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Congo, dopo 2 anni sbloccate 72 adozioni: tra le famiglie in attesa molte italiane

Le autorità governative avevano sospeso i permessi di espatrio perché avevano denunciato corruzione e falsificazione di documenti. Ora i bambini potranno raggiungere i loro genitori.
A cura di Susanna Picone
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Il governo di Kinshasa ha annunciato oggi che, dopo oltre due anni di attesa, 72 bambini adottati da coppie straniere potranno lasciare la Repubblica Democratica del Congo. “Abbiamo autorizzato l'uscita di 69 bambini dal Paese”, ha annunciato alla stampa il ministro della Giustizia Alexis Thambwe Mwamba al termine di un incontro con gli ambasciatori interessati, aggiungendo poi di aver autorizzato anche il viaggio di altri tre bambini con malattie gravi. Stando a quanto precisato dal ministro, la misura riguarda bambini adottati da famiglie italiane, americane, belghe, canadesi, tedesche, francesi, olandesi e svizzere. Due anni fa, alla fine del 2013, il governo di Kinshasa aveva sospeso le adozioni internazionali perché a loro dire vi erano state corruzione e falsificazione di documenti. Una bruttissima notizia per tutte quelle famiglie di tutto il mondo che erano andate a prendere i loro figli e avevano invece dovuto lasciarli lì. Oggi il governo di Kinshasa ha comunicato che la revisione delle pratiche ha permesso di trovare appunto “69 dossier in perfetto ordine e perciò i bambini avrebbero potuto essere autorizzati a partire”. “Tutte le altre pratiche di adozione – ha detto ancora il ministro della Giustizia – dovranno aspettare fino a quando verrà approvata la nuova legge sulle adozioni attualmente in discussione. Fino ad allora di questi casi non discuteremo più”.

Soddisfazione della Farnesina per l’annuncio arrivato dal Congo: il ministro Gentiloni – ha fatto sapere il Ministero degli Esteri – continua a seguire con massimo impegno la vicenda delle famiglie italiane in stretto coordinamento con Palazzo Chigi e la Presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali Silvia Della Monica con l'augurio che anche le altre famiglie possano al più presto ricongiungersi ai loro bambini.

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