Condannato a 20 anni per crimini di guerra, l’ex comandante croato beve veleno e muore

“Slobodan Praljak non è un criminale di guerra. Respingo la sentenza con disprezzo", ha esclamando, per poi tirare fuori una bottiglietta che aveva portato con sé in aula e berne il liquido contenuto, apparentemente veleno, che poi l'ha ucciso. I giudici del tribunale dell'Onu per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia sono stati costretti ad interrompere bruscamente l’udienza a L’Aja dopo la lettura della sentenza di appello sul caso Jadranko Prlic e di altri cinque ex leader politici e militari croato-bosniaci, tra cui proprio Praljak, 72 anni. Quest’ultimo era stato condannato a 20 anni di prigione nel 2013 per i crimini di Mostar. Il Tpi, tribunale penale Internazionale per l'ex Jugoslavia, aveva appena confermato la sua condanna, quando l’uomo ha esclamato: "Non sono un criminale" e poi ha bevuto qualcosa dalla bottiglietta marrone. Il suo avvocato ha immediatamente lanciato l'allarme: "Il mio cliente ha detto che ha preso del veleno".
Il giudizio definitivo riguardante alcuni dei 22 capi di imputazione – per cui erano già stati condannati nel precedente grado di giudizio Jadranko Prlic, Slobodan Praljak, Bruno Stojic, Milivoj Petkovic, Valentin Coric e Berislav Pusi – doveva ancora essere reso noto dalla Corte, costretta a sospendere ed aggiornare i lavori. Quello di oggi era l'ultimo pronunciamento del tribunale dopo 24 anni di processo. I casi ancora aperti (tra cui gli appelli nei processi per genocidio di Radovan Karadzic e Ratko Mladic) verranno gestiti dal Meccanismo Onu per i Tribunali Penali Internazionali. “Praljak è vivo”, aveva fatto inizialmente sapere un funzionario della Corte un'ora dopo circa l'assunzione del sospetto veleno. Ma successivamente la TV di stato croata, ha comunicato che Praljak è morto in un ospedale dell’Aia.