Contagi Covid e nuovo stato di emergenza, perché non ci sarà il pubblico alle Olimpiadi di Tokyo
Le Olimpiadi che cominceranno il prossimo 23 luglio a Tokyo saranno senza spettatori. La notizia è di poco fa e già sta facendo discutere: l'annuncio, già nell'aria da qualche giorno, è stato fatto dal ministro con delega ai Giochi Olimpici, Tamayo Marukawa. E tutto perché in Giappone non solo la curva del contagio Covid sta risalendo rapidamente, ma anche perché proprio nella Capitale è stato dichiarato, a partire da lunedì prossimo, quindi 11 giorni prima dell'inizio dei Giochi, un nuovo stato di emergenza, il quarto dall'inizio della pandemia, che durerà fino al 22 agosto, due giorni prima dell'inizio delle Paralimpiadi. Solo oggi Tokyo ha fatto registrare 920 nuovi casi di Coronavirus, il numero più alto dal 13 maggio scorso, quando ne erano stati segnalati 1.010.
"Prendendo in considerazione l'effetto delle varianti e la necessità di impedire che le infezioni si diffondano nuovamente nel resto della nazione, dobbiamo rafforzare le nostre contromisure", ha spiegato il premier Yoshihide Suga. "Data la situazione, siamo costretti a dichiarare lo stato di emergenza per Tokyo", ha aggiunto. Così, torneranno nella Capitale non solo il divieto di servire alcolici in bar e ristoranti ma anche la chiusura anticipata di quest'ultimi. Per evitare una ulteriore trasmissione dell'infezione da Sars-CoV-2 è stata presa anche la decisione di evitare la presenza degli spettatori alle Olimpiadi. D'altronde erano settimane che i consulenti medici del governo avevano dichiarato che i Giochi senza pubblico sarebbero stata l'opzione meno rischiosa per lo svolgimento in sicurezza della competizione e per evitare l'insorgere di una nuova ondata epidemica.
"I contagi sono nella loro fase di espansione e tutti in questo paese devono capire fermamente quanto sia grave", ha detto Shigeru Omi, presidente della Japan Health Organization, il quale ha aggiunto: "Il periodo da luglio a settembre è il più critico per le misure Covid-19 del Giappone". Il Paese asiatico ha fatto registrate in totale finora circa 810.000 casi e quasi 14.900 morti. Solo il 15% della popolazione è completamente vaccinato, percentuale bassissima se confrontata con il 47,4% degli Stati Uniti e oltre il 50% della Gran Bretagna.