continua frustrazione del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, violano i principi fondamentali del diritto internazionale e rendono illegale la presenza di Israele nel territorio palestinese occupato".

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Netanyahu: "Il popolo ebraico non è conquistatore nella propria terra"

Non si è fatta attendere la replica del premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo cui "il popolo ebraico non è conquistatore nella propria terra, né nella nostra eterna capitale Gerusalemme, né nella terra dei nostri antenati in Giudea e Samaria". Il primo ministro ha aggiunto che "nessuna falsa decisione dell'Aja distorcerà questa verità storica, così come non si può contestare la legalità dell'insediamento israeliano in tutti i territori della nostra patria". Alle parole di Netanyahu sono seguite quelle dei ministri di destra radicale del governo israeliano, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, che hanno chiesto "l'annessione" di larghe parti della Cisgiordania in risposta al parere espresso oggi della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, secondo cui la presenza israeliana nei Territori è "illegale".

Persino il "moderato" Benny Gantz, leader del partito centrista Unità nazionale, all'opposizione del governo di Benyamin Netanyahu, ha dichiarato che quella della Corte dell'Aja è stata "l'ennesima testimonianza di un'ingerenza esterna che non solo è controproducente per la sicurezza e la stabilità regionale e trascura il massacro del 7 ottobre e il terrorismo in Giudea e Samaria, ma serve come un altro esempio di ‘giudizializzazione' di un conflitto politico. Continueremo a difenderci da chi cerca la nostra distruzione e di proteggere".

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