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Italiani bloccati a Tenerife: l’odissea di Lorenza per tornare a casa

Dal 24 febbraio fino a ieri Lorenza è rimasta bloccata in un albergo a Tenerife, insieme al marito e alla due figlie piccole, per cinque casi di coronavirus registrati nella struttura. Due giorni fa i quattro, dopo mille peripezie, sono riusciti a rientrare nel nostro Paese e stanno terminando la loro quarantena a Roma.
A cura di Simona Berterame
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Doveva essere una vacanza da sogno e si è trasformata in un vero incubo. Lorenza F. dal 24 febbraio si è ritrovata chiusa, insieme al marito e alle due figlie piccole, nell'hotel H10 Costa Adeje Palace di Tenerife che avrebbe dovuto essere la cornice ad una villeggiatura in famiglia all'insegna del divertimento e del relax. E invece cinque casi di coronavirus registrati all'interno della struttura alberghiera hanno fatto subito scattare le misure di sicurezza e nessuno degli ospiti ha potuto più uscire. Due giorni fa i quattro, dopo mille peripezie, sono riusciti a rientrare nel nostro Paese e stanno terminando la loro quarantena di 14 giorni a casa loro. "Restare chiusi in casa è un'altra cosa rispetto ad una stanza di albergo – tira un sospiro di sollievo Lorenza al telefono – le bambine finalmente sono serene dopo giorni difficilissimi".

L'inizio della quarantena

"Vi informiamo che l'hotel è stato chiuso per ragioni sanitarie. È obbligatorio rimanere in camera fino a nuovo avviso da parte delle autorità". La mattina di lunedì 24 febbraio un foglio con queste poche righe è scivolato sotto la porta della camera d'albergo di Lorenza. Da quel momento è iniziato l'incubo. "Siamo rimasti per ore chiusi nella nostra stanza senza ricevere nessuna comunicazione e neanche del cibo – racconta Lorenza – verso le 15 di pomeriggio mio marito ha provato ad uscire dalla camera per prendere almeno qualcosa da mangiare per le bambine ma la polizia lo ha rispedito subito da noi". Quasi alle 17 di pomeriggio è arrivato il pranzo: 30gr di pasta e sottaceti e un po' di frutta. Stesso copione per la cena. Fortunatamente la situazione è migliorata il terzo giorno di isolamento, quando il personale ha accettato di tornare in servizio per poter assisteste i clienti bloccati in albergo. "Sono stati degli angeli – racconta la donna commossa – ci hanno trattato benissimo, nessuno ci ha discriminato perché eravamo italiani e quindi in qualche modo "colpevoli" di tutta questa situazione. Il direttore dell'albergo quando siamo andati via ci ha regalato dei giocattoli per le mie bambine. Senza il loro supporto non ce l'avremmo fatta".

Dopo tre giorni di isolamento in camera finalmente il personale sanitario si reca nelle loro stanze per misurare la febbre e chi non l'aveva poteva uscire nel cortile dell'albergo, utilizzando mascherine e guanti di protezione. "Sembrava di stare in un film di fantascienza, le mie figlie erano spaventatissime, per giorni non hanno dormito per colpa degli incubi". Dopo la prima settimana la situazione è lievemente migliorata, probabilmente anche perché le autorità spagnole sono riuscite ad organizzarsi meglio per gestire la situazione. Per esempio hanno permesso l'ingresso di medicinali per la dermatite nervosa delle bambine di Lorenza.

Lo sfogo sui social

Lorenza e il marito nei primi giorni di isolamento contattano più volte l'Ambasciata e il Consolato italiano ma la situazione sembra non sbloccarsi. "Molti pensavano che noi qui non avevamo niente di cui lamentarci, stavamo in vacanza in un hotel a quattro stelle ma non era così – continua a raccontare la donna – la mia più grande paura era che rimanendo lì mi sarei potuta ammalare. Se io e mio marito fossimo risultati positivi cosa sarebbe stato delle mie bambine? Eravamo in un paese straniero a quattro ore di volo da casa, probabilmente se non avessi avuto le mie figlie sarei stata molto più tranquilla".

Lorenza decide quindi di fare un video appello per smuovere le istituzioni che arriva poi ai giornali. "Mi sento prigioniera, se mi ammalo voglio essere curata in Italia. Voglio tornare a casa, voglio che il mio governo si preoccupi di me e delle mie bambine. Siamo 35 italiani rinchiusi qui ma sono l'unica con figlie piccole". Un video diventato in poco tempo virale e sono arrivate, in credibilmente, anche tante critiche a Lorenza fino ad arrivare ad insulti e minacce. I primi di marzo qualcosa si muove e finalmente due giorni fa Lorenza e la sua famiglia sono riusciti a rientrare in Italia e finiranno la loro quarantena nella propria abitazione a Roma. La fine di un'odissea lunghissima per fortuna con un lieto fine. E Lorenza prima di concludere la telefonata ci tiene a spendere ancora qualche parole per i dipendenti dell'albergo: "Mi hanno comprato i pannolini e le salviettine per le bimbe. In quell'albergo lavorava gente unica, noi siamo impazziti solo grazie a loro".

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