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Continueremo a festeggiare la Pasqua in una data diversa ogni anno

Gli ortodossi respingono la proposta di papa Francesco di fissare insieme una data unica. Al più, spiegano, possono essere i cattolici a cambiare il loro calendario, ma la “festa mobile” non si tocca.
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Papa Francesco
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Sembra proprio che continueremo a festeggiare la Pasqua in una data “mobile”, che cambia ogni anno: gli ortodossi non hanno, infatti, alcuna intenzione di accettare la proposta di papa Francesco di fissare una data unica, valida per sempre e per tutti i cristiani, in cui celebrare la Pasqua contemporaneamente in tutto il mondo.

Bergoglio aveva cercato, negli scorsi giorni, di rinsaldare il dialogo tra cattolici ed ortodossi dicendosi disponibile a cambiare le tradizioni della Chiesa di Roma con una modifica molto importante al calendario liturgico.  “La Chiesa Cattolica – ha detto il Papa nel corso di una meditazione in San Giovanni in Laterano – è disponibile a rinunciare alla data determinata per la domenica di Pasqua dal primo plenilunio dopo l'equinozio di primavera. Dobbiamo metterci d'accordo e la Chiesa Cattolica è disposta sin dai tempi di Paolo VI a fissare una data e rinunciare al primo solstizio dopo la luna piena di marzo.” Francesco, dunque, abolirebbe una tradizione plurisecolare, ma lo stesso non sono disposti a fare gli ortodossi, come riporta Asianews, che ha intervistato sul tema l'arciprete Nikolai Balashov, vicepresidente del Dipartimento delle relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

“Se la Chiesa di Roma – ha affermato Balashov – intende abbandonare la Pasqua secondo il calendario gregoriano, introdotto nel XVI secolo, e tornare a quella antico (giuliano), utilizzato nell’epoca in cui la Chiesa d’Oriente e Occidente erano unite e utilizzata finora dagli ortodossi, questa intenzione è benvenuta”. Invece, se l’idea è quella di “avere una data fissa per la Pasqua e non legarla al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, come stabilito sia in Oriente che in Occidente dal Concilio di Nicea del 325, allora tale proposta è totalmente inaccettabili per la Chiesa ortodossa” . L’alto prelato ortodosso riconosce al Papa di aver veramente voluto fare un passo avanti verso gli ortodossi per favorire l’unità dei cristiani ma anche chiarito che “questo avvicinamento, però, non può essere compiuto attraverso il cambiamento radicale delle nostre comuni tradizioni del primo millennio del cristianesimo”. Quella della data della Pasqua sembra una questione di poco conto, ma si tratta di uno dei punti che marca le diverse identità di cristiani e cattolici, dividendoli sempre di più. I protestanti, invece, seguono lo stesso calendario dei cattolici. In ogni caso, la Pasqua è festeggiata da tutti di domenica, giorno della resurrezione di Gesù.

La regola per il calcolo della data è antichissima e fu fissata nel corso del concilio di Nicea del 325: in quell’occasione fu stabilito che la festività della resurrezione di Gesù Cristo si sarebbe celebrata nella domenica successiva alla prima luna piena di primavera. Il calcolo, però, risultava difficile: l’osservazione diretta della luna, soprattutto in caso di cattivo tempo, poteva dar vita ad errori, così si decise successivamente di utilizzare delle regole matematiche per il calcolo. La norma fu fissata nel 532, con il varo del “calendario giuliano”, che però aveva un margine di errore e sbagliava di 11 minuti l’anno, per cui la data effettiva del plenilunio si allontanava sempre di più da quella calcolata. Nel 1582, papa Gregorio XIII riformò il calendario per correggere questo errore, “saltando” completamente dieci giorni: così, in quell’anno, dal 5 ottobre si passò direttamente al 15 ottobre. Il cambio fu subito accettato da tutti i Paesi cattolici, mentre gli ortodossi continuarono a seguire il vecchio calendario: così, da allora, solo in caso di particolari coincidenze, le due comunità cristiane celebrano, e continueranno a celebrare, la Pasqua in due domeniche differenti.

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