Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

Cooperante italiano a Gaza, l’ONG: “Non è ferito ma è provatissimo, bombardato il nostro ufficio”

Jacopo Intini, 28 anni, lavora con l’Ong di Palermo CISS (Cooperazione internazionale Sud Sud) ed è uno tra i pochissimi italiani bloccati a Gaza mentre infuriano i bombardamenti.
A cura di Davide Falcioni
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Mentre continua la risposta israeliana su Gaza dopo gli attentati compiuti da Hamas il 7 ottobre nel sud di Israele, la situazione nella Striscia si fa sempre più drammatica. La popolazione che vive nella parte nord di Gaza sta evacuando sotto pesanti bombardamenti, e mentre migliaia di persone tentano di mettersi in salvo l'aviazione di Tel Aviv continua a lanciare bombe: nel pomeriggio di oggi funzionari di Hamas  hanno affermato che 70 persone, soprattutto donne e bambini, sono state uccise negli attacchi aerei sui convogli in fuga. Nel frattempo gli ospedali sono ormai al collasso e Medici Senza Frontiere ha rivelato che "Israele ha concesso all'ospedale Al Awda", nella Striscia di Gaza, "solo due ore per evacuare. Il nostro personale sta ancora curando i pazienti". Anche Amnesty Internationale ha avvertito che l'ordine di evacuazione  "non può essere considerato efficace", viste le tempistiche e le modalità in cui dovrebbe svolgersi l'operazione che dovrebbe coinvolgere – in una manciata di ore – oltre un milione di uomini, donne e bambini.

Tra le persone che per ora sono riuscite a raggiungere il sud della Striscia c'è anche un cooperante italiano. Si chiama Jacopo Intini, 28 anni, nato in Abruzzo, lavora a Gaza da circa tre anni con una Ong di Palermo, CISS (Cooperazione internazionale Sud Sud) con progetti di sviluppo come la messa a disposizione dell'acqua potabile e la promozione dei diritti delle donna.

L'Ong: "A Gaza la situazione sta tracollando"

"L'ho sentito stamattina, fino a ieri si riusciva ad avere qualche collegamento internet ora non più, è provatissimo", racconta a Fanpage.it  Sergio Cipolla, il presidente della Ong. "Jacopo cerca di mantenere la calma, si sposta insieme ad altri nostri operatori, hanno trovato un alloggio di fortuna, in questo momento – continua Cipolla –  la situazione sta tracollando, questa notte è arrivato l'avviso di sgomberare Gaza nord, c'è un fiume di persone che cerca di andare altrove ma è impossibile trovare un rifugio".

Proprio durante la notte Jacopo e gli operatori palestinesi della Ong hanno abbandonato i loro alloggi sotto i bombardamenti. Anche uno degli uffici della Ong è stato distrutto, situato vicino agli uffici di altre organizzazioni internazionali legate alle Nazioni Unite. Cosa mai successa prima, spiega Cipolla: "In quel preciso momento non c'era nessuno, quell'ufficio ce l'abbiamo da 30 anni, quelle coordinate le abbiamo date all'esercito israeliano perché veniva considerata zona sicura".

Senza cibo e acqua

"Il nostro personale ora si trova a sud, a Khan Younis, in condizioni precarie, di alcuni non abbiamo più notizie perché non c'è più elettricità e non si possono caricare i telefoni, manca l'acqua, scarseggia il cibo, ci diceva Jacopo che da diversi giorni mangiano solo un po' di pane duro e qualche pomodoro che riescono a trovare. Come Ong lavoriamo da 40 anni in zone pericolosissime, da sempre, abbiamo avuto precedenti – continua Cipolla – ma il livello di drammaticità di questa situazione non l'abbiamo mai registrato".

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