Farsi infettare da due diversi ceppi di virus simili al Covid-19 per 3500 sterline: l’annuncio arriva da Londra ed è apparso sul sito inglese di Hvivo, società che gestisce un’unità di quarantena nella zona di East London. Hvivo, tra le 20 aziende e organizzazioni del settore pubblico in corsa per trovare un vaccino per il nuovo Coronavirus, attraverso i laboratori di Whitechapel e all’interno del programma FluCamp, impegnato nello studio dei vaccini contro il raffreddore e l’influenza, ha lanciato l’appello due giorni fa. La notizia, lanciata da Indipendent e Daily Mail, ha fatto il giro delle agenzie ed è stata ripresa anche dai giornali italiani, con tutta via delle inesattezze. Gli esperti del Queen Mary BioEnterprises Innovation Center di Whitechapel, proprietà di Hvivo, stanno cercando 24 volontari disposti a farsi infettare non dal COVID-19, ma da due ceppi (OC43 e 229E) che causano sintomi respiratori simili a quelli del COVID-19 e però meno gravi. Durante le due settimane in isolamento, ai partecipanti sarà vietato ogni esercizio e contatto fisico e verrà loro imposta una dieta precisa sotto l’osservazione quotidiana dei medici. Al termine di ogni giornata i volontari dovranno inoltre consegnare la propria biancheria usata affinché venga analizzata. Superate le due settimane di infezione, ai pazienti verrà somministrato un vaccino uscito dai laboratori di Hvivo e verranno monitorati in quarantena dall’European Pharmaceutical Manufacturer (EPM). In attesa che la selezione dei candidati abbia inizio, intanto, altri circa 35 vaccini sono in fase di sviluppo e il governo del Regno Unito ha promesso ulteriori 46 milioni di sterline nella lotta contro il Coronavirus.
Nonostante la ricerca mondiale stia ancora cercando il vaccino realmente efficace contro il Coronavirus, i segnali incoraggianti non mancano. La startup biotech statunitense Moderna con sede a Cambridge e in campo da “soli” dieci anni, in meno di tre mesi dalla scoperta in Cina dei primi casi di Coronavirus ha già terminato lo sviluppo di un primo vaccino sperimentale, si chiama mRna-1273 e la principale componente consiste nel complesso proteico S (proteina virale Spike S, in parole povere il salto di specie rispetto ai vecchi virus, la “corona” responsabile del contagio, come spiegato in questo articolo). Un campione del composto è già stato inviato all’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (Niaid) e il primo test clinico, con 20-25 volontari sani, dovrebbe essere avviato entro la fine di aprile. Stesse previsioni in Cina, dove Zheng Zhongwei, direttore del Centro per lo sviluppo della scienza e della tecnologia della Commissione sanitaria nazionale, ha annunciato che sono i nuovi vaccini, ora in fase di sperimentazione su diversi animali, saranno disponibili per la sperimentazione clinica ad aprile. L‘Italia non è certo da meno. Il Centro di ricerca IRBM, con sede a Pomezia e 250 scienziati impegnati in laboratori distribuiti sul territorio, ha avviato una collaborazione con l’istituto Jenner dell’Università di Oxford. Ai microfoni di Fanpage, Piero Di Lorenzo, amministratore delegato della IRBM, ha dichiarato: “L'istituto Jenner della Oxford University, con cui collaboriamo, è esperto sui coronavirus perché ha tirato fuori il vaccino anti-mers che è in sperimentazione in Arabia Saudita. Loro hanno sintetizzato il gene della proteina Spike che sta sul Covid-19”. C'è solo da aspettare, ancora un poco.