Per gli esperti l’epidemia di Coronavirus è cominciata in Cina già a metà novembre
L'epidemia di Coronavirus in Cina, epicentro dell'emergenza, è cominciata molto prima della fine del mese del dicembre, quando sono stati confermati i primi casi positivi al nuovo virus. Addirittura, si potrebbe far risalire la nascita del focolaio alla metà dello scorso novembre. Lo hanno scoperto gli esperti del Politecnico di Zurigo (Eth) i quali, sotto la guida della biologa computazionale Tanja Stadler, hanno elaborato un'analisi genetica del nuovo Coronavirus, che si basa su circa 100 sequenze genetiche, la maggior parte proveniente dalla Cina e disponibili nei database pubblici. In questo modo, l'inizio dell'epidemia viene retrodatata rispetto alle ultime stime ufficiali.
Tuttavia gli esperti escludono "con un'altissima probabilità che il virus circoli nell'uomo da prima di questo momento", cioè da prima di novembre. Il gruppo di Stadler ha analizzato pure le dinamiche dell'epidemia prima che la città di Wuhan fosse messa in quarantena il 23 gennaio 2020. In particolare è stato calcolato il numero medio di persone che un malato può contagiare (numero di riproduzione) e che è risultato compreso tra 2 e 3,5, confermando le stime precedenti, che ipotizzavano un numero compreso tra 2 e 4. Il che indica che la diffusione del Coronavirus è più veloce rispetto all'influenza stagionale, che ha invece un tasso di riproduzione in genere inferiore a 1,5. "Questo numero è uno dei parametri chiave di un'epidemia che fornisce informazioni importanti sull'efficacia di misure come la quarantena. Solo se le misure di controllo riescono a ridurre questo numero saranno efficaci", ha detto ancora Stadler.
Utilizzando metodi statistici, è stato inoltre stimato quante persone sono state infettate in Cina entro il 23 gennaio. L'analisi mostra che in quella data, probabilmente i casi erano compresi tra quattromila e 19mila, anche se in quel momento i casi confermati erano 581. Ciò significa che nel caso più estremo, solo 1 persona ammalata su 33 è apparsa nelle statistiche ufficiali, nel migliore dei casi 1 persona su 7. I ricercatori hanno reso disponibile l'analisi ad altri studiosi sul portale Virological, ma avvertono che il loro lavoro non è stato esaminato da altri esperti, come prevedono gli standard nella ricerca perché in una situazione come questa, per cui si attendono ulteriori verifiche su quanto scoperto.