Congo, uccisi almeno 14 Caschi blu. Onu: “Il peggiore attacco della storia recente”
"È il peggiore attacco ai caschi blu della storia recente", questa la sintesi fatta dal Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sull'attacco di giovedì 7 dicembre nella Provincia del Kivu Nord, nella Repubblica democratica del Congo, nel corso del quale si contano almeno 14 caschi blu deceduti e 40 persone ferite, di cui quattro in maniera grave. Il Congo, uno dei paesi africani più martoriati dalle guerre, dal 2010 ospita la Monusco, missione di peacekeping dell'Onu già oggetto di agguati in passato. Guterres ha chiesto la cooperazione del governo: "Condanno questo attacco senza riserve e chiedo alle autorità del Congo di portare i colpevoli alla giustizia". Tra le vittime anche cinque soldati dell'esercito del Congo.
Paese instabile
Al momento, tuttavia, l'identità degli incursori non è certa, sebbene si parli con insistenza sempre maggiore di "sospetti elementi Adf" (Alleanza delle forze democratiche), una milizia musulmana non legata ai gruppi jihadisti africani e che ha l'obiettivo di rovesciare il governo ugandese guidato da Yoweri Museveni. Ciononostante gli interessi dell'Adf si sono da tempo estesi fino a comprendere il confinante Congo, paese molto vasto e con riserve minerarie di diamanti, oro e coltan.
A complicare ulteriormente la situazione è la condizione politica del paese, che continua ad essere politicamente instabile dopo la decisione del presidente Joseph Kabila di rinviare le elezioni dopo la scadenza del suo mandato. Una scelta che ha sollevato proteste violente, che vanno collocate in un quadro di continuità storica, dato che Joseph Kabila succede al comando del paese al padre, Laurent-Désiré Kabila, ucciso nel 2001, che a sua volta era riuscito a sconfiggere nella "Prima guerra del Congo" il rivale Mobutu. Secondo l'Human Right Watch nelle due province più instabili del paese insistono ben 120 gruppi armati.
L'Onu ha perso quasi 300 uomini nel Congo
Monusco è attiva sul territorio dal 2010. Da allora si contano quasi 300 morti tra le fila dell'Onu, tra cui non solo soldati. Lo scorso marzo i corpi di Michael Sharp e Zaida Catalan vennero trovati decapitati in una regione centrale del paese: stavano indagando su presunti abusi commessi da un gruppo di ribelli.